Sono completamente fuori. È evidente, perciò vi chiedo di non inserirlo nei commenti: è assolutamente inutile. Il fatto è che, restando per diversi mesi a Costanza, non mi sembrava il caso di mantenere un blog esclusivamente in italiano.
Per questo ho deciso di aprire una pagina con la traduzione del blog in tedesco. La traduzione sarà soltanto parziale, anche perché tradurre tutti i post che scrivo qui vorrebbe dire scrivere quasi due blog contemporaneamente, e non posso passare tanto tempo ad aggiornarli (ho ancora una vita). La grafica è esattamente uguale a quella de "l'Angolo dello Zaùrdo" e ne segue i cambiamenti, per ovvi motivi di tempo (non sono un grafico) (e ho ancora una vita).
Questo testo, per esempio, è anche scritto sulla pagina in tedesco, anche se solo per punti, visto il mio quasi innato talento nel comporre frasi subordinate, per poi perdere il verbo principale a metà del discorso.
venerdì 21 dicembre 2007
lunedì 17 dicembre 2007
Autobus mutanti
La cosa è semplice, siamo in grado di capirlo già da bambini: sei in un punto A, vuoi andare in un punto B, sai che una data linea di autobus ti porta, se non proprio da A a B, da una fermata che non dista troppo da A ad un'altra posta a una distanza ragionevole da B. E sai che quel percorso è seguito da quella linea. Magari ce ne sono altre, ma quello è il "tuo" autobus, e su questo non ci piove.
Ma a Costanza le cose vanno un po' diversamente: mettiamo che io voglia andare in centro dal mio studentato. Vado a vedere per questo nell'orario degli autobus, un grazioso libretto rosso che, per non si sa quale motivo, si chiama "Der rote Arnold", "Arnold il rosso" (da cui l'espressione "Chiedilo ad Arnold", cioè "Leggi l'orario degli autobus"). Arnold mi mostra tutte le fermate del "mio" autobus, ma solo fino a circa 500 metri dal centro: dopo la colonna è vuota. Cosa vorrà dire, secondo voi? Io immagino che l'autobus si fermi, dato che non va da nessuna parte. Sconsolato, vado alla fermata sotto casa mia, e aspetto che arrivi un altro autobus, quand'ecco che arriva il "mio". E accanto al numero 9 ha scritta a caratteri cubitali la destinazione che, invece di essere quella fermata a 500m dal centro, come stava scritto sull'orario, è il suo solito capolinea, in pieno centro. Lo prendo al volo, e in effetti l'autobus, contro tutte le previsioni, continua regolarmente la corsa come se niente fosse. Scendo, contento per l'inaspettato colpo di fortuna, e solo allora noto che il numero della linea non è più 9, ma 12/3. L'autobus si è misteriosamente trasformato.
Ora, la cosa non mi sconvolge particolarmente, ma capirei di più le "mutazioni" degli autobus, se coincidessero con un cambio di percorso: cambio strada, cambio anche numero, non fa una grinza. Il fatto è che questi cambiano numero, ma fanno la stessa identica strada.
A lungo ci siamo chiesti tutti quanti il perché di questa scelta, ma ora sono convinto di avere trovato la soluzione, che mi ha folgorato ieri sera, mentre scendevo con Kle da un 14 che era da poco diventato un 5. Stavo pensando ad Arnold come orario degli autobus in forma di grazioso libretto rosso. Se è un libretto, le linee sono rappresentate con colonne di orari su ogni pagina. Se un autobus cambia numero di linea, la colonna di orari si interrompe su una pagina, per riprendere in un'altra. Perciò ho finalmente capito qual è il vero motivo per cui gli autobus cambiano numero di linea, qui.
Il tutto è stato deciso da un funzionario dell'azienda trasporti del comune per provare la sconvolgente emozione di scrivere un orario tridimensionale.
Ma a Costanza le cose vanno un po' diversamente: mettiamo che io voglia andare in centro dal mio studentato. Vado a vedere per questo nell'orario degli autobus, un grazioso libretto rosso che, per non si sa quale motivo, si chiama "Der rote Arnold", "Arnold il rosso" (da cui l'espressione "Chiedilo ad Arnold", cioè "Leggi l'orario degli autobus"). Arnold mi mostra tutte le fermate del "mio" autobus, ma solo fino a circa 500 metri dal centro: dopo la colonna è vuota. Cosa vorrà dire, secondo voi? Io immagino che l'autobus si fermi, dato che non va da nessuna parte. Sconsolato, vado alla fermata sotto casa mia, e aspetto che arrivi un altro autobus, quand'ecco che arriva il "mio". E accanto al numero 9 ha scritta a caratteri cubitali la destinazione che, invece di essere quella fermata a 500m dal centro, come stava scritto sull'orario, è il suo solito capolinea, in pieno centro. Lo prendo al volo, e in effetti l'autobus, contro tutte le previsioni, continua regolarmente la corsa come se niente fosse. Scendo, contento per l'inaspettato colpo di fortuna, e solo allora noto che il numero della linea non è più 9, ma 12/3. L'autobus si è misteriosamente trasformato.
Ora, la cosa non mi sconvolge particolarmente, ma capirei di più le "mutazioni" degli autobus, se coincidessero con un cambio di percorso: cambio strada, cambio anche numero, non fa una grinza. Il fatto è che questi cambiano numero, ma fanno la stessa identica strada.
A lungo ci siamo chiesti tutti quanti il perché di questa scelta, ma ora sono convinto di avere trovato la soluzione, che mi ha folgorato ieri sera, mentre scendevo con Kle da un 14 che era da poco diventato un 5. Stavo pensando ad Arnold come orario degli autobus in forma di grazioso libretto rosso. Se è un libretto, le linee sono rappresentate con colonne di orari su ogni pagina. Se un autobus cambia numero di linea, la colonna di orari si interrompe su una pagina, per riprendere in un'altra. Perciò ho finalmente capito qual è il vero motivo per cui gli autobus cambiano numero di linea, qui.
Il tutto è stato deciso da un funzionario dell'azienda trasporti del comune per provare la sconvolgente emozione di scrivere un orario tridimensionale.
giovedì 13 dicembre 2007
Colpo di scena!
Ieri mattina a Berna è successo qualcosa di assolutamente imprevedibile.
Come ricorderete in un post che ho scritto qualche giorno fa, all'inizio di dicembre doveva avvenire da parte delle Camere riunite l'elezione dei sette membri del Consiglio Federale.
La prassi costituzionale vuole che tutti i Consiglieri Federali che si ricandidino vengano riconfermati.
Ora, tutti i Consiglieri eletti per il mandato 2004-2007 si sono ricandidati, perciò per tutti era prevista una rielezione indolore, quasi scontata. E ancor più per scontata era data la rielezione di Christoph Blocher. Politicamente si è presentato "in una botte di ferro": Consigliere uscente ricandidato, perciò già tacitamente rieletto, appoggiato nella rielezione dal partito di maggioranza relativa, la SVP|UDC, e addirittura considerato nello stesso partito "l'uomo forte", il leader intorno cui fare quadrato, o almeno sostenuto dalla maggioranza dell'apparato del partito stesso.
E invece no: non è stato rieletto, 115 voti contro 125, andati questi ultimi comunque alla SVP|UDC, sempre per onorare il principio dell'accordo parlamentare per un esecutivo di coalizione, ma ad Eveline Widmer-Schlumpf.
Il nome non dice niente neanche a me, ma equivale ad un terremoto nella solitamente sonnolenta politica svizzera: la Widmer-Schlumpf è grigionese, e fa parte di un'ala dissidente del partito, su posizioni meno estreme (anche se è sempre la SVP|UDC), che ha base nei Grigioni nel Cantone di Berna, da dove viene l'altro Consigliere di quel partito, Samuel Schmid, rieletto regolarmente. Blocher, invece è zurighese, e ha alle spalle il resto dell'apparato di partito a livello federale.
Subito perciò è scoppiata la polemica: la SVP|UDC zurighese, rappresentante la maggioranza del partito su base federale, ha chiesto espressamente che uno dei due eletti rinunciasse alla poltrona, per giungere ad un'elezione suppletiva per rimettere Blocher a forza dentro al Consiglio Federale, e in pratica ha fatto capire alla Widmer-Schlumpf che una rinuncia alla carica a cui era stata eletta sarebbe stata molto bene accetta; d'altra parte la nutrita minoranza bernese/grigionese dello stesso partito ha fatto intendere che non aveva intenzione di rinunciare a nessuno dei due Consiglieri eletti, invitando la stessa Widmer-Schlumpf ad accettare il voto dell'Assemblea.
Con questo dubbio, hanno mandato la neoeletta a dormire, e a pensare se rispettare le richieste del partito a livello federale e farsi da parte, oppure accettare l'incarico.
Alla fine questa mattina è arrivata la notizia dell'accettazione dell'incarico, cosa che porterà conseguenze imprevedibili per la politica svizzera.
Ma ormai ci stiamo facendo il callo.
Come ricorderete in un post che ho scritto qualche giorno fa, all'inizio di dicembre doveva avvenire da parte delle Camere riunite l'elezione dei sette membri del Consiglio Federale.
La prassi costituzionale vuole che tutti i Consiglieri Federali che si ricandidino vengano riconfermati.
Ora, tutti i Consiglieri eletti per il mandato 2004-2007 si sono ricandidati, perciò per tutti era prevista una rielezione indolore, quasi scontata. E ancor più per scontata era data la rielezione di Christoph Blocher. Politicamente si è presentato "in una botte di ferro": Consigliere uscente ricandidato, perciò già tacitamente rieletto, appoggiato nella rielezione dal partito di maggioranza relativa, la SVP|UDC, e addirittura considerato nello stesso partito "l'uomo forte", il leader intorno cui fare quadrato, o almeno sostenuto dalla maggioranza dell'apparato del partito stesso.
E invece no: non è stato rieletto, 115 voti contro 125, andati questi ultimi comunque alla SVP|UDC, sempre per onorare il principio dell'accordo parlamentare per un esecutivo di coalizione, ma ad Eveline Widmer-Schlumpf.
Il nome non dice niente neanche a me, ma equivale ad un terremoto nella solitamente sonnolenta politica svizzera: la Widmer-Schlumpf è grigionese, e fa parte di un'ala dissidente del partito, su posizioni meno estreme (anche se è sempre la SVP|UDC), che ha base nei Grigioni nel Cantone di Berna, da dove viene l'altro Consigliere di quel partito, Samuel Schmid, rieletto regolarmente. Blocher, invece è zurighese, e ha alle spalle il resto dell'apparato di partito a livello federale.
Subito perciò è scoppiata la polemica: la SVP|UDC zurighese, rappresentante la maggioranza del partito su base federale, ha chiesto espressamente che uno dei due eletti rinunciasse alla poltrona, per giungere ad un'elezione suppletiva per rimettere Blocher a forza dentro al Consiglio Federale, e in pratica ha fatto capire alla Widmer-Schlumpf che una rinuncia alla carica a cui era stata eletta sarebbe stata molto bene accetta; d'altra parte la nutrita minoranza bernese/grigionese dello stesso partito ha fatto intendere che non aveva intenzione di rinunciare a nessuno dei due Consiglieri eletti, invitando la stessa Widmer-Schlumpf ad accettare il voto dell'Assemblea.
Con questo dubbio, hanno mandato la neoeletta a dormire, e a pensare se rispettare le richieste del partito a livello federale e farsi da parte, oppure accettare l'incarico.
Alla fine questa mattina è arrivata la notizia dell'accettazione dell'incarico, cosa che porterà conseguenze imprevedibili per la politica svizzera.
Ma ormai ci stiamo facendo il callo.
mercoledì 12 dicembre 2007
La Buona Novella
Dalla prima media, combatto con qualcosa che è alle volte particolarmente complicato, per me: la grammatica tedesca.
Sarà che la grammatica italiana non è poi così difficile, ma mi trovo alle volte a incartarmi a metà di una frase, solo perché mi sono reso conto che ho fatto un errore che avrei potuto evitare, pensandoci prima. Sarà un puntiglio stupido, ma io vorrei parlare tedesco correttamente.
Crescendo, però, ho notato che i parlanti madreligua si lasciano sfuggire alcune cose, a volte... per anni mi sono sempre detto che era un'impressione, che magari non ricordavo bene io le regole, e altre giustificazioni del genere... però, per un motivo o per un altro, non ho mai pensato di domandare semplicemente ai diretti interessati.
Qualche giorno fa, però, parlando con uno studente tedesco, mi è giunta la Buona Novella.
D. (studente tedesco): Sai, poi ho un corso di latino... non l'ho fatto a scuola, e ora mi tocca farlo qui...
me: Capisco, cosa avete già fatto?
D.: Non molto... la declinazione in A, la declinazione in O, la declinazione consonantica, l'indicativo presente...
me: Ah, già, è vero: il vostro programma è fatto in un modo un po' diverso dal nostro... anche se scommetto che il vostro problema sono le parole...
D.: Sì, il lessico è molto difficile.
me: Del resto, però, voi siete avvantaggiati dal fatto di avere già i casi.
D.: Perché, voi non ce li avete? Fico!
[pausa: in quel momento mi sono cadute le braccia]
me: Sì... mentre voi siete abituati: gli italiani non sanno cosa sia un genitivo o un dativo, finché non cominciano a studiare latino.
D.: Nemmeno i tedeschi.
me: Cosa? Cosa vuol dire che non lo sapete? Non lo studiate?
D.: Sì, ma alle elementari. Io stesso non mi ricordo più molto. Ci viene ad orecchio, ci siamo abituati, ma non ricordiamo sempre la regola.
Dopo questa rivelazione, perciò, lo Zaùrdo oggi vi comunica (anzi, ve la gira per conto di D.) la Buona Novella: non fatevi paranoie sulla grammatica tedesca, perché spesso non ci stanno dietro nemmeno loro!
Evviva!
Sarà che la grammatica italiana non è poi così difficile, ma mi trovo alle volte a incartarmi a metà di una frase, solo perché mi sono reso conto che ho fatto un errore che avrei potuto evitare, pensandoci prima. Sarà un puntiglio stupido, ma io vorrei parlare tedesco correttamente.
Crescendo, però, ho notato che i parlanti madreligua si lasciano sfuggire alcune cose, a volte... per anni mi sono sempre detto che era un'impressione, che magari non ricordavo bene io le regole, e altre giustificazioni del genere... però, per un motivo o per un altro, non ho mai pensato di domandare semplicemente ai diretti interessati.
Qualche giorno fa, però, parlando con uno studente tedesco, mi è giunta la Buona Novella.
D. (studente tedesco): Sai, poi ho un corso di latino... non l'ho fatto a scuola, e ora mi tocca farlo qui...
me: Capisco, cosa avete già fatto?
D.: Non molto... la declinazione in A, la declinazione in O, la declinazione consonantica, l'indicativo presente...
me: Ah, già, è vero: il vostro programma è fatto in un modo un po' diverso dal nostro... anche se scommetto che il vostro problema sono le parole...
D.: Sì, il lessico è molto difficile.
me: Del resto, però, voi siete avvantaggiati dal fatto di avere già i casi.
D.: Perché, voi non ce li avete? Fico!
me: Sì... mentre voi siete abituati: gli italiani non sanno cosa sia un genitivo o un dativo, finché non cominciano a studiare latino.
D.: Nemmeno i tedeschi.
me: Cosa? Cosa vuol dire che non lo sapete? Non lo studiate?
D.: Sì, ma alle elementari. Io stesso non mi ricordo più molto. Ci viene ad orecchio, ci siamo abituati, ma non ricordiamo sempre la regola.
Dopo questa rivelazione, perciò, lo Zaùrdo oggi vi comunica (anzi, ve la gira per conto di D.) la Buona Novella: non fatevi paranoie sulla grammatica tedesca, perché spesso non ci stanno dietro nemmeno loro!
Evviva!
sabato 8 dicembre 2007
Festa di Natale!
Avvertenza: Quasi tutto quello che scrivo in questo post è comprensibile per tutti.
Alcuni riferimenti sono però scritti per i miei compagni di coro, e difficilmente possono essere colti da altri.
Altri riferimenti poi sono lanciati ai pochi che, come me, sono reduci dell'esperienza del coro del mio liceo.
Chiedo scusa agli altri, ma parlando di coro, è quasi inevitabile...
Ieri sera c'è stata la festa di Natale del Konstanzer Kammerchor, una cena in un bel ristorante sul Reno. "Sarà un'occasione per conoscere un po' meglio gli altri coristi, con cui non ho ancora scambiato due parole", mi sono detto, e infatti è capitata alla mia destra una dei tre con cui avevo già un po' parlato e che conoscevo un po' meglio. Pazienza. Anche lei, ovviamente, ha una sua particolarità (del resto, come diceva Silvano: "qui c'è la buca..."): dal momento che lavora come traduttrice e interprete, parla tedesco in un modo estremamente semplice da seguire, ma d'altra parte ha l'intonazione e l'espressività nel parlare di un messaggio registrato. Un po' come parlare con la voce che vi dice "Vodafone, messaggio gratuito...", ma senza tutto quell'entusiasmo.
Alla mia sinistra, un'altra corista delle due o tre che già conosco (e te pareva), che c'ha presentato il suo compagno, un direttore di coro. E la conversazione si è fermata qui. Unico suo coinvolgimento nei discorsi del nostro lato del tavolo è stata una domanda rivolta dalla corista alla mia destra sulla didattica musicale in ambito corale, domanda che peraltro l'ha colto completamente in contropiede.
Altra cosa che ho notato durante alla serata, è stata che l'età media del KonnKammCho è in effetti un po' più alta di quanto pensassi: sono il penultimo per anzianità in un coro che sta su una media di 40-45 anni d'età... alcuni coristi tra loro si danno del lei... molti hanno fatto esperienza in diversi cori, anche d'altre città...
E poi una cosa curiosa: comincio col dire che tutti i coristi sono tedeschi, in questo coro, ma pochi sono di Costanza, dato che la maggior parte vive nei dintorni: Wallhausen, Radolfzell, Stockach...
Fin qui tutto regolare, non è questa la cosa curiosa, visto che conosciamo qualcuno che viene da Signa a Borgo Panigale due volte la settimana... Il fatto è che diversi coristi abitano da anni nei paesini a sud di Costanza, e cioè in Svizzera, eppure nel coro ci sono sempre solo tedeschi. Non c'è nemmeno uno svizzero. Vabbe', non c'era fino a due mesi fa.
Poi, come ogni cena col coro, ovviamente s'è cominciato a cantare.
Problema: questi hanno un repertorio "da festa" che ovviamente non posso conoscere, e infatti si sono buttati in canti ora goliardici ora vagamente sul nostalgico/funereo che io non avevo mai sentito. E per fortuna hanno portato le parti, così almeno ho potuto buttare l'occhio sulle pagine del libretto che mi hanno messo davanti, cercando di seguirli in letture a prima vista che cercavo d'improvvisate senza un minimo di vergogna per me stesso. D'altra parte si staccavano tempi che sfioravano l'olimpico.
Alla fine, uno dopo l'altro, il coro ha inanellato una serie di evergreen del Gaudeamus come "Belle qui tiens ma vie", "Abschied vom Walde" e a quel punto mi sono finalmente lanciato... quanti ricordi... aria di casa... una bella sorpresa, davvero. Ancora un po' e avrei proposto uno "Shto mi e milo"...
Ah, per chi me lo chiedesse: sì, quella nella foto è proprio la sala dove abbiamo fatto la festa.
Alcuni riferimenti sono però scritti per i miei compagni di coro, e difficilmente possono essere colti da altri.
Altri riferimenti poi sono lanciati ai pochi che, come me, sono reduci dell'esperienza del coro del mio liceo.
Chiedo scusa agli altri, ma parlando di coro, è quasi inevitabile...

Alla mia sinistra, un'altra corista delle due o tre che già conosco (e te pareva), che c'ha presentato il suo compagno, un direttore di coro. E la conversazione si è fermata qui. Unico suo coinvolgimento nei discorsi del nostro lato del tavolo è stata una domanda rivolta dalla corista alla mia destra sulla didattica musicale in ambito corale, domanda che peraltro l'ha colto completamente in contropiede.
Altra cosa che ho notato durante alla serata, è stata che l'età media del KonnKammCho è in effetti un po' più alta di quanto pensassi: sono il penultimo per anzianità in un coro che sta su una media di 40-45 anni d'età... alcuni coristi tra loro si danno del lei... molti hanno fatto esperienza in diversi cori, anche d'altre città...
E poi una cosa curiosa: comincio col dire che tutti i coristi sono tedeschi, in questo coro, ma pochi sono di Costanza, dato che la maggior parte vive nei dintorni: Wallhausen, Radolfzell, Stockach...
Fin qui tutto regolare, non è questa la cosa curiosa, visto che conosciamo qualcuno che viene da Signa a Borgo Panigale due volte la settimana... Il fatto è che diversi coristi abitano da anni nei paesini a sud di Costanza, e cioè in Svizzera, eppure nel coro ci sono sempre solo tedeschi. Non c'è nemmeno uno svizzero. Vabbe', non c'era fino a due mesi fa.
Poi, come ogni cena col coro, ovviamente s'è cominciato a cantare.
Problema: questi hanno un repertorio "da festa" che ovviamente non posso conoscere, e infatti si sono buttati in canti ora goliardici ora vagamente sul nostalgico/funereo che io non avevo mai sentito. E per fortuna hanno portato le parti, così almeno ho potuto buttare l'occhio sulle pagine del libretto che mi hanno messo davanti, cercando di seguirli in letture a prima vista che cercavo d'improvvisate senza un minimo di vergogna per me stesso. D'altra parte si staccavano tempi che sfioravano l'olimpico.
Alla fine, uno dopo l'altro, il coro ha inanellato una serie di evergreen del Gaudeamus come "Belle qui tiens ma vie", "Abschied vom Walde" e a quel punto mi sono finalmente lanciato... quanti ricordi... aria di casa... una bella sorpresa, davvero. Ancora un po' e avrei proposto uno "Shto mi e milo"...
Ah, per chi me lo chiedesse: sì, quella nella foto è proprio la sala dove abbiamo fatto la festa.
venerdì 7 dicembre 2007
Salvate il Guriuz
Il Guriuz, o Guru Guru, è una specie in pericolo.
Oddio, più che una specie, è un singolo uomo in pericolo.
Comunque è in pericolo.
Dovete sapere che il Guriuz ha una grande fortuna: ha un successo con gli uomini che ha dell'incredibile. Sono ben pochi quelli che, incontratolo anche solo per caso, riescono a resistergli. Uno di quelli che gli resistono sono io, ma vabbe', fidatevi: siamo pochi.
Comunque vi giuro: se fossi apprezzato dagli uomini la metà di quanto è apprezzato lui, mi sentirei in dovere di festeggiare.
L'unico problema è che il povero Guriuz è etero, tutto qui.
Certo, la cosa sembra non preoccupare minimamente i pretendenti, che spuntano come funghi ovunque, ma soprattutto all'università, dove più di una volta al povero Guriuz sono stati lanciati sguardi carichi di significati. Di solito significati vietati ai minori.
Per questo motivo, dal momento che si sta anche avvicinando il Natale, lancio con questo post l'ennesima campagna benefica, rivolgendomi alle gentili lettrici dell'angolo dello Zaùrdo.
Prendetevi il Guriuz, una di voi se lo prenda!
Non lasciatelo solo!
È peggio del panda, ormai, da quanto è in pericolo.
Ogni giorno quest'uomo rischia di essere colto alla sprovvista e violentato in un'aula dell'università.
Salvate il Guriuz.
Oddio, più che una specie, è un singolo uomo in pericolo.
Comunque è in pericolo.
Dovete sapere che il Guriuz ha una grande fortuna: ha un successo con gli uomini che ha dell'incredibile. Sono ben pochi quelli che, incontratolo anche solo per caso, riescono a resistergli. Uno di quelli che gli resistono sono io, ma vabbe', fidatevi: siamo pochi.
Comunque vi giuro: se fossi apprezzato dagli uomini la metà di quanto è apprezzato lui, mi sentirei in dovere di festeggiare.
L'unico problema è che il povero Guriuz è etero, tutto qui.
Certo, la cosa sembra non preoccupare minimamente i pretendenti, che spuntano come funghi ovunque, ma soprattutto all'università, dove più di una volta al povero Guriuz sono stati lanciati sguardi carichi di significati. Di solito significati vietati ai minori.
Per questo motivo, dal momento che si sta anche avvicinando il Natale, lancio con questo post l'ennesima campagna benefica, rivolgendomi alle gentili lettrici dell'angolo dello Zaùrdo.
Prendetevi il Guriuz, una di voi se lo prenda!
Non lasciatelo solo!
È peggio del panda, ormai, da quanto è in pericolo.
Ogni giorno quest'uomo rischia di essere colto alla sprovvista e violentato in un'aula dell'università.
Salvate il Guriuz.
domenica 2 dicembre 2007
3° Post della domenica
Questo post della domenica è dedicato a Carlo.
Carlo in realtà non esiste, ma questo post se lo merita comunque.
Carlo in realtà non esiste, ma questo post se lo merita comunque.
sabato 1 dicembre 2007
Habemus Vassallum
Ed eccola qua! L'ennesima proposta di legge elettorale è arrivata, ma mi pare che non abbia riscosso tanto interesse. Come ogni volta, si sente sempre parlare di riforme, ma poi ci si lascia spazio per trattare... tanto spazio... troppo spazio...
Insomma, non sono così ottimista, sul futuro di questa proposta che, essendo stata presentata da Veltroni insieme col Prof. Salvatore Vassallo dell'Università di Bologna, è stata già da qualcuno ribattezzata "Vassallum".
Il sistema descritto da questa proposta dichiara come propri modelli ispiratori quello spagnolo e quello tedesco, perciò mi è venuto in mente, per spiegare come funziona, confrontare la Legge elettorale del Bundestag del 1956 con questo sistema.

1) Nel sistema tedesco gli elettori hanno due voti disponibili: Erststimme e Zweitstimme, il primo per eleggere un rappresentante nel proprio collegio uninominale e il secondo che verrà conteggiato su base federale (ma con un complesso sistema di ripartizione tra i Länder, secondo il sistema proporzionale. I due voti possono essere disgiunti.
1) Nel Vassallum gli elettori hanno solo un voto, ma con due valori distinti: da un lato il voto sarà contato per eleggere un rappresentante nel proprio collegio uninominale e il secondo che verrà conteggiato col sistema proporzionale non su base nazionale, ma in singole circoscrizioni che possono comprendere 6, 7 oppure 8 collegi uninominali.
2) Il numero dei seggi assegnati col sistema maggioritario è pari a metà del numero dei deputati. In Italia, l'art. 56 della Costituzione, però, fissa il numero preciso dei deputati in seicentrotrenta, senza possibili variazioni.
Il voto al maggioritario per un candidato è collegato ad una lista bloccata (tra l'altro graficamente posta sotto il candidato), perciò un voto maggioritario per il candidato locale del partito X al maggioritario sarà anche un voto al partito X al proporzionale nella circoscrizione a cui appartiene il collegio uninominale.
2) Il numero dei seggi assegnati col sistema maggioritario è pari a metà del numero dei deputati del Bundestag, che peraltro non è disciplinato a livello costituzionale (e questo è forse il motivo più semplice per cui il sistema in tedesco non può essere applicato integralmente in Italia per mezzo di una legge ordinaria), ma di cui è stabilito un "numero previsto" in base alla popolazione.
3) Al riparto proporzionale dei seggi partecipano tutti i partiti che hanno ottenuto almeno il 5% dei voti su base nazionale.
3) Al riparto proporzionale dei seggi partecipano tutti i partiti, senza sbarramenti rilevanti, perché il riparto stesso è compiuto non a livello nazionale, ma di circoscrizioni, che assegneranno soltanto 12, 14 o 16 seggi, dando meno possibilità ai partiti piccoli di entrare in Parlamento.
4) Il numero dei seggi assegnati col sistema proporzionale è uguale al "numero previsto" di tutti i deputati del Bundestag. A questo punto si ha già pressappoco un'idea della composizione del Bundestag, ma per ottenere la vera composizione dell'Assemblea bisogna ancora operare una sottrazione.
4) Anche col Vassallum si assegnano col sistema proporzionale tutti i seggi del Parlamento, e si deve dunque procedere ad una sottrazione, per determinare il numero definitivo dei deputati. A differenza del sistema tedesco, poi il Vassallum prevede un riparto proporzionale secondo il cosiddetto metodo D'Hondt.
5) Per questo si considerano tutte le liste che hanno ottenuto più del 5% delle preferenze col sistema proporzionale e più di 3 collegi uninominali, sottraendo i seggi ottenuti al maggioritario a quello ottenuto col sistema proporzionale.
Se una lista ha ottenuto più seggi al maggioritario di quanti le spetterebbero sol riparto proporzionale, li conserverà. Questi seggi in più, i cosiddetti Überhangmandate, saranno aggiunti al "numero previsto", dando così il numero e la composizione definitiva del Bundestag.
5) La sottrazione da operare, però, non avviene a livello nazionale, ma, come già dicevamo per il riparto proporzionale, a livello di circoscrizioni. Eventuali incongruenze tra il numero di seggi al maggioritario e di quelli al proporzionale vengono risolti eseguendo di nuovo la divisione proporzionale dei seggi (col metodo D'Hondt, si tratta semplicemente di selezionare meno seggi).
Il sistema, va detto, ha qualche pregio: cerca di inserire dei sistemi di limitazione alla frammentazione, riuscendo a non nominare mai parole come sbarramento, e riesce a conciliare in qualche modo sistemi noti per essere funzionali ed affidabili (il tedesco e lo spagnolo) con il nostro ordinamento.
D'altra parte, però, mi permetto di far notare una cosa che il sistema elettorale potrebbe e dovrebbe garantire: tutti i sistemi di limitazione della frammentazione dei partiti sono destinati all'insuccesso, se vengono aggirati dai partiti stessi, per mezzo di coalizioni. Una coalizione, in virtù dell'accordo elettorale che ne sta alla base, può organizzarsi per sfuggire alle regole di limitazione del sistema elettorale, permettendo anche a partiti molto piccoli di entrare alla Camera (col Mattarellum si applicò per esempio il sistema della desistenza, di cui wikipedia fornisce una spiegazione che secondo me non rende pienamente conto dei suoi effetti negativi).
Il vero problema, dunque, sono proprio le coalizioni predefinite che parte del nostro mondo politico vorrebbe conservare, per puntare ad un bipolarismo, senza pensare che queste coalizioni, permettendo a partiti piccoli di entrare in Parlamento, minano il tanto decantato bipolarismo prima che nasca davvero.
L'immagine viene da Wikipedia, ed è sottoposta alle condizioni dei file di Wikipedia.
Insomma, non sono così ottimista, sul futuro di questa proposta che, essendo stata presentata da Veltroni insieme col Prof. Salvatore Vassallo dell'Università di Bologna, è stata già da qualcuno ribattezzata "Vassallum".
Il sistema descritto da questa proposta dichiara come propri modelli ispiratori quello spagnolo e quello tedesco, perciò mi è venuto in mente, per spiegare come funziona, confrontare la Legge elettorale del Bundestag del 1956 con questo sistema.

1) Nel sistema tedesco gli elettori hanno due voti disponibili: Erststimme e Zweitstimme, il primo per eleggere un rappresentante nel proprio collegio uninominale e il secondo che verrà conteggiato su base federale (ma con un complesso sistema di ripartizione tra i Länder, secondo il sistema proporzionale. I due voti possono essere disgiunti.
1) Nel Vassallum gli elettori hanno solo un voto, ma con due valori distinti: da un lato il voto sarà contato per eleggere un rappresentante nel proprio collegio uninominale e il secondo che verrà conteggiato col sistema proporzionale non su base nazionale, ma in singole circoscrizioni che possono comprendere 6, 7 oppure 8 collegi uninominali.
2) Il numero dei seggi assegnati col sistema maggioritario è pari a metà del numero dei deputati. In Italia, l'art. 56 della Costituzione, però, fissa il numero preciso dei deputati in seicentrotrenta, senza possibili variazioni.
Il voto al maggioritario per un candidato è collegato ad una lista bloccata (tra l'altro graficamente posta sotto il candidato), perciò un voto maggioritario per il candidato locale del partito X al maggioritario sarà anche un voto al partito X al proporzionale nella circoscrizione a cui appartiene il collegio uninominale.
2) Il numero dei seggi assegnati col sistema maggioritario è pari a metà del numero dei deputati del Bundestag, che peraltro non è disciplinato a livello costituzionale (e questo è forse il motivo più semplice per cui il sistema in tedesco non può essere applicato integralmente in Italia per mezzo di una legge ordinaria), ma di cui è stabilito un "numero previsto" in base alla popolazione.
3) Al riparto proporzionale dei seggi partecipano tutti i partiti che hanno ottenuto almeno il 5% dei voti su base nazionale.
3) Al riparto proporzionale dei seggi partecipano tutti i partiti, senza sbarramenti rilevanti, perché il riparto stesso è compiuto non a livello nazionale, ma di circoscrizioni, che assegneranno soltanto 12, 14 o 16 seggi, dando meno possibilità ai partiti piccoli di entrare in Parlamento.
4) Il numero dei seggi assegnati col sistema proporzionale è uguale al "numero previsto" di tutti i deputati del Bundestag. A questo punto si ha già pressappoco un'idea della composizione del Bundestag, ma per ottenere la vera composizione dell'Assemblea bisogna ancora operare una sottrazione.
4) Anche col Vassallum si assegnano col sistema proporzionale tutti i seggi del Parlamento, e si deve dunque procedere ad una sottrazione, per determinare il numero definitivo dei deputati. A differenza del sistema tedesco, poi il Vassallum prevede un riparto proporzionale secondo il cosiddetto metodo D'Hondt.
5) Per questo si considerano tutte le liste che hanno ottenuto più del 5% delle preferenze col sistema proporzionale e più di 3 collegi uninominali, sottraendo i seggi ottenuti al maggioritario a quello ottenuto col sistema proporzionale.
Se una lista ha ottenuto più seggi al maggioritario di quanti le spetterebbero sol riparto proporzionale, li conserverà. Questi seggi in più, i cosiddetti Überhangmandate, saranno aggiunti al "numero previsto", dando così il numero e la composizione definitiva del Bundestag.
5) La sottrazione da operare, però, non avviene a livello nazionale, ma, come già dicevamo per il riparto proporzionale, a livello di circoscrizioni. Eventuali incongruenze tra il numero di seggi al maggioritario e di quelli al proporzionale vengono risolti eseguendo di nuovo la divisione proporzionale dei seggi (col metodo D'Hondt, si tratta semplicemente di selezionare meno seggi).
Il sistema, va detto, ha qualche pregio: cerca di inserire dei sistemi di limitazione alla frammentazione, riuscendo a non nominare mai parole come sbarramento, e riesce a conciliare in qualche modo sistemi noti per essere funzionali ed affidabili (il tedesco e lo spagnolo) con il nostro ordinamento.
D'altra parte, però, mi permetto di far notare una cosa che il sistema elettorale potrebbe e dovrebbe garantire: tutti i sistemi di limitazione della frammentazione dei partiti sono destinati all'insuccesso, se vengono aggirati dai partiti stessi, per mezzo di coalizioni. Una coalizione, in virtù dell'accordo elettorale che ne sta alla base, può organizzarsi per sfuggire alle regole di limitazione del sistema elettorale, permettendo anche a partiti molto piccoli di entrare alla Camera (col Mattarellum si applicò per esempio il sistema della desistenza, di cui wikipedia fornisce una spiegazione che secondo me non rende pienamente conto dei suoi effetti negativi).
Il vero problema, dunque, sono proprio le coalizioni predefinite che parte del nostro mondo politico vorrebbe conservare, per puntare ad un bipolarismo, senza pensare che queste coalizioni, permettendo a partiti piccoli di entrare in Parlamento, minano il tanto decantato bipolarismo prima che nasca davvero.
L'immagine viene da Wikipedia, ed è sottoposta alle condizioni dei file di Wikipedia.
venerdì 30 novembre 2007
Selbstentlaternung*
Piccola premessa:
- è tollerabile rimorchiarmi con l'aiuto dei racconti dell'erasmus (e della Sagres), anzi, in certi momenti è pure ben accetto;
- è comprensibile un po' di silenzio, del resto è questione di carattere, molto spesso;
- è meno simpatico comportarsi in modo ambiguo, non facendomi capire le proprie intenzioni;
- è poco elegante mettersi con qualcun altro, lasciando che io lo venga a sapere per vie traverse
ah, sì, dimenticavo:
- è addirittura irritante spuntare di continuo sulla mia strada, dopo tutto ciò, e continuare a rimanere in silenzio: sag doch was!
Ieri c'è stata la "Giornata internazionale dell'Università di Costanza", e ovviamente tutti gli studenti erasmus sono stati coinvolti nell'organizzazione delle attività della mattinata e del primo pomeriggio. Compresi noi italiani, che abbiamo marinato clamorosamente l'incontro organizzativo. Compresi gli spagnoli, che ancor più clamorosamente non si sono proprio fatti vedere all'università almeno fino a mezzodì.
L'Ufficio Erasmus c'ha promesso una settimana fa più o meno tutto il materiale necessario, un tavolo, e un ingresso alla festa erasmus di ieri sera.
Il tutto in cambio di una nostra collaborazione per organizzare la giorata di festeggiamenti per il ventesimo anniversario del programma erasmus, collaborazione per cui ci è richiesta la semplice presenza al nostro bravo banchetto e i nostri preziosi-consigli-di-gente-che-ha-studiato-là per coloro che volessero («Pazzi, pazzi!» dissero di loro) venire in Italia per un paio di semestri.
Problema uno: il materiale quasi non c'è. Le uniche università di cui c'è stato dato qualche opuscolo sono La Sapienza (mi sta bene), l'Università di Padova (e in fondo mi sta anche bene), l'Istituto Italiano di Firenze (passa per il rotto della cuffia), l'Università di Urbino (eh?) e l'Università della Calabria.
L'Università della Calabria?
Non c'è materiale dell'Università di Bologna, niente dalla Ca' Foscari, niente dalle università di Milano, niente da Pavia, niente dall'Aquila.
Problema due: il posto riservato all'Italia è pressoché inesistente.
Arrivo al luogo convenuto per cominciare il mio turno al tavolo con la Fede. Prima vedo lei. Poi vedo il tavolo davanti a lei.
E non c'è la bandiera italiana, ma quella portoghese.
Problema tre: nonostante la mia proverbiale lentezza a giungere alle conclusioni dei ragionamenti, in quel momento ci metto abbastanza poco per realizzare cosa non vada, allargare il campo visivo e vedere quello che per me sarebbe meglio non vedere: il Lampione che, nella sua classica posa alla "sono qui per puro caso e non ho niente a che fare col mondo circostante", staziona dietro al tavolo, che ci toccherà usare assieme.
Cioè, il tavolo è diviso in modo che all'Italia sia riservato un terzo circa della superficie, ma vabbe', vedi problema due.
Due ore di vicinanza pressoché continua.
Due ore di silenzio quasi assoluto, pure piuttosto imbarazzato.
Poi pranzo in mensa -finalmente!- faccio la mia fila (non lo vedo), prendo il mio vassoio (non lo incontro), mi faccio il mio bravo pranzo (non lo incrocio), vado a pagare. È lì. Davanti alla cassa.
Silenzio.
Vado a mangiare, va': non mi va di restare a fare quattro chiacchiere, sinceramente.
Dopo mangiato, vado a salutare le ragazze al banco (non lo incrocio sulle scale), faccio per salutare Kle, allontanandomi, ma vedo che lei fa una faccia un po' strana.
Mi giro, e me lo ritrovo lì: a momenti ci si butta a terra a vicenda, da quanto è vicino (ovviamente di spalle) (ovviamente in silenzio).
Risultato: passo metà del pomeriggio a leggere del Vassallum e a mangiare biscotti speziati. L'altra metà con Kle a bere tè e a parlare della sfiga che ci si accanisce addosso.
La sera le forze per partecipare ad una festa erasmus organizzata -tra gli altri- anche dal Lampione (per la serie: figurati se non lo incrocio lì), sinceramente mi mancano.
*. "Selbstentlaternung" è un'invenzione congiunta: l'italiano "delampionizzarsi" è stato inventato da Mat/Tia, la traduzione tedesca "sich entlaternen" e la sua sostantivizzazione "Selbstentlaternung" sono mie.
- è tollerabile rimorchiarmi con l'aiuto dei racconti dell'erasmus (e della Sagres), anzi, in certi momenti è pure ben accetto;
- è comprensibile un po' di silenzio, del resto è questione di carattere, molto spesso;
- è meno simpatico comportarsi in modo ambiguo, non facendomi capire le proprie intenzioni;
- è poco elegante mettersi con qualcun altro, lasciando che io lo venga a sapere per vie traverse
ah, sì, dimenticavo:
- è addirittura irritante spuntare di continuo sulla mia strada, dopo tutto ciò, e continuare a rimanere in silenzio: sag doch was!
Ieri c'è stata la "Giornata internazionale dell'Università di Costanza", e ovviamente tutti gli studenti erasmus sono stati coinvolti nell'organizzazione delle attività della mattinata e del primo pomeriggio. Compresi noi italiani, che abbiamo marinato clamorosamente l'incontro organizzativo. Compresi gli spagnoli, che ancor più clamorosamente non si sono proprio fatti vedere all'università almeno fino a mezzodì.
L'Ufficio Erasmus c'ha promesso una settimana fa più o meno tutto il materiale necessario, un tavolo, e un ingresso alla festa erasmus di ieri sera.
Il tutto in cambio di una nostra collaborazione per organizzare la giorata di festeggiamenti per il ventesimo anniversario del programma erasmus, collaborazione per cui ci è richiesta la semplice presenza al nostro bravo banchetto e i nostri preziosi-consigli-di-gente-che-ha-studiato-là per coloro che volessero («Pazzi, pazzi!» dissero di loro) venire in Italia per un paio di semestri.
Problema uno: il materiale quasi non c'è. Le uniche università di cui c'è stato dato qualche opuscolo sono La Sapienza (mi sta bene), l'Università di Padova (e in fondo mi sta anche bene), l'Istituto Italiano di Firenze (passa per il rotto della cuffia), l'Università di Urbino (eh?) e l'Università della Calabria.
L'Università della Calabria?
Non c'è materiale dell'Università di Bologna, niente dalla Ca' Foscari, niente dalle università di Milano, niente da Pavia, niente dall'Aquila.
Problema due: il posto riservato all'Italia è pressoché inesistente.
Arrivo al luogo convenuto per cominciare il mio turno al tavolo con la Fede. Prima vedo lei. Poi vedo il tavolo davanti a lei.
E non c'è la bandiera italiana, ma quella portoghese.
Problema tre: nonostante la mia proverbiale lentezza a giungere alle conclusioni dei ragionamenti, in quel momento ci metto abbastanza poco per realizzare cosa non vada, allargare il campo visivo e vedere quello che per me sarebbe meglio non vedere: il Lampione che, nella sua classica posa alla "sono qui per puro caso e non ho niente a che fare col mondo circostante", staziona dietro al tavolo, che ci toccherà usare assieme.
Cioè, il tavolo è diviso in modo che all'Italia sia riservato un terzo circa della superficie, ma vabbe', vedi problema due.
Due ore di vicinanza pressoché continua.
Due ore di silenzio quasi assoluto, pure piuttosto imbarazzato.
Poi pranzo in mensa -finalmente!- faccio la mia fila (non lo vedo), prendo il mio vassoio (non lo incontro), mi faccio il mio bravo pranzo (non lo incrocio), vado a pagare. È lì. Davanti alla cassa.
Silenzio.
Vado a mangiare, va': non mi va di restare a fare quattro chiacchiere, sinceramente.
Dopo mangiato, vado a salutare le ragazze al banco (non lo incrocio sulle scale), faccio per salutare Kle, allontanandomi, ma vedo che lei fa una faccia un po' strana.
Mi giro, e me lo ritrovo lì: a momenti ci si butta a terra a vicenda, da quanto è vicino (ovviamente di spalle) (ovviamente in silenzio).
Risultato: passo metà del pomeriggio a leggere del Vassallum e a mangiare biscotti speziati. L'altra metà con Kle a bere tè e a parlare della sfiga che ci si accanisce addosso.
La sera le forze per partecipare ad una festa erasmus organizzata -tra gli altri- anche dal Lampione (per la serie: figurati se non lo incrocio lì), sinceramente mi mancano.
*. "Selbstentlaternung" è un'invenzione congiunta: l'italiano "delampionizzarsi" è stato inventato da Mat/Tia, la traduzione tedesca "sich entlaternen" e la sua sostantivizzazione "Selbstentlaternung" sono mie.
martedì 27 novembre 2007
Adria', basta!
Interrompo la normale serie di amenità per lanciare un appello: fermiamo Celentano.
Ma è mai possibile che ogni volta che questo compare in televisione lo trattano come un guru?
In fondo cosa dirà poi di tanto particolare?
Beh, andiamolo a leggere, prendendo il resoconto che si può leggere su Repubblica...
«[...] primo sermone del Molleggiato sui rischi di nucleare, radiazioni e polveri sottili. Casini, Berlusconi, la destra e anche D'Alema che hanno il torto di sostenere "che oggi le centrali nucleari sarebbero più sicure, ma il rischio sono le scorie" [...].»
Beh, innanzitutto grazie per averci avvertito che le polveri sottili sono pericolose: stavo proprio per prendere l'abitudine di andare a fare jogging per le strade di Pechino (erano giorni di maggio... no, scusate, questa è un'altra cosa...)
E poi ancora 'sta storia del nucleare... basta! Non se ne può più! In tutto il resto del mondo occidentale si tengono le centrali nucleari, eppure evidentemente non si sono accorti del rischio delle scorie... «ma il rischio sono le scorie»... grazie, Adria', per fortuna ci sei tu che ci dici queste cose! Chissà dove le metteranno le scorie, i francesi, che non hanno la fortuna di ricevere i tuoi preziosi consigli via RaiUno... sotto i tappeti, forse... o forse in siti costruiti apposta, che potrebbero essere realizzati anche in Italia.
Vabbe', lasciamo perdere.
«"Ultrà, fate la rivoluzione". È la fine, il sermone più consistente. Celentano invoca una "vera rivoluzione", "le votazioni non servono, non cambiano niente se la gente non risorge da dentro".»
Cosa? Pochi giorni fa gli ultras tiravano sassi al commissariato di San Siro di Milano e la caserma di Via Guido Reni a Roma (e lì erano in più di 200)... e Celentano dice «fate la rivoluzione». Mi sembra di sognare.
«Agli "ultra" Celentano affida anche la moralizzazione dei costumi: "Obbligherete i politici a non commettere atti impuri" e Mastella "a una riflessione importante, a dire 'ho sbagliato a togliere l'indagine al magistrato che stava indagando su di me, lo rimetto al suo posto'"».
Interessante. Cosa c'era poi, in scaletta? Era previsto il racconto di una parabola, o si passava direttamente alla moltiplicazione di pani e pesci?
Non se ne può più!
Perché quest'uomo continua a comparire in televisione, a scaricarci dentro quello che gli passa per la testa cominciando dalle banalità, ma solo per poi gradualmente peggiorare?
E soprattutto perché ogni volta che 'sto qua passa da RaiUno, viene subito dato tanto spazio a quello che dice?
Sono costernato.
Ma è mai possibile che ogni volta che questo compare in televisione lo trattano come un guru?
In fondo cosa dirà poi di tanto particolare?
Beh, andiamolo a leggere, prendendo il resoconto che si può leggere su Repubblica...
«[...] primo sermone del Molleggiato sui rischi di nucleare, radiazioni e polveri sottili. Casini, Berlusconi, la destra e anche D'Alema che hanno il torto di sostenere "che oggi le centrali nucleari sarebbero più sicure, ma il rischio sono le scorie" [...].»
Beh, innanzitutto grazie per averci avvertito che le polveri sottili sono pericolose: stavo proprio per prendere l'abitudine di andare a fare jogging per le strade di Pechino (erano giorni di maggio... no, scusate, questa è un'altra cosa...)
E poi ancora 'sta storia del nucleare... basta! Non se ne può più! In tutto il resto del mondo occidentale si tengono le centrali nucleari, eppure evidentemente non si sono accorti del rischio delle scorie... «ma il rischio sono le scorie»... grazie, Adria', per fortuna ci sei tu che ci dici queste cose! Chissà dove le metteranno le scorie, i francesi, che non hanno la fortuna di ricevere i tuoi preziosi consigli via RaiUno... sotto i tappeti, forse... o forse in siti costruiti apposta, che potrebbero essere realizzati anche in Italia.
Vabbe', lasciamo perdere.
«"Ultrà, fate la rivoluzione". È la fine, il sermone più consistente. Celentano invoca una "vera rivoluzione", "le votazioni non servono, non cambiano niente se la gente non risorge da dentro".»
Cosa? Pochi giorni fa gli ultras tiravano sassi al commissariato di San Siro di Milano e la caserma di Via Guido Reni a Roma (e lì erano in più di 200)... e Celentano dice «fate la rivoluzione». Mi sembra di sognare.
«Agli "ultra" Celentano affida anche la moralizzazione dei costumi: "Obbligherete i politici a non commettere atti impuri" e Mastella "a una riflessione importante, a dire 'ho sbagliato a togliere l'indagine al magistrato che stava indagando su di me, lo rimetto al suo posto'"».
Interessante. Cosa c'era poi, in scaletta? Era previsto il racconto di una parabola, o si passava direttamente alla moltiplicazione di pani e pesci?
Non se ne può più!
Perché quest'uomo continua a comparire in televisione, a scaricarci dentro quello che gli passa per la testa cominciando dalle banalità, ma solo per poi gradualmente peggiorare?
E soprattutto perché ogni volta che 'sto qua passa da RaiUno, viene subito dato tanto spazio a quello che dice?
Sono costernato.
lunedì 26 novembre 2007
2° Post della domenica (anche se scritto di lunedì)
Mentre soffro per il raffreddore più spaventoso mai da me patito, vi regalo una nuova perla per cominciare bene la giornata, stavolta presa dall'ultimo libro della spassosissima "trilogia in cinque volumi" di Douglas Adams, libro che ho divorato per metà in un paio d'ore durante il viaggio...
Ci sono ancora domande sul perché adoro quest'autore?
- [...] È solo un insieme arbitrario di regole, come gli scacchi, il tennis e quello strano gioco che fate voi inglesi, come si chiama...
- Il cricket? L'autodisprezzo?
- La democrazia parlamentare. Semplicemente, le regole in qualche modo sono finite là.
Ci sono ancora domande sul perché adoro quest'autore?
domenica 25 novembre 2007
Dopo una festa colorata, una festa blu

Se vedo fuori dal finestrino la neve a pochi metri dall'ingresso del San Gottardo, sembra ancora più strano che meno di ventiquattro ore fa facevo irruzione nella festa di laurea di Elisa, a Bologna, cogliendo di sorpresa non poche persone.
La festa è andata benissimo: il posto era davvero bello, una galleria letteralmente a pochi metri dal cancello di casa della neodottoressa... e poi Frankenstein Junior proiettato su uno dei muri... Mancini in sottofondo... diversi invitati che si prendevano/passavano/sottraevano il boa di Elisa, il quale alla fine se li è con ogni probabilità girati tutti... me compreso, devo ammettere...
Piccola caratteristica di questa festa è che, per un qualche strano motivo, diversi convitati si sono organizzati -indipendetemente l'uno dall'altro- per vestirsi, se non proprio tutti di un colore, almeno di tonalità molto prossime tra loro, tra l'azzurro della cravatta di Paolino e il blu acceso del vestito di Elisa, tra la maglia del Decano e la giacca di Dave, tra la gonna della Paola e la giacc... la magl... i pant... ehm... no, ci rinuncio: non è che Alice si veste sempre e solo di blu, ma -più semplicemente- Alice è blu. Punto.
Senza contare poi, per inciso, lo zerbino azzurro all'ingresso (un ca-po-la-vo-ro, credetemi).
Sono gradite teorie che siano idonee a spiegare come mai in tanti abbiano sentito il bisogno di vestirsi più o meno dello stesso colore e, dato che questo è pur sempre il mio blog, più queste spiegazioni suoneranno assurde, meglio sarà.
sabato 24 novembre 2007
Aguri, Fede!
Piccolo post a tema, dedicato a Fede per il suo compleanno.
Grazie per la bellissima festa, e preparati a ricevere gli sconvolgenti video che ho girato...
Proposta: mettiamo tutte le foto che facciamo di noi in erasmus su una pagina quale può essere la mia pagina di FlickR?
Vabbe', ne parleremo... intanto:
Grazie per la bellissima festa, e preparati a ricevere gli sconvolgenti video che ho girato...
Proposta: mettiamo tutte le foto che facciamo di noi in erasmus su una pagina quale può essere la mia pagina di FlickR?
Vabbe', ne parleremo... intanto:
Zaurdi auguri a teeeee
Zaurdi auguri a teeeee
Zaurdi auguri a Fede
Zaurdi auguri a teeeee!
domenica 18 novembre 2007
Mi sono completamente bevuto il cervello.
Sì, lo ammetto, mi sono completamente bevuto il cervello.
E se poi penso che mi sono completamente bevuto il cervello per uno che si chiama come il cane della Fabiana mi viene quasi da ridere.
Con tutto il dovuto rispetto per il cane della Fabiana.
Poi penso che ormai l'ho soprannominato Lampione, e mi vien male.
Il fatto è che da come ne parlo in giro e ne scrivo qui, sembro assolutamente rilassato, sereno, tranquillo... Il guaio è quando lo incrocio per strada o in università, il che avviene molto spesso: quel punto tutti i buoni propositi di non considerarlo più di tanto, di lasciarlo perdere, di andare avanti vanno a farsi benedire ed io resto lì, con un'espressione ebete che dovrebbe essere facilmente interpretabile, eppure...
Eppure è assolutamente inerte, non parla, non propone argomenti di conversazione, è espansivo come un pezzo di ferro. O appunto un lampione, per usare un paragone funzionante: è alto, è secco, è biondo, è inerte, è un Lampione, non c'è che dire...
È passato ormai un mese da quando ci siamo conosciuti e siamo ancora in questa situazione.
Per darvi un'idea di come sto combinato, vi trascrivo una chat avuta con Mat/Tia un paio di giorni fa:
me: allora... sto per uscire dall'Uni... sotto la mensa e chittincontro?
mattia: un lampione
me: ma va' :D Io lo saluto [...]...
mattia: mi pare giusto
me: e gli chiedo come va. E lui [...] mi risponde «sono ammalato»... ma c'aveva proprio l'aria di stare uno straccio... e me l'ha detto in un modo... [...] che era spaventosamente mwucci!
mattia: no non si fa.
me: l'ho scritto ad una mia compagna di disavventure... e lei (che è sempre qui per rassicurarmi e mettermi a mio agio) (mi ricorda qualcuno)
mattia: (non vedo chi, eh)
me: mi ha risposto: «ah no eh!!! allora devi stare attentissimo!!!! i tedeschi ammalti sono le cose più dolci del mondo, mannggia a loro!!!» e io «GRAAAAZIE!»
mattia: ghghghghghghghgh
me: (nonché MWUCCI)
mattia: cioè... davvero... tu sei pericoloso per te stesso e per gli altri. Ma soprattutto per te stesso.
me: spiega nel dettaglio...
mattia: cioè un lampione va abbandonato, e questo è indubbio. E invece tu che mi dici? Mwucci? Eh, no, non va bene!
me: eh... però... è stato abbastanza più forte di me... sì, sono pericoloso per me stesso :-( Ma se mi dice che è ammalato, e con quello sguardo lì, COSA posso fare?
mattia: picchiarlo?
me: ma no, pora stella... è pure malato... cioè, non solo è mwwwucci, ma è anche ammalato...
mattia: no, senti: da come me l'hai descritto, se aveva una faccia mwucci, è unicamente per una contrazione casuale dei muscoli facciali. Non credo ci sia altra spiegazione
[...]
me: ok, lo so, sono un caso disperato... e disperante.
mattia: ma infatti guarda, mi rimetterò a lavorare per punirti
me: nooooo
mattia: sisi, così impari
me: non me lo merito... sono vittima delle circostanze... parola di lupetto!
mattia: dai, che carino... pure lupetto
me: no, io lupetto. Lui mwucci, io lupetto.
mattia: gnènte... i calci, veramente
Ma come sto combinato?
E se poi penso che mi sono completamente bevuto il cervello per uno che si chiama come il cane della Fabiana mi viene quasi da ridere.
Con tutto il dovuto rispetto per il cane della Fabiana.
Poi penso che ormai l'ho soprannominato Lampione, e mi vien male.
Il fatto è che da come ne parlo in giro e ne scrivo qui, sembro assolutamente rilassato, sereno, tranquillo... Il guaio è quando lo incrocio per strada o in università, il che avviene molto spesso: quel punto tutti i buoni propositi di non considerarlo più di tanto, di lasciarlo perdere, di andare avanti vanno a farsi benedire ed io resto lì, con un'espressione ebete che dovrebbe essere facilmente interpretabile, eppure...
Eppure è assolutamente inerte, non parla, non propone argomenti di conversazione, è espansivo come un pezzo di ferro. O appunto un lampione, per usare un paragone funzionante: è alto, è secco, è biondo, è inerte, è un Lampione, non c'è che dire...
È passato ormai un mese da quando ci siamo conosciuti e siamo ancora in questa situazione.
Per darvi un'idea di come sto combinato, vi trascrivo una chat avuta con Mat/Tia un paio di giorni fa:
me: allora... sto per uscire dall'Uni... sotto la mensa e chittincontro?
mattia: un lampione
me: ma va' :D Io lo saluto [...]...
mattia: mi pare giusto
me: e gli chiedo come va. E lui [...] mi risponde «sono ammalato»... ma c'aveva proprio l'aria di stare uno straccio... e me l'ha detto in un modo... [...] che era spaventosamente mwucci!
mattia: no non si fa.
me: l'ho scritto ad una mia compagna di disavventure... e lei (che è sempre qui per rassicurarmi e mettermi a mio agio) (mi ricorda qualcuno)
mattia: (non vedo chi, eh)
me: mi ha risposto: «ah no eh!!! allora devi stare attentissimo!!!! i tedeschi ammalti sono le cose più dolci del mondo, mannggia a loro!!!» e io «GRAAAAZIE!»
mattia: ghghghghghghghgh
me: (nonché MWUCCI)
mattia: cioè... davvero... tu sei pericoloso per te stesso e per gli altri. Ma soprattutto per te stesso.
me: spiega nel dettaglio...
mattia: cioè un lampione va abbandonato, e questo è indubbio. E invece tu che mi dici? Mwucci? Eh, no, non va bene!
me: eh... però... è stato abbastanza più forte di me... sì, sono pericoloso per me stesso :-( Ma se mi dice che è ammalato, e con quello sguardo lì, COSA posso fare?
mattia: picchiarlo?
me: ma no, pora stella... è pure malato... cioè, non solo è mwwwucci, ma è anche ammalato...
mattia: no, senti: da come me l'hai descritto, se aveva una faccia mwucci, è unicamente per una contrazione casuale dei muscoli facciali. Non credo ci sia altra spiegazione
[...]
me: ok, lo so, sono un caso disperato... e disperante.
mattia: ma infatti guarda, mi rimetterò a lavorare per punirti
me: nooooo
mattia: sisi, così impari
me: non me lo merito... sono vittima delle circostanze... parola di lupetto!
mattia: dai, che carino... pure lupetto
me: no, io lupetto. Lui mwucci, io lupetto.
mattia: gnènte... i calci, veramente
Ma come sto combinato?
giovedì 15 novembre 2007
Mwucci!
Chi mi ha conosciuto e sentito parlare finora, avrà sentito uno strano verso che faccio ogni tanto senza preavviso, che riporto qui anche in versione audio:
«Mwucci!»
(il file è scaricabile, basta cliccare col destro e poi su "salva con nome")
Ma da dove viene? Che cosa vuol dire e soprattutto di che caspita mi faccio per fare certi versi?
Procediamo con ordine.
L'inventrice di questo verso/urlo di battaglia/slogan politico/mantra è Elisa, che ha insegnato al sottoscritto l'arte di pronunciare un mwucci corretto.
Nato come tentativo di comunicazione con Gigio, il gatto/cane di Elisa, mwcci è, secondo un'espressione elaborata da me e dall'Autrice stessa, «Un segnale che serve ad esprimere un senso di indefinita e generalizzata tenerezza nei confronti di qualcuno/qualcosa che sia "morbido e coccoloso"».
Ne consegue che:
1) gli animali pelosi, purché domestici (e coccolosi), sono mwucci: «[...] qualcuno o qualcosa di morbido e di coccoloso [...] cioè qualcosa in cui vuoi affondare il naso» (Elisa);
2) i bambini piccoli sono per definizione mwucci (così, sentendo intorno gente che ripete davanti a loro «mwucci!», si rendono conto di non essere venuti alla luce in un mondo popolato da gente normale);
3) «Le persone che cominciano da un momento all'altro a farti tenerezza sono mwucci.» (Elisa);
4) «Anche un fidanzato, quando diventa intimamente intimo delle tue perversioni più perverse, lo puoi chiamare Mwucci.» (Elisa).
La grafia del verso nato come "Mucci", è stata regolata da Tommaso, coautore con Elisa di Irina e Boris, ma per molto tempo hanno resistito grafie alternative (io lo scrivevo "moochie", per esempio), mentre la pronuncia è stata abbastanza chiara fin da subito, anche se tutt'altro che semplice da imparare, ma alla fine bisogna riconoscere che mwucci ovvia a molteplici mancanze del vocabolario della lingua italiana.
Contro il logorio della vita moderna, Mwucci!
«Mwucci!»
(il file è scaricabile, basta cliccare col destro e poi su "salva con nome")
Ma da dove viene? Che cosa vuol dire e soprattutto di che caspita mi faccio per fare certi versi?
Procediamo con ordine.
L'inventrice di questo verso/urlo di battaglia/slogan politico/mantra è Elisa, che ha insegnato al sottoscritto l'arte di pronunciare un mwucci corretto.
Nato come tentativo di comunicazione con Gigio, il gatto/cane di Elisa, mwcci è, secondo un'espressione elaborata da me e dall'Autrice stessa, «Un segnale che serve ad esprimere un senso di indefinita e generalizzata tenerezza nei confronti di qualcuno/qualcosa che sia "morbido e coccoloso"».
Ne consegue che:
1) gli animali pelosi, purché domestici (e coccolosi), sono mwucci: «[...] qualcuno o qualcosa di morbido e di coccoloso [...] cioè qualcosa in cui vuoi affondare il naso» (Elisa);
2) i bambini piccoli sono per definizione mwucci (così, sentendo intorno gente che ripete davanti a loro «mwucci!», si rendono conto di non essere venuti alla luce in un mondo popolato da gente normale);
3) «Le persone che cominciano da un momento all'altro a farti tenerezza sono mwucci.» (Elisa);
4) «Anche un fidanzato, quando diventa intimamente intimo delle tue perversioni più perverse, lo puoi chiamare Mwucci.» (Elisa).
La grafia del verso nato come "Mucci", è stata regolata da Tommaso, coautore con Elisa di Irina e Boris, ma per molto tempo hanno resistito grafie alternative (io lo scrivevo "moochie", per esempio), mentre la pronuncia è stata abbastanza chiara fin da subito, anche se tutt'altro che semplice da imparare, ma alla fine bisogna riconoscere che mwucci ovvia a molteplici mancanze del vocabolario della lingua italiana.
Contro il logorio della vita moderna, Mwucci!
domenica 11 novembre 2007
sabato 10 novembre 2007
Cosa è successo quella sera?
Anche l'erasmus si tinge di giallo...
Proviamo a riassumere quanto sappiamo sui fatti successi nella notte del 19 ottobre.
Sergio (erasmus spagnolo) organizzava nel suo appartamento sito in West I una festa, invitando anche noi italiani.
Si recavano pertanto alla festa i sopracitati Beatrice, Antonio, Giulia e Francesca, Beatrice peraltro recando una bottiglia di vino a causa della quale una persona normale toglierebbe il saluto.
Ivi si intrattenevano numerosi studenti anche se mancavano all'appello Clelia e Federica nonché, in un primo momento, Giovanni.
Alle ore 22:15 circa giungeva, accompagnato da tale Bence (altro erasmus ungherese), Giovanni, che salutava le sopracitate Beatrice e Francesca, abbracciandole. A quanto sostengono diversi testimoni oculari, l'atto «aveva tutte le caratteristiche dell'abbandonarsi di un ubriaco in cerca di sostegno, piuttosto che di un abbraccio».
In seguito Giovanni faceva perdere le proprie tracce, insieme con altri.
Colto da malore, alle 23 circa Giovanni chiedeva di essere "messo a dormire", e veniva portato nell'appartamento di Francesca a West II.
Il mattino seguente, Francesca dichiarava quanto poi Beatrice confermava sul suo blog. «Mi sono svegliata alle 8 sabato mattina (puntando pure la sveglia) per correre subito qui con la paura che Giovanni, dopo essersi svegliato, se ne uscisse di casa lasciandomi le chiavi dentro. Non ho fatto colazione, ho preparato la cestina con tutte le cose da mangiare dentro, approfittando del viaggio per trasferire le provviste da Ost a West II, e ho preparato la colazione per Giovanni. Suono (a casa mia, paraltro), mi apre, mi saluta, si piazza seduto sul letto, prendendosi la testa tra le mani e rispondendo a monosillabi o quasi, mi ha rinfacciato di non avergli messo lo zucchero del tè, ha mangiato, continuando a lamentarsi del tè, e ha lasciato casa mia alle 10:15 circa, ringraziando per l'ospitalità.»
Federica, verso le 10:30, leggeva quanto dichiarato da Francesca, confermato e riportato da Beatrice, e a Beatrice stessa chiedeva spiegazioni, per poi confrontarle con la versione dei fatti riportata da Giovanni.
Le versioni, però, divergono sensibilmente.
Secondo Beatrice, Giovanni versava in condizioni pietose, era incapace di deambulare e, pur consapevole del proprio stato, non era evidentemente in grado di tornare a casa. È stato necessario metterlo letteralmente sul letto, togliergli le scarpe e mettere anche una bacinella accanto al letto (perché non si sa mai).
Giovanni invece sostiene di aver dormito nell'appartamento di Francesca a West II per propria libera scelta, di essersi messo a letto da solo, anche se ha ammesso ieri pomeriggio di aver avuto bisogno di assistenza per togliersi le scarpe. Non menziona alcuna bacinella, anche se ricorda bene quanto gli facesse schifo il tè.
Lungi dall'essere risolto, il mistero permane.
Che cosa è successo quella sera? Mistero...
Questo post è stato scritto con l'aiuto e la testimonianza di Francesca e Federica, nonché l'assistenza linguistica di Clelia e l'appoggio di Nico (erasmus qui con noi da marzo 2008).
Proviamo a riassumere quanto sappiamo sui fatti successi nella notte del 19 ottobre.
Sergio (erasmus spagnolo) organizzava nel suo appartamento sito in West I una festa, invitando anche noi italiani.
Si recavano pertanto alla festa i sopracitati Beatrice, Antonio, Giulia e Francesca, Beatrice peraltro recando una bottiglia di vino a causa della quale una persona normale toglierebbe il saluto.
Ivi si intrattenevano numerosi studenti anche se mancavano all'appello Clelia e Federica nonché, in un primo momento, Giovanni.
Alle ore 22:15 circa giungeva, accompagnato da tale Bence (altro erasmus ungherese), Giovanni, che salutava le sopracitate Beatrice e Francesca, abbracciandole. A quanto sostengono diversi testimoni oculari, l'atto «aveva tutte le caratteristiche dell'abbandonarsi di un ubriaco in cerca di sostegno, piuttosto che di un abbraccio».
In seguito Giovanni faceva perdere le proprie tracce, insieme con altri.
Colto da malore, alle 23 circa Giovanni chiedeva di essere "messo a dormire", e veniva portato nell'appartamento di Francesca a West II.
Il mattino seguente, Francesca dichiarava quanto poi Beatrice confermava sul suo blog. «Mi sono svegliata alle 8 sabato mattina (puntando pure la sveglia) per correre subito qui con la paura che Giovanni, dopo essersi svegliato, se ne uscisse di casa lasciandomi le chiavi dentro. Non ho fatto colazione, ho preparato la cestina con tutte le cose da mangiare dentro, approfittando del viaggio per trasferire le provviste da Ost a West II, e ho preparato la colazione per Giovanni. Suono (a casa mia, paraltro), mi apre, mi saluta, si piazza seduto sul letto, prendendosi la testa tra le mani e rispondendo a monosillabi o quasi, mi ha rinfacciato di non avergli messo lo zucchero del tè, ha mangiato, continuando a lamentarsi del tè, e ha lasciato casa mia alle 10:15 circa, ringraziando per l'ospitalità.»
Federica, verso le 10:30, leggeva quanto dichiarato da Francesca, confermato e riportato da Beatrice, e a Beatrice stessa chiedeva spiegazioni, per poi confrontarle con la versione dei fatti riportata da Giovanni.
Le versioni, però, divergono sensibilmente.
Secondo Beatrice, Giovanni versava in condizioni pietose, era incapace di deambulare e, pur consapevole del proprio stato, non era evidentemente in grado di tornare a casa. È stato necessario metterlo letteralmente sul letto, togliergli le scarpe e mettere anche una bacinella accanto al letto (perché non si sa mai).
Giovanni invece sostiene di aver dormito nell'appartamento di Francesca a West II per propria libera scelta, di essersi messo a letto da solo, anche se ha ammesso ieri pomeriggio di aver avuto bisogno di assistenza per togliersi le scarpe. Non menziona alcuna bacinella, anche se ricorda bene quanto gli facesse schifo il tè.
Lungi dall'essere risolto, il mistero permane.
Che cosa è successo quella sera? Mistero...
Questo post è stato scritto con l'aiuto e la testimonianza di Francesca e Federica, nonché l'assistenza linguistica di Clelia e l'appoggio di Nico (erasmus qui con noi da marzo 2008).
giovedì 8 novembre 2007
Un muro col duetto intorno
Sì, lo so che sono sparito per una settimana, ma, oltre ai miei genitori, ci si è messa anche la connessione internet dello studentato che di tanto in tanto salta senza preavviso...
Intanto questa è stata una settimana chiarificatrice: stanti le mie (e non solo mie) conoscenze attuali, l'uomo tedesco nella maggior parte dei casi o è lesso o fa il lesso.
Ma niente paura: da questa settimana parte la nuova linea politica dello Zaùrdo, sintetizzabile con lo slogan «Spilungo', svejete!!!». Per un contributo audio su questo nuovo grido di battaglia, quelli di voi che hanno una videoteca abbastanza vasta possono cercare questa battuta nella parodia de "I Promessi Sposi" del '90 fatta dal memorabile Trio: la dice Anna Marchesini-Badessa a Massimo Lopez-Ispettore Clouseau. Esilarante.
Avrei anche il frammento audio da mettere qui sul sito, ma non so... sarebbe praticamente l'unica cosa non mia presente su questa pagina... poi c'è il copyright... mah...
E poi ho fatto una terza prova di canto in università. Se le prime due prove erano andate così così, questa è andata decisamente meglio. Appena arrivato alla solita sala, veramente, l'ho trovata occupata, ma è stato un bene, perché così ho provato l'altra, più luminosa, più larga... ci si canta meglio, anche perché ha le pareti vetrate, così posso calmare le mie ansie, verificando direttamente che non ci sono decine di persone che stazionano disgustate davanti alla porta, ad ascoltarmi di nascosto (lo so, sono abbastanza paranoico).
Ma la cosa più bella è che, mentre io cantavo e provavo le mie solite quattro cosette (devo ricordarmi di chiedere a Michele qualcos'altro da studiare), oltre a suoni scomposti di pianoforte, dall'altra parte del muro ho sentito una voce. La ragazza che mi aveva fregato la saletta cantava. E già solo questo ha migliorato sensibilmente la prova. Forse era quella la cosa di cui avevo bisogno per provare per bene: un po' di compagnia, non ero il solo a cantare... yuhuuu!
Ok, la smetto. Comunque, per la cronaca, ho provato tutto il mio striminzitissimo repertorio (c'è voluto davvero poco) e sono riuscito anche a cantare un paio di volte "Le violette" di Scarlatti! Devo festeggiare... e approfondire la conoscenza della fauna che frequenta quelle salette, perché mi pare d'aver visto elementi interessanti. Anche se ho paura che mi toccherà dire più volte «Spilungo', svejete!».
Intanto questa è stata una settimana chiarificatrice: stanti le mie (e non solo mie) conoscenze attuali, l'uomo tedesco nella maggior parte dei casi o è lesso o fa il lesso.
Ma niente paura: da questa settimana parte la nuova linea politica dello Zaùrdo, sintetizzabile con lo slogan «Spilungo', svejete!!!». Per un contributo audio su questo nuovo grido di battaglia, quelli di voi che hanno una videoteca abbastanza vasta possono cercare questa battuta nella parodia de "I Promessi Sposi" del '90 fatta dal memorabile Trio: la dice Anna Marchesini-Badessa a Massimo Lopez-Ispettore Clouseau. Esilarante.
Avrei anche il frammento audio da mettere qui sul sito, ma non so... sarebbe praticamente l'unica cosa non mia presente su questa pagina... poi c'è il copyright... mah...
E poi ho fatto una terza prova di canto in università. Se le prime due prove erano andate così così, questa è andata decisamente meglio. Appena arrivato alla solita sala, veramente, l'ho trovata occupata, ma è stato un bene, perché così ho provato l'altra, più luminosa, più larga... ci si canta meglio, anche perché ha le pareti vetrate, così posso calmare le mie ansie, verificando direttamente che non ci sono decine di persone che stazionano disgustate davanti alla porta, ad ascoltarmi di nascosto (lo so, sono abbastanza paranoico).
Ma la cosa più bella è che, mentre io cantavo e provavo le mie solite quattro cosette (devo ricordarmi di chiedere a Michele qualcos'altro da studiare), oltre a suoni scomposti di pianoforte, dall'altra parte del muro ho sentito una voce. La ragazza che mi aveva fregato la saletta cantava. E già solo questo ha migliorato sensibilmente la prova. Forse era quella la cosa di cui avevo bisogno per provare per bene: un po' di compagnia, non ero il solo a cantare... yuhuuu!
Ok, la smetto. Comunque, per la cronaca, ho provato tutto il mio striminzitissimo repertorio (c'è voluto davvero poco) e sono riuscito anche a cantare un paio di volte "Le violette" di Scarlatti! Devo festeggiare... e approfondire la conoscenza della fauna che frequenta quelle salette, perché mi pare d'aver visto elementi interessanti. Anche se ho paura che mi toccherà dire più volte «Spilungo', svejete!».
giovedì 1 novembre 2007
Arrivano i nostri!
Alla fine, dopo tanti tira e molla, i miei genitori sono arrivati.
Il problema è stato già farli arrivare dal confine fin qui, perché mio padre, al volante è sinonimo di garanzia. Garanzia di perdersi, precisamente.
Sono entrati in territorio tedesco alle due e un quarto e sono arrivati da me verso le quattro del pomeriggio. Cosa abbiano fatto per tutto quel tempo e dove siano stati rimane un mistero...
Scaricate le tonnellate di roba che mi hanno portato, sono andato con mia madre e mia sorella al Münster, per sentire il Messia, che in effetti forse non era la scelta più adatta: due ore e mezza abbondanti di musica subito dopo un viaggio di sei ore. Con, tra le altre cose, diversi "da capo" seminati tra le arie. Non dimenticherò mai le facce di mia sorella all'ennesima ripetizione di "He was despised"...
Perciò ora i miei genitori, mia sorella e il mio cane (mwwwcci!) sono a Costanza, motivo per cui mi sa che non aggiornerò il blog fino a domenica.
A presto!
Il problema è stato già farli arrivare dal confine fin qui, perché mio padre, al volante è sinonimo di garanzia. Garanzia di perdersi, precisamente.
Sono entrati in territorio tedesco alle due e un quarto e sono arrivati da me verso le quattro del pomeriggio. Cosa abbiano fatto per tutto quel tempo e dove siano stati rimane un mistero...
Scaricate le tonnellate di roba che mi hanno portato, sono andato con mia madre e mia sorella al Münster, per sentire il Messia, che in effetti forse non era la scelta più adatta: due ore e mezza abbondanti di musica subito dopo un viaggio di sei ore. Con, tra le altre cose, diversi "da capo" seminati tra le arie. Non dimenticherò mai le facce di mia sorella all'ennesima ripetizione di "He was despised"...
Perciò ora i miei genitori, mia sorella e il mio cane (mwwwcci!) sono a Costanza, motivo per cui mi sa che non aggiornerò il blog fino a domenica.
A presto!
mercoledì 31 ottobre 2007
Disagio musicale
Ricordandomi delle indicazioni di Michele, ieri mi son detto "Basta! Devo assolutamente cominciare ad organizzarmi per fare almeno qualche vocalizzo".
Mi sentivo anche più in colpa, poi, perché l'Università di Costanza mette a disposizione ben due sale con pianoforte, e così alla fine sono andato a fare domanda e a prendere le chiavi.
Tutto contento mi sono segnato per provare un'oretta oggi pomeriggio, e ho continuato la mia giornata normalmente...
Le mie perplessità sono cominciate oggi, poco prima di entrare nella stanza.
Non curandomi del cartello "Meditationsraum" (che già poteva suonare un po' strano), appeso accanto alla porta di una delle due sale, sono arrivato davanti alle due porte affiancate e solo allora ho notato un piccolo problema delle due stanze.
Un ragazzo stava suonando il pianoforte dell'altra sala, e si sentiva.
L'insonorizzazione evidentemente funzionava il giusto, ma questo, voi direte, non è poi un gran problema.
E in effetti da solo questo fatto non rappresenta un problema così terribile: il problema era dato dall'insonorizzazione fallata e dalla posizione delle sale, che si affacciano sul corridoio su cui si affacciano anche tutti gli uffici dello Studentenwerk, il misterioso soggetto gestore della mensa, di tutti gli studentati o quasi e anche delle sale prove. Un corridoio dove, in orario d'ufficio, passa un gran numero di persone, generalmente non molto allegre, o quantomeno non ben disposte verso il prossimo.
Sono entrato nella stanza, e il panico mi ha assalito.
Non riuscivo a cantare, non riuscivo a fare un suono che fosse uno, e il tutto ha cominciato a peggiorare quando mi sono reso conto che il pianista dell'altra sala si sentiva benissimo, e che perciò quasi sicuramente poteva sentire anche me altrettanto bene... La cosa che però più mi ha bloccato era semplicemente l'impressione che fuori da quella stanza (il cui rivestimento in legno comunque non ispirava certo molti pensieri allegri) ci fosse un sacco di gente di passaggio per quel corridoio... magari anche infastidita dal macello che facevo là dentro (o che mi sembrava di fare, per via dell'acustica della saletta)... che sensazione assurda...
Lo so, sarà una reazione ridicola, ma mi ci è voluta una buona mezz'ora almeno per calmarmi e provare un minimo seriamente.
Per la cronaca, mi sono ributtato su Scarlatti e ho colto l'occasione per dare una mezza lettura veloce ad un pezzo di Cesti che Michele mi aveva proposto e che avevamo accantonato nemmeno ricordo più perché. Risultati... così così, forse per la tensione, vedremo la prossima volta.
Come piccola postilla, aggiungo che Mat/Tia mi suggerisce di parlare più diffusamente di qualcosa che ho già nominato di sfuggita in questo stesso post, il "Meditationsraum".
In pratica, l'Università (o, meglio, lo Studentenwerk) mette a disposizione due sale insonorizzate (malamente) per le prove, ma una delle due è anche dotata di uno "spazio di meditazione". Con tanto di regolamento affisso alla porta: -Non si può entrare nel Meditationsraum con le scarpe -A causa delle disposizioni in materia di prevenzione degli incendi, è proibito accendere candele o bruciare incenso... e cose del genere.
Sono perplesso.
Mi sentivo anche più in colpa, poi, perché l'Università di Costanza mette a disposizione ben due sale con pianoforte, e così alla fine sono andato a fare domanda e a prendere le chiavi.
Tutto contento mi sono segnato per provare un'oretta oggi pomeriggio, e ho continuato la mia giornata normalmente...
Le mie perplessità sono cominciate oggi, poco prima di entrare nella stanza.
Non curandomi del cartello "Meditationsraum" (che già poteva suonare un po' strano), appeso accanto alla porta di una delle due sale, sono arrivato davanti alle due porte affiancate e solo allora ho notato un piccolo problema delle due stanze.
Un ragazzo stava suonando il pianoforte dell'altra sala, e si sentiva.
L'insonorizzazione evidentemente funzionava il giusto, ma questo, voi direte, non è poi un gran problema.
E in effetti da solo questo fatto non rappresenta un problema così terribile: il problema era dato dall'insonorizzazione fallata e dalla posizione delle sale, che si affacciano sul corridoio su cui si affacciano anche tutti gli uffici dello Studentenwerk, il misterioso soggetto gestore della mensa, di tutti gli studentati o quasi e anche delle sale prove. Un corridoio dove, in orario d'ufficio, passa un gran numero di persone, generalmente non molto allegre, o quantomeno non ben disposte verso il prossimo.
Sono entrato nella stanza, e il panico mi ha assalito.
Non riuscivo a cantare, non riuscivo a fare un suono che fosse uno, e il tutto ha cominciato a peggiorare quando mi sono reso conto che il pianista dell'altra sala si sentiva benissimo, e che perciò quasi sicuramente poteva sentire anche me altrettanto bene... La cosa che però più mi ha bloccato era semplicemente l'impressione che fuori da quella stanza (il cui rivestimento in legno comunque non ispirava certo molti pensieri allegri) ci fosse un sacco di gente di passaggio per quel corridoio... magari anche infastidita dal macello che facevo là dentro (o che mi sembrava di fare, per via dell'acustica della saletta)... che sensazione assurda...
Lo so, sarà una reazione ridicola, ma mi ci è voluta una buona mezz'ora almeno per calmarmi e provare un minimo seriamente.
Per la cronaca, mi sono ributtato su Scarlatti e ho colto l'occasione per dare una mezza lettura veloce ad un pezzo di Cesti che Michele mi aveva proposto e che avevamo accantonato nemmeno ricordo più perché. Risultati... così così, forse per la tensione, vedremo la prossima volta.
Come piccola postilla, aggiungo che Mat/Tia mi suggerisce di parlare più diffusamente di qualcosa che ho già nominato di sfuggita in questo stesso post, il "Meditationsraum".
In pratica, l'Università (o, meglio, lo Studentenwerk) mette a disposizione due sale insonorizzate (malamente) per le prove, ma una delle due è anche dotata di uno "spazio di meditazione". Con tanto di regolamento affisso alla porta: -Non si può entrare nel Meditationsraum con le scarpe -A causa delle disposizioni in materia di prevenzione degli incendi, è proibito accendere candele o bruciare incenso... e cose del genere.
Sono perplesso.
martedì 30 ottobre 2007
Irina e Boris
Pubblicizzo anche qui, come altrove nella rete, "il romanzo epistolare della Russia dell'anima", Irina e Boris.
Nonostante stia per laurearsi, Elisa - Irina, la coautrice di questo romanzo, sta ricominciando a pubblicare su un blog le puntate di questa storia: due esuli russi, separati da terribili traversie, vengono coinvolti di continuo in avventure ai limiti dell'assurdo (e a volte anche oltre), con tanti altri divertentissimi personaggi ad accompagnarli in giro per il mondo.
Per cominciare ad avvicinarsi a questa storia e sperimentarne l'assuefazione (micidiale quasi come quella di una comune soap opera), basta cliccare su questo collegamento.
Ma non mi assumo responsabilità su quanto di corrotto, immorale e deliberatamente assurdo troverete su queste pagine.
Vi basti pensare che già da tempo sono molto avanti nella lettura...
Nonostante stia per laurearsi, Elisa - Irina, la coautrice di questo romanzo, sta ricominciando a pubblicare su un blog le puntate di questa storia: due esuli russi, separati da terribili traversie, vengono coinvolti di continuo in avventure ai limiti dell'assurdo (e a volte anche oltre), con tanti altri divertentissimi personaggi ad accompagnarli in giro per il mondo.
Per cominciare ad avvicinarsi a questa storia e sperimentarne l'assuefazione (micidiale quasi come quella di una comune soap opera), basta cliccare su questo collegamento.
Ma non mi assumo responsabilità su quanto di corrotto, immorale e deliberatamente assurdo troverete su queste pagine.
Vi basti pensare che già da tempo sono molto avanti nella lettura...
sabato 27 ottobre 2007
Auguri Bea!!!
venerdì 26 ottobre 2007
Facce da erasmus
La serie di personaggi dell'erasmus si arricchisce di tre nuovi soggetti che meritano una descrizione da molto tempo, e che solo ora riesco a ritrarre alla meglio, come posso...
Prima di tutti c'è lui, il Texano. Questo personaggio enigmatico si trova qui con noi, ma nessuno sa perché. Apparentemente è sulla trentina, e gira per l'università sempre con camicie a quadrettoni, di quelle che ti farebbero venire in mente un allegro boscaiolo.
O un allegro maniaco assassino.
A far pensare più alla seconda possibilità ci pensa la sua faccia, il suo sguardo fisso, immobile e pallato, abbinato con un sorriso tra l'ebete e l'allucinato, che questo soggetto regala in giro a chiunque incontri sulla sua strada. Ci troviamo chiaramente di fronte ad un soggetto C.U.T. (ovvero "che Ci Ucciderà Tutti"), cioè una di quelle persone talmente calme, tranquille eppure non completamente rassicuranti, che sembrano pronte già così come sono per compiere piccole stragi della follia, così, per ravvivare le serate. Il guaio è che questo suo sguardo presto non sarà diretto solo verso le poche persone che incontra sul suo cammino. Infatti Giulia (altra studentessa erasmus italiana) si trasferirà in un altro appartamento più vicino al centro, e a succederle sarà proprio il Texano che, una volta traferitosi nella stanza che si affaccia sulla strada principale d'accesso allo studentato, potrà presto mettersi comodamente a fissare col suo sguardo gentile, pallato e assetato di sangue chiunque volesse arrischiarsi ad entrare.
Altra cosa misteriosa del Texano sono le sue abilità linguistiche: il Texano parla pochissimo, un po' per carattere, immagino, e sicuramente un po' perché ha uno sguardo che non incoraggia troppo a parlare... eppure, quando tutti gli studenti stranieri sono stati divisi in gruppi a seconda delle loro competenze in tedesco, questo s'è ritrovato nel corso più avanzato. Misteri del Texano.
Il Francese Acchiappone, invece, è molto più socievole del Texano, anzi, è una presenza fissa a quasi tutte le feste che gli erasmus organizzano qui e, durante queste feste, esprime la sua natura di Francese Acchiappone provandoci spietatamente con tutto ciò che passa entro il suo raggio d'azione. Donne, uomini, gatti, carrattrezzi, qualsiasi cosa.
Non stupisce quindi che la sua faccia abbia sempre un'espressione non congelata e contratta, come quella del Texano, ma ammiccante, con lo stesso sorriso di quello che sta ascoltando un vostro discorso, e che ha appena colto un doppio senso sconcio, o una barzelletta oscena.
Ciò non toglie che possa essere una bravissima persona (quando non ci sta provando con voi), per carità... ma quell'aria laida...
E poi c'è l'Estone Voglioso. Nulla a che fare con gli altri due personaggi, nei modi, anzi: è una persona socievole, gentile, che sicuramente ha voglia di conoscere gente nuova e di stringere nuove amicizie, in erasmus.
Il guaio è, ancora una volta, la faccia. Indipendentemente da quello di cui si sta parlando (e all'inizio di solito si parla del proprio paese di provenienza, della sistemazione in Germania, di argomenti di questo tipo), lui avrà sempre lo sguardo, l'espressione, i modi di chi vorrebbe in realtà dirti «Sto per zomparti addosso».
Giovedì stavo salendo le scale in università, per andare alla prima lezione di Arbeitsrecht, e dalle scale, in fondo ad un atrio vetrato, in controluce, ho visto una sagoma difficilmente riconoscibile, ma che a me sembrava molto simile al responsabile erasmus di facoltà. A quel punto, è stato impossibile trattenere l'istinto dello studente di giurisprudenza italiano, che mi ha ovviamente spinto a salutare deferntemente. Il disagio mi ha assalito quando la sagoma mi ha risposto con un gesto troppo amichevole del capo, un «Hallo!» troppo convinto, e un "roar" sottinteso che ha rivelato la sua identità. Era l'Estone Voglioso.
Come direbbe Elisa in questo caso, «I have paura!»
Prima di tutti c'è lui, il Texano. Questo personaggio enigmatico si trova qui con noi, ma nessuno sa perché. Apparentemente è sulla trentina, e gira per l'università sempre con camicie a quadrettoni, di quelle che ti farebbero venire in mente un allegro boscaiolo.
O un allegro maniaco assassino.
A far pensare più alla seconda possibilità ci pensa la sua faccia, il suo sguardo fisso, immobile e pallato, abbinato con un sorriso tra l'ebete e l'allucinato, che questo soggetto regala in giro a chiunque incontri sulla sua strada. Ci troviamo chiaramente di fronte ad un soggetto C.U.T. (ovvero "che Ci Ucciderà Tutti"), cioè una di quelle persone talmente calme, tranquille eppure non completamente rassicuranti, che sembrano pronte già così come sono per compiere piccole stragi della follia, così, per ravvivare le serate. Il guaio è che questo suo sguardo presto non sarà diretto solo verso le poche persone che incontra sul suo cammino. Infatti Giulia (altra studentessa erasmus italiana) si trasferirà in un altro appartamento più vicino al centro, e a succederle sarà proprio il Texano che, una volta traferitosi nella stanza che si affaccia sulla strada principale d'accesso allo studentato, potrà presto mettersi comodamente a fissare col suo sguardo gentile, pallato e assetato di sangue chiunque volesse arrischiarsi ad entrare.
Altra cosa misteriosa del Texano sono le sue abilità linguistiche: il Texano parla pochissimo, un po' per carattere, immagino, e sicuramente un po' perché ha uno sguardo che non incoraggia troppo a parlare... eppure, quando tutti gli studenti stranieri sono stati divisi in gruppi a seconda delle loro competenze in tedesco, questo s'è ritrovato nel corso più avanzato. Misteri del Texano.
Il Francese Acchiappone, invece, è molto più socievole del Texano, anzi, è una presenza fissa a quasi tutte le feste che gli erasmus organizzano qui e, durante queste feste, esprime la sua natura di Francese Acchiappone provandoci spietatamente con tutto ciò che passa entro il suo raggio d'azione. Donne, uomini, gatti, carrattrezzi, qualsiasi cosa.
Non stupisce quindi che la sua faccia abbia sempre un'espressione non congelata e contratta, come quella del Texano, ma ammiccante, con lo stesso sorriso di quello che sta ascoltando un vostro discorso, e che ha appena colto un doppio senso sconcio, o una barzelletta oscena.
Ciò non toglie che possa essere una bravissima persona (quando non ci sta provando con voi), per carità... ma quell'aria laida...
E poi c'è l'Estone Voglioso. Nulla a che fare con gli altri due personaggi, nei modi, anzi: è una persona socievole, gentile, che sicuramente ha voglia di conoscere gente nuova e di stringere nuove amicizie, in erasmus.
Il guaio è, ancora una volta, la faccia. Indipendentemente da quello di cui si sta parlando (e all'inizio di solito si parla del proprio paese di provenienza, della sistemazione in Germania, di argomenti di questo tipo), lui avrà sempre lo sguardo, l'espressione, i modi di chi vorrebbe in realtà dirti «Sto per zomparti addosso».
Giovedì stavo salendo le scale in università, per andare alla prima lezione di Arbeitsrecht, e dalle scale, in fondo ad un atrio vetrato, in controluce, ho visto una sagoma difficilmente riconoscibile, ma che a me sembrava molto simile al responsabile erasmus di facoltà. A quel punto, è stato impossibile trattenere l'istinto dello studente di giurisprudenza italiano, che mi ha ovviamente spinto a salutare deferntemente. Il disagio mi ha assalito quando la sagoma mi ha risposto con un gesto troppo amichevole del capo, un «Hallo!» troppo convinto, e un "roar" sottinteso che ha rivelato la sua identità. Era l'Estone Voglioso.
Come direbbe Elisa in questo caso, «I have paura!»
giovedì 25 ottobre 2007
Ancora sul ddL Levi - Prodi
Ovviamente una reazione del Governo alle proteste per questo assurdo disegno di legge non si è fatta attendere.
La geniale trovata per risolvere tutti i conflitti è stata quella di scrivere un comma aggiuntivo all'art. 7 di questo ddL (arrivato ieri in Commissione alla Camera), che escludesse espressamente i blog dall'obbligo di registrazione.
Con questa rettifica, il nostro Governo ha dimostrato definitivamente (ammesso che ci fosse bisogno di una prova ulteriore) di non aver capito per niente il grave problema sollevato da questo disegno di legge. La distinzione tra un grande giornale online (quasi sempre versione su internet di un giornale cartaceo, almeno in Italia) e un blog come il mio, con tutte le cretinate che ci scrivo ogni giorno, non è certo il grande ed intricato problema che deve tenere sveglio un Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri o che dovrà turbare mai il sonno di un qualsiasi membro dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, se per caso dovesse davvero occuparsi di decidere chi costringere all'iscrizione sul ROC e chi no. Troppo facile darci il contentino della libertà di aprire un blog, cari miei, quando il problema è un altro e voi fate finta di non vederlo. Oppure proprio non ci riuscite.
Il problema è che la rete è nata libera. Prima, i governi nazionali non le hanno prestato attenzione, lasciando che essa si sviluppasse e attecchisse, fino a diventare un fenomeno di comunicazione di dimensioni mai viste dai tempi dell'invenzione della radio o del telefono, se non addirittura della stampa. Poi, quando questo sistema aveva ormai già permesso la formazione di una comunità vasta, attenta e critica nei confronti delle scelte politiche degli stessi governi e delle istituzioni della politica tradizionale, in quasi tutto il mondo si è riconosciuta la necessità di garantire un accesso alla rete quanto più libero possibile.
Quello che il Governo Italiano sta facendo con questo ddL è un attacco a questo principio di libero accesso alla rete, che ormai si dava per acquisito in Europa, e questo attacco non può lasciarci indifferenti.
Oltre questo piccolo aggiornamento, vi metto qui un link ad un articolo del Times che ci mostra, senza tanti giri di parole, cosa pensa l'opinione pubblica europea di questo provvedimento (di cui, tra l'altro, ora non trovo più traccia sui giornali) (nemmeno in quelli su internet) nonché della figura che il nostro Governo sta facendo e sta facendo fare al nostro Paese con questo provvedimento.
La geniale trovata per risolvere tutti i conflitti è stata quella di scrivere un comma aggiuntivo all'art. 7 di questo ddL (arrivato ieri in Commissione alla Camera), che escludesse espressamente i blog dall'obbligo di registrazione.
Con questa rettifica, il nostro Governo ha dimostrato definitivamente (ammesso che ci fosse bisogno di una prova ulteriore) di non aver capito per niente il grave problema sollevato da questo disegno di legge. La distinzione tra un grande giornale online (quasi sempre versione su internet di un giornale cartaceo, almeno in Italia) e un blog come il mio, con tutte le cretinate che ci scrivo ogni giorno, non è certo il grande ed intricato problema che deve tenere sveglio un Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri o che dovrà turbare mai il sonno di un qualsiasi membro dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, se per caso dovesse davvero occuparsi di decidere chi costringere all'iscrizione sul ROC e chi no. Troppo facile darci il contentino della libertà di aprire un blog, cari miei, quando il problema è un altro e voi fate finta di non vederlo. Oppure proprio non ci riuscite.
Il problema è che la rete è nata libera. Prima, i governi nazionali non le hanno prestato attenzione, lasciando che essa si sviluppasse e attecchisse, fino a diventare un fenomeno di comunicazione di dimensioni mai viste dai tempi dell'invenzione della radio o del telefono, se non addirittura della stampa. Poi, quando questo sistema aveva ormai già permesso la formazione di una comunità vasta, attenta e critica nei confronti delle scelte politiche degli stessi governi e delle istituzioni della politica tradizionale, in quasi tutto il mondo si è riconosciuta la necessità di garantire un accesso alla rete quanto più libero possibile.
Quello che il Governo Italiano sta facendo con questo ddL è un attacco a questo principio di libero accesso alla rete, che ormai si dava per acquisito in Europa, e questo attacco non può lasciarci indifferenti.
Oltre questo piccolo aggiornamento, vi metto qui un link ad un articolo del Times che ci mostra, senza tanti giri di parole, cosa pensa l'opinione pubblica europea di questo provvedimento (di cui, tra l'altro, ora non trovo più traccia sui giornali) (nemmeno in quelli su internet) nonché della figura che il nostro Governo sta facendo e sta facendo fare al nostro Paese con questo provvedimento.
mercoledì 24 ottobre 2007
Disagio da prima settimana.
Ok, cominciano le lezioni. E comincia il panico.
Panico incominciato, a onor del vero, con lo sgomento che si è impossessato di me quando ho letto l'orario. Innanzitutto il mio learning agreement, così come credevo dovesse valere a giugno, quando l'ho presentato, è una truffa bella e buona: oltre ai corsi che ho inserito, basandomi sulla lista degli esami di Costanza che ho scaricato da internet (e il cui numero di punti ECTS si è rivelato quasi sempre sbagliato), ci sono almeno due corsi di tedesco da aggiungere, e tutta una serie di corsi da inserire nel mio orario, presentati dal responsabile erasmus della facoltà come "corsi che non si potevano RRifiutare". Perciò, per poter frequentare Handelsrecht (che credo sia da otto crediti), è bene che mi faccia anche Vertragsrecht I (che di crediti ne ha dodici) (sì, avete letto bene, per un totale di venti crediti, più che diritto amministrativo a Bologna).
Il secondo problema è come queste ore sono distribuite nel mio orario. Tralasciando la grande fortuna di non avere lezione il venerdì, mi ritrovo con delle giornate da incubo, come il martedì, in cui ho solo quattro ore, ma comincio con una lezione dalle 8 alle 10 (l'ultima volta che ho avuto l'obbligo di arrivare per le otto è stato alle elementari) e poi non ho più nulla fino alle 14, orario a cui ho un seminario che mi dura fino alle 16.
D'altra parte, la cosa molto bella di questa università è che sei costretto a scrivere. Un esame qualsiasi può benissimo con un esame in forma di Klausur, che prevede la stesura di un testo di 15 pagine almeno, oppure con un Hausarbeit da scrivere in due mesi, che può benissimo essere lungo 30-35 pagine. Per non parlare dei Referat che bisogna spesso tenere davanti a tutta la classe, cosa che tra qualche settimana capiterà anche a me...
Per il resto la vita in erasmus scorre regolarmente, con tutte le quotidiane sorprese, come quegli orari delle lezioni che si spostano di continuo, e non si fanno inserire dentro un programma, internet che (come ieri) decide di prendersi una giornata di riposo, o il piatto a scelta della mensa (che non sai mai se si muoverà per schivare la forchetta, anche se alla fine non è male), ma anche coi suoi piccoli enigmi, come dove vada e a che orari torni il mio vicino, il Sig. Bode (che probabilmente è una signorina, ma non so: non l'ho mai vista/o), cosa riesca a rendere i pavimenti di West II così polverosi (apparentemente non c'è una causa fisica), o a cosa stia in realtà pensando Sebastian (il tedesco della festa di compleanno di sabato sera, che io e Giulia abbiamo ribattezzato "il lampione", per la conformazione fisica, e per l'estrema reattività) (tranquilli, vi racconterò tutto, con un po' di pazienza...)
Panico incominciato, a onor del vero, con lo sgomento che si è impossessato di me quando ho letto l'orario. Innanzitutto il mio learning agreement, così come credevo dovesse valere a giugno, quando l'ho presentato, è una truffa bella e buona: oltre ai corsi che ho inserito, basandomi sulla lista degli esami di Costanza che ho scaricato da internet (e il cui numero di punti ECTS si è rivelato quasi sempre sbagliato), ci sono almeno due corsi di tedesco da aggiungere, e tutta una serie di corsi da inserire nel mio orario, presentati dal responsabile erasmus della facoltà come "corsi che non si potevano RRifiutare". Perciò, per poter frequentare Handelsrecht (che credo sia da otto crediti), è bene che mi faccia anche Vertragsrecht I (che di crediti ne ha dodici) (sì, avete letto bene, per un totale di venti crediti, più che diritto amministrativo a Bologna).
Il secondo problema è come queste ore sono distribuite nel mio orario. Tralasciando la grande fortuna di non avere lezione il venerdì, mi ritrovo con delle giornate da incubo, come il martedì, in cui ho solo quattro ore, ma comincio con una lezione dalle 8 alle 10 (l'ultima volta che ho avuto l'obbligo di arrivare per le otto è stato alle elementari) e poi non ho più nulla fino alle 14, orario a cui ho un seminario che mi dura fino alle 16.
D'altra parte, la cosa molto bella di questa università è che sei costretto a scrivere. Un esame qualsiasi può benissimo con un esame in forma di Klausur, che prevede la stesura di un testo di 15 pagine almeno, oppure con un Hausarbeit da scrivere in due mesi, che può benissimo essere lungo 30-35 pagine. Per non parlare dei Referat che bisogna spesso tenere davanti a tutta la classe, cosa che tra qualche settimana capiterà anche a me...
Per il resto la vita in erasmus scorre regolarmente, con tutte le quotidiane sorprese, come quegli orari delle lezioni che si spostano di continuo, e non si fanno inserire dentro un programma, internet che (come ieri) decide di prendersi una giornata di riposo, o il piatto a scelta della mensa (che non sai mai se si muoverà per schivare la forchetta, anche se alla fine non è male), ma anche coi suoi piccoli enigmi, come dove vada e a che orari torni il mio vicino, il Sig. Bode (che probabilmente è una signorina, ma non so: non l'ho mai vista/o), cosa riesca a rendere i pavimenti di West II così polverosi (apparentemente non c'è una causa fisica), o a cosa stia in realtà pensando Sebastian (il tedesco della festa di compleanno di sabato sera, che io e Giulia abbiamo ribattezzato "il lampione", per la conformazione fisica, e per l'estrema reattività) (tranquilli, vi racconterò tutto, con un po' di pazienza...)
lunedì 22 ottobre 2007
Ah, i brutti risvegli...
L'Assemblea Federale che esce da queste elezioni, per la sua 48a legislatura, è profondamente sbilanciata.
Non ho voluto parlare dei partiti che concorrono, ma a cose fatte (quasi fatte, in realtà, perché ci sarà ancora qualche ballottaggio al Consiglio degli Stati tra un paio di settimane) è ora che mostri un po' la situazione alla camera bassa.
Primo partito si riconferma, con 62 Consiglieri Nazionali su 200, la SVP-UDC, un partito di destra conservatore e piuttosto aggressivo nella sua campagna elettorale sui temi della sicurezza e dell'espulsione degli immigrati. Se credete che le campagne della Lega in Italia, con i manifesti dalle scritte enormi fosse "aggressiva", forse non avete visto quelli affissi dall'SVP-UDC, che ritraevano tre pecore bianche che scacciavano da un prato verde una pecora nera. Avrei anche il link da mettere qua sopra, ma sinceramente non me la sento. Basta che cerchiate SVP in un qualsiasi motore di ricerca, e lo troverete.
Il secondo partito, uno dei due grandi sconfitti delle elezioni del 2007 è la SP-PSS, il Partito Socialista-Socialdemocratico (qui sigle e nomi cambiano con la lingua) (siamo in Svizzera, del resto), che si è ritrovato con solo 43 seggi, cascato com'è nel trappolone delle destre e che, invece di rispondere con una campagna incentrata sulle tematiche davvero importanti, si è limitato a cercare di respingere gli attacchi che venivano da destra, senza dire molto altro.
Il terzo e il quarto partito, i Liberali Radicali della FDP-PRD-PLR e i Popolari della CVP-PDC-PPD restano più o meno come prima il terzo e il quarto partito, nel confronto tra le forze in campo, con 31 seggi ciascuno.
Tutti gli altri partiti, che in gran parte sono frammenti dei partiti maggiori distaccatisi, hanno ricevuto molti meno consensi, anche se i Verdi stavolta sono riusciti ad avere 20 Consiglieri Nazionali, ne avranno forse per la prima volta agli Stati e puntano -forse- ancora più in alto...
Infatti dopo queste elezioni parlamentari si terrà, in dicembre, l'elezione del Consiglio Federale, e sarà lì che si tireranno le somme. L'SVP-UDC aveva già espresso prima del voto la propria volontà di estromettere dal governo i Socialisti, che però, numeri alla mano, dovrebbero riuscire a far valere il proprio 19,5% dei voti e a far appello alla formula magica, di cui abbiamo parlato tempo fa, che eliminando il secondo partito dalla scena sarebbe del tutto archiviata.
Non commenterò oltre, considerato chi ha vinto senza dubbio queste elezioni. Vi rimando soltanto a quel manifesto di cui sopra, e altro non dico, se non che quest'anno, almeno, la Svizzera ha avuto il suo primo parlamentare di colore (originario dell'Angola) e che 59 seggi su 200 sono occupati da donne, il 29,5%... questo giusto per non chiudere con brutte notizie...
Non ho voluto parlare dei partiti che concorrono, ma a cose fatte (quasi fatte, in realtà, perché ci sarà ancora qualche ballottaggio al Consiglio degli Stati tra un paio di settimane) è ora che mostri un po' la situazione alla camera bassa.
Primo partito si riconferma, con 62 Consiglieri Nazionali su 200, la SVP-UDC, un partito di destra conservatore e piuttosto aggressivo nella sua campagna elettorale sui temi della sicurezza e dell'espulsione degli immigrati. Se credete che le campagne della Lega in Italia, con i manifesti dalle scritte enormi fosse "aggressiva", forse non avete visto quelli affissi dall'SVP-UDC, che ritraevano tre pecore bianche che scacciavano da un prato verde una pecora nera. Avrei anche il link da mettere qua sopra, ma sinceramente non me la sento. Basta che cerchiate SVP in un qualsiasi motore di ricerca, e lo troverete.
Il secondo partito, uno dei due grandi sconfitti delle elezioni del 2007 è la SP-PSS, il Partito Socialista-Socialdemocratico (qui sigle e nomi cambiano con la lingua) (siamo in Svizzera, del resto), che si è ritrovato con solo 43 seggi, cascato com'è nel trappolone delle destre e che, invece di rispondere con una campagna incentrata sulle tematiche davvero importanti, si è limitato a cercare di respingere gli attacchi che venivano da destra, senza dire molto altro.
Il terzo e il quarto partito, i Liberali Radicali della FDP-PRD-PLR e i Popolari della CVP-PDC-PPD restano più o meno come prima il terzo e il quarto partito, nel confronto tra le forze in campo, con 31 seggi ciascuno.
Tutti gli altri partiti, che in gran parte sono frammenti dei partiti maggiori distaccatisi, hanno ricevuto molti meno consensi, anche se i Verdi stavolta sono riusciti ad avere 20 Consiglieri Nazionali, ne avranno forse per la prima volta agli Stati e puntano -forse- ancora più in alto...
Infatti dopo queste elezioni parlamentari si terrà, in dicembre, l'elezione del Consiglio Federale, e sarà lì che si tireranno le somme. L'SVP-UDC aveva già espresso prima del voto la propria volontà di estromettere dal governo i Socialisti, che però, numeri alla mano, dovrebbero riuscire a far valere il proprio 19,5% dei voti e a far appello alla formula magica, di cui abbiamo parlato tempo fa, che eliminando il secondo partito dalla scena sarebbe del tutto archiviata.
Non commenterò oltre, considerato chi ha vinto senza dubbio queste elezioni. Vi rimando soltanto a quel manifesto di cui sopra, e altro non dico, se non che quest'anno, almeno, la Svizzera ha avuto il suo primo parlamentare di colore (originario dell'Angola) e che 59 seggi su 200 sono occupati da donne, il 29,5%... questo giusto per non chiudere con brutte notizie...
domenica 21 ottobre 2007
Punti fermi
La festa di compleanno a cui ho partecipato ieri sera è andata bene... e in questa ultima sera prima dell'inizio delle lezioni annoto quattro punti fondamentali, emersi durante la festa, nei discorsi fatti alla festa stessa, e nelle conseguenze del progressivo consumo di bevande alcoliche in dosi e gradazioni crescenti sui discorsi fatti alla festa stessa:
1) Anche se non hai moltissimo da dire nella festa, ascoltare è un ottimo esercizio. Anche per i nervi: sentire che le persone intorno a te parlano tra di loro e corrono può essere antipatico in un primo momento. Ascoltare anche in quelle situazioni tempra il carattere, e aiuta a non scoraggiarsi davanti alle difficoltà della lingua. Buaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!!! Sigh! Sob!
2) Alcuni tedeschi, per motivi che all'umana comprensione sfuggono, ti parlano sempre e solo in inglese. Meglio, dai, si fa esercizio in due... ma io speravo di imparare il tedesco, in Germania...
3) A molti tedeschi piace sentire il suono della lingua italiana e capiscono molto più di quanto non si creda dall'intonazione e dal gesticolare. Ma che caspita studio tedesco a fare, allora?
4) A Ulm c'è la nebbia.
Ah, dimenticavo: è stata molto gradita la distinzione in italiano tra i termini "foschia" e "nebbia". Qui evidentemente hanno solo la nebbia.
Specie a Ulm.
1) Anche se non hai moltissimo da dire nella festa, ascoltare è un ottimo esercizio. Anche per i nervi: sentire che le persone intorno a te parlano tra di loro e corrono può essere antipatico in un primo momento. Ascoltare anche in quelle situazioni tempra il carattere, e aiuta a non scoraggiarsi davanti alle difficoltà della lingua. Buaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!!! Sigh! Sob!
2) Alcuni tedeschi, per motivi che all'umana comprensione sfuggono, ti parlano sempre e solo in inglese. Meglio, dai, si fa esercizio in due... ma io speravo di imparare il tedesco, in Germania...
3) A molti tedeschi piace sentire il suono della lingua italiana e capiscono molto più di quanto non si creda dall'intonazione e dal gesticolare. Ma che caspita studio tedesco a fare, allora?
4) A Ulm c'è la nebbia.
Ah, dimenticavo: è stata molto gradita la distinzione in italiano tra i termini "foschia" e "nebbia". Qui evidentemente hanno solo la nebbia.
Specie a Ulm.
sabato 20 ottobre 2007
Tre punti esposti di fretta.
Questo conciso post solo per ricordare ai lettori del blog che:
1) due Ministri della Repubblica, che immagino sedessero allo stesso tavolo in cui si approvava questo disgraziato ddL sull'editoria, hanno dichiarato di essere contrari (a titolo personale e in rappresentanza dei propri partiti) al testo nella stessa forma in cui esso è passato davanti ai loro occhi il 12 ottobre.
2) il Presidente della Repubblica ha, tra i propri poteri, quello di poter fermare questo ddL prima che arrivi in Parlamento.
«Il Presidente della Repubblica [...] Autorizza la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del Governo.» (Art. 87 Cost.)
3) lo stesso Presidente della Repubblica può (una sola volta) rimandare una legge al Parlamento dopo che sia stata approvata, nel caso sia necessario, spiegando anche perché e dove questa legge "non funzioni".
«[1] Il Presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, può con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione. [2] Se le Camere approvano nuovamente la legge, questa deve essere promulgata» (Art. 74 Cost.)
1) due Ministri della Repubblica, che immagino sedessero allo stesso tavolo in cui si approvava questo disgraziato ddL sull'editoria, hanno dichiarato di essere contrari (a titolo personale e in rappresentanza dei propri partiti) al testo nella stessa forma in cui esso è passato davanti ai loro occhi il 12 ottobre.
2) il Presidente della Repubblica ha, tra i propri poteri, quello di poter fermare questo ddL prima che arrivi in Parlamento.
«Il Presidente della Repubblica [...] Autorizza la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del Governo.» (Art. 87 Cost.)
3) lo stesso Presidente della Repubblica può (una sola volta) rimandare una legge al Parlamento dopo che sia stata approvata, nel caso sia necessario, spiegando anche perché e dove questa legge "non funzioni".
«[1] Il Presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, può con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione. [2] Se le Camere approvano nuovamente la legge, questa deve essere promulgata» (Art. 74 Cost.)
La formula magica
Domani è il gran giorno: più o meno due milioni di Svizzeri andranno al voto (l'affluenza è sempre stata bassina).
Poi, il mistero.
Nel senso che gli Svizzeri non sono sicuri di come sarà il Consiglio Federale eletto dal Parlamento dopo queste elezioni, e questo perché dal 2003 non vale più la "formula magica".
Questa formula è stata la regola di composizione del Consiglio Federale dal 1959, e si basava sull'idea di fondo di costituire un governo con la partecipazione di tutti i maggiori partiti, di maggioranza e d'opposizione.
Perciò, per 44 anni, al governo hanno sempre partecipato due socialisti, due popolari, due liberali-radicali e un conservatore. E si consideri che prima i liberali ci sono sempre stati dentro, addirittura monopolizzando il Consiglio dal 1848 al 1891.
Non male, eh? Manco la DC...
Dal 2003, però, le destre hanno portato ad un superamento di tutte le regole del sistema, prendendosi un seggio in più, a scapito di una Consigliera che non venne rieletta.
Non succedeva dal 1872, ed è questo che agita un po' la politica svizzera in questo momento, tutti questi cambiamenti in un sistema che funziona da così tanto tempo, e tutti assieme...
Beh, se ne riparlerà lunedì, numeri alla mano...
Poi, il mistero.
Nel senso che gli Svizzeri non sono sicuri di come sarà il Consiglio Federale eletto dal Parlamento dopo queste elezioni, e questo perché dal 2003 non vale più la "formula magica".
Questa formula è stata la regola di composizione del Consiglio Federale dal 1959, e si basava sull'idea di fondo di costituire un governo con la partecipazione di tutti i maggiori partiti, di maggioranza e d'opposizione.
Perciò, per 44 anni, al governo hanno sempre partecipato due socialisti, due popolari, due liberali-radicali e un conservatore. E si consideri che prima i liberali ci sono sempre stati dentro, addirittura monopolizzando il Consiglio dal 1848 al 1891.
Non male, eh? Manco la DC...
Dal 2003, però, le destre hanno portato ad un superamento di tutte le regole del sistema, prendendosi un seggio in più, a scapito di una Consigliera che non venne rieletta.
Non succedeva dal 1872, ed è questo che agita un po' la politica svizzera in questo momento, tutti questi cambiamenti in un sistema che funziona da così tanto tempo, e tutti assieme...
Beh, se ne riparlerà lunedì, numeri alla mano...
venerdì 19 ottobre 2007
Attenzione, attenzione!
Interrompo il flusso delle fregnacce per segnalare una cosa abbastanza seria, trovata sul blog di Beppe Grillo.
Chi mi conosce sa che prendo di solito queste iniziative un po' con le molle, ma stavolta potremmo trovarci davanti ad una cosa davvero seria.
È stato presentato un disegno di legge, approvato in Consiglio dei Ministri il 12 ottobre 2007.
Il testo ha come titolo: "Nuova disciplina dell’editoria e delega al Governo per l’emanazione di un testo unico sul riordino della legislazione nel settore editoriale".
Spiego velocemente un paio di cose: la prima parte del titolo dice che questa legge andrà a riscrivere le norme che disciplinano l'editoria mentre la seconda parte dice che, a seguito di questa legge, il Governo avrà un certo lasso di tempo per scrivere un regolamento su una determinata disciplina, invece di aspettare una legge del Parlamento.
Tutto normale, tutto assolutamente normale, fin qui.
Ora però leggo il testo del ddL, messo a disposizione di tutti in rete, sempre da Grillo (il post con la sua spiegazione e il link al testo lo trovate qui).
L'articolo 1 dice piuttosto amichevolmente che questa legge avrà «per scopo la tutela e la promozione del principio del pluralismo dell’informazione affermato dall’articolo 21 della Costituzione e inteso come libertà di informare e diritto ad essere informati.». Bello, eh? Molto ben scritto, non c'è che dire.
Ora però leggiamo a cosa verrebbe applicato questo ddL, una volta diventato una vera e propria legge dello Stato, cosa che troviamo scritta all'articolo 2: «Per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento, che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso.»
Notate qualcosa?
Non c'è alcun riferimento alla stampa, al contrario di quanto accade negli articoli seguenti, dove si parla tra l'altro di un "Fondo per l'editoria periodica".
Dunque s'intende davvero qualsiasi "prodotto editoriale" e per di più, per espressa previsione del testo appena citato, «quali che siano la forma [...] e il mezzo con il quale esso viene diffuso»
Dunque anche internet, compresi anche quei siti che non sono certo riconoscibili come giornali online, ma sono soltanto siti qualunque, pagine che possono essere messe in rete per qualsiasi motivo... e perciò pure i blog.
Ora certamente capite anche voi perché questa faccenda è piuttosto seria, e soprattutto a noi vicina.
Secondo gli articoli 5 e 6 di questo ddL, poi, tutti coloro che svolgono «anche in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative» un'attività editoriale (cosa che abbiamo letto prima poter essere estesa anche all'apertura e l'aggiornamento di un blog), devono iscriversi al ROC.
Il ROC è il Registro degli Operatori della Comunicazione, "inventato" dalla legge del 31 luglio 1997 n.249 e diretto originariamente soltanto a «i soggetti destinatari di concessione ovvero di autorizzazione [...], le imprese concessionarie di pubblicita' da trasmettere mediante impianti radiofonici o televisivi o [...] su giornali quotidiani o periodici, le imprese di produzione e distribuzione dei programmi [...], nonche' le imprese editrici di giornali [...] e le agenzie di stampa [...] nonche' le imprese fornitrici di servizi telematici e di telecomunicazioni ivi compresa l'editoria elettronica e digitale» (come si può leggere all'art. 1, comma 6, lettera a, numero 5 della stessa L 249/97) .
Con l'estensione voluta da questo ddL verremmo tutti parificati a questi soggetti.
Il che ci porta al motivo, alla ratio di questo provvedimento, spiegata all'articolo 7: «[1] L’iscrizione al Registro degli operatori di comunicazione dei soggetti che svolgono attività editoriale su internet rileva anche ai fini dell’applicazione delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa. [2] Per le attività editoriali svolte su internet dai soggetti pubblici si considera responsabile colui che ha il compito di autorizzare la pubblicazione delle informazioni.»
Cioè si estende la cosiddetta "responsabilità per omesso controllo su contenuti diffamatori", che è tipica degli editori di giornali ed è disciplinata dagli articoli 57 e 57bis del Codice Penale, a tutti coloro che vorranno scrivere qualcosa su internet.
Ecco il rovescio della medaglia di questa parificazione.
Dopo tutta 'sta pappardella giuridica (lo so, è un po' pesante), veniamo all'interrogativo più importante: se chi usa internet per diffamare qualcuno può essere già perseguito per il reato di diffamazione (art. 595 CP), perché mai si dovrebbe trattare chiunque scriva su internet come un editore e farlo per forza registrare in questo ROC?
Semplice: perché la tutela contro la diffamazione, giustamente, può essere messa in atto solo dopo l'avvenuta offesa all'altrui reputazione, mentre questo ddL mira a introdurre un passaggio legale che si frapponga tra ogni cittadino e il suo diritto di esprimere il proprio pensiero su internet.
Una sorta di autorizzazione.
Se passa questa legge, sono molto tentato di non tornare da questo erasmus.
Chi mi conosce sa che prendo di solito queste iniziative un po' con le molle, ma stavolta potremmo trovarci davanti ad una cosa davvero seria.
È stato presentato un disegno di legge, approvato in Consiglio dei Ministri il 12 ottobre 2007.
Il testo ha come titolo: "Nuova disciplina dell’editoria e delega al Governo per l’emanazione di un testo unico sul riordino della legislazione nel settore editoriale".
Spiego velocemente un paio di cose: la prima parte del titolo dice che questa legge andrà a riscrivere le norme che disciplinano l'editoria mentre la seconda parte dice che, a seguito di questa legge, il Governo avrà un certo lasso di tempo per scrivere un regolamento su una determinata disciplina, invece di aspettare una legge del Parlamento.
Tutto normale, tutto assolutamente normale, fin qui.
Ora però leggo il testo del ddL, messo a disposizione di tutti in rete, sempre da Grillo (il post con la sua spiegazione e il link al testo lo trovate qui).
L'articolo 1 dice piuttosto amichevolmente che questa legge avrà «per scopo la tutela e la promozione del principio del pluralismo dell’informazione affermato dall’articolo 21 della Costituzione e inteso come libertà di informare e diritto ad essere informati.». Bello, eh? Molto ben scritto, non c'è che dire.
Ora però leggiamo a cosa verrebbe applicato questo ddL, una volta diventato una vera e propria legge dello Stato, cosa che troviamo scritta all'articolo 2: «Per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento, che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso.»
Notate qualcosa?
Non c'è alcun riferimento alla stampa, al contrario di quanto accade negli articoli seguenti, dove si parla tra l'altro di un "Fondo per l'editoria periodica".
Dunque s'intende davvero qualsiasi "prodotto editoriale" e per di più, per espressa previsione del testo appena citato, «quali che siano la forma [...] e il mezzo con il quale esso viene diffuso»
Dunque anche internet, compresi anche quei siti che non sono certo riconoscibili come giornali online, ma sono soltanto siti qualunque, pagine che possono essere messe in rete per qualsiasi motivo... e perciò pure i blog.
Ora certamente capite anche voi perché questa faccenda è piuttosto seria, e soprattutto a noi vicina.
Secondo gli articoli 5 e 6 di questo ddL, poi, tutti coloro che svolgono «anche in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative» un'attività editoriale (cosa che abbiamo letto prima poter essere estesa anche all'apertura e l'aggiornamento di un blog), devono iscriversi al ROC.
Il ROC è il Registro degli Operatori della Comunicazione, "inventato" dalla legge del 31 luglio 1997 n.249 e diretto originariamente soltanto a «i soggetti destinatari di concessione ovvero di autorizzazione [...], le imprese concessionarie di pubblicita' da trasmettere mediante impianti radiofonici o televisivi o [...] su giornali quotidiani o periodici, le imprese di produzione e distribuzione dei programmi [...], nonche' le imprese editrici di giornali [...] e le agenzie di stampa [...] nonche' le imprese fornitrici di servizi telematici e di telecomunicazioni ivi compresa l'editoria elettronica e digitale» (come si può leggere all'art. 1, comma 6, lettera a, numero 5 della stessa L 249/97) .
Con l'estensione voluta da questo ddL verremmo tutti parificati a questi soggetti.
Il che ci porta al motivo, alla ratio di questo provvedimento, spiegata all'articolo 7: «[1] L’iscrizione al Registro degli operatori di comunicazione dei soggetti che svolgono attività editoriale su internet rileva anche ai fini dell’applicazione delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa. [2] Per le attività editoriali svolte su internet dai soggetti pubblici si considera responsabile colui che ha il compito di autorizzare la pubblicazione delle informazioni.»
Cioè si estende la cosiddetta "responsabilità per omesso controllo su contenuti diffamatori", che è tipica degli editori di giornali ed è disciplinata dagli articoli 57 e 57bis del Codice Penale, a tutti coloro che vorranno scrivere qualcosa su internet.
Ecco il rovescio della medaglia di questa parificazione.
Dopo tutta 'sta pappardella giuridica (lo so, è un po' pesante), veniamo all'interrogativo più importante: se chi usa internet per diffamare qualcuno può essere già perseguito per il reato di diffamazione (art. 595 CP), perché mai si dovrebbe trattare chiunque scriva su internet come un editore e farlo per forza registrare in questo ROC?
Semplice: perché la tutela contro la diffamazione, giustamente, può essere messa in atto solo dopo l'avvenuta offesa all'altrui reputazione, mentre questo ddL mira a introdurre un passaggio legale che si frapponga tra ogni cittadino e il suo diritto di esprimere il proprio pensiero su internet.
Una sorta di autorizzazione.
Se passa questa legge, sono molto tentato di non tornare da questo erasmus.
giovedì 18 ottobre 2007
Cerco gli omini verdi. Cerco gli omini crucchi.
Ieri sera c'è stata una specie di festa delle matricole, che mi dicono essere un must, nell'anno accademico. Cosa curiosa è che la festa è... dentro l'università. Se provassero a farlo a Giurisprudenza a Bologna, Palazzo Malvezzi crollerebbe nella prima mezz'ora per il numero -e il peso complessivo- degli invitati.
Arriviamo alle 21, giusto in tempo per l'happy hour (sì, siamo alcolizzati), ma l'università è ancora vuota o quasi. Con orrore ci rendiamo conto che quest'orario è lo stesso scelto dagli studenti meno socievoli per attaccare pezze epocali. Impressionante un francese che in tutta la serata ha cambiato DUE interlocutori, senza quasi mai smettere di parlare.
Dopo le undici, improvvisamente arriva la carica degli altri studenti, e l'univeristà si trasforma in una specie di enorme intrico di arti che si agita, parte in pista a dimenarsi, parte al bancone a scannarsi per una birra.
Una serata divertente, in fondo. C'era anche l'Anglolussemburghese che -a sentire le ragazze- doveva essere quasi sicuramente gay. Ovviamente, nella soluzione l'enigma sono stato coinvolto pure io. Oddio, non che mi prendesse tanto male, come esperimento, ma -come pensavo da quando l'avevo conosciuto, il secondo o terzo giorno d'erasmus- non c'è trippa per gatti. Pazienza. Almeno, per fortuna, ho scoperto che il suo amico biondo non è tornato in Romania come sembrava in un primo momento... slurp!
Alla fine, io e le ragazze torniamo verso l'ingresso, per rirpendere l'autobus, ma nel tragitto, tra tutto il casino, ci perdiamo. Appena uscito, mi rendo conto che non sono lì, che non le vedo e quindi torno dentro per cercarle e, già che ci sono, per riprendere la giacca.
Torno fuori in ritardo sull'orario dell'autobus, ed esattamente come prima non ci sono. Immagino che siano partite, e perciò mi metto ad aspettare il seguente, intrattenendomi in conversazione col Vaso, mio prossimo compagno di corso di tedesco (per l'identità del Vaso, rimando al blog di Beatrice). Quand'ecco che arriva... LEI. La Russa. Aiuto! Questa comincerà a pedinarmi! Salvatemi!
Alla fine arriva l'autobus e, dopo un'allucinante crociera attraverso la città resa non proprio ospitale dalla pioggia, con un grassone ubriaco fradicio che mi schiacciava sul muro urlando di tanto in tanto all'autista quand'è che si fermava all'imbarco dei traghetti, finalmente arrivo a casa.
E allora il titolo? Come mai ho scritto una roba del genere?
È presto detto: grazie alla lettura di un interessante libro di Stephen Webb sul paradosso di Fermi, ho deciso di mettere a disposizione le -limitate- risorse del mio pc per il SETI.
Per chi non lo sapesse, SETI è quel programma di ricerca di forme di vita extraterrestri a partire dalle emissioni radio che dovrebbero venire da loro emesse volontariamente o involontariamente. Dato che per tutto questo tempo non si è trovato niente nell'etere, si potrebbe pensare con scetticismo che non ci sia nessuno da ascoltare. Ma la mole di dati da elaborare è ENORME, e i computer che ci lavorano ci metterebbero ANNI, da soli. Perciò si è cominciato a diffondere su internet un programma che riceve i dati da analizzare, compie i dovuti calcoli sul tuo pc (sì! proprio sul tuo!) e li rimanda indietro.
Il link lo trovate ora nella colonna di destra del mio blog, sotto gli altri link.
Oltre a questo, ho trovato un'altra cosa molto carina su internet: StudiVZ, una comunità online di studenti (non necessariamente tedeschi, ma il sito è in tedesco, quindi di fatto... come dire...) in cui ho messo su un profilo... Mi dicono che è molto frequentata, perciò vediamo un po'...
Anche il link di StudiVZ è (e da ora in poi sarà) sotto la colonna dei link...
Arriviamo alle 21, giusto in tempo per l'happy hour (sì, siamo alcolizzati), ma l'università è ancora vuota o quasi. Con orrore ci rendiamo conto che quest'orario è lo stesso scelto dagli studenti meno socievoli per attaccare pezze epocali. Impressionante un francese che in tutta la serata ha cambiato DUE interlocutori, senza quasi mai smettere di parlare.
Dopo le undici, improvvisamente arriva la carica degli altri studenti, e l'univeristà si trasforma in una specie di enorme intrico di arti che si agita, parte in pista a dimenarsi, parte al bancone a scannarsi per una birra.
Una serata divertente, in fondo. C'era anche l'Anglolussemburghese che -a sentire le ragazze- doveva essere quasi sicuramente gay. Ovviamente, nella soluzione l'enigma sono stato coinvolto pure io. Oddio, non che mi prendesse tanto male, come esperimento, ma -come pensavo da quando l'avevo conosciuto, il secondo o terzo giorno d'erasmus- non c'è trippa per gatti. Pazienza. Almeno, per fortuna, ho scoperto che il suo amico biondo non è tornato in Romania come sembrava in un primo momento... slurp!
Alla fine, io e le ragazze torniamo verso l'ingresso, per rirpendere l'autobus, ma nel tragitto, tra tutto il casino, ci perdiamo. Appena uscito, mi rendo conto che non sono lì, che non le vedo e quindi torno dentro per cercarle e, già che ci sono, per riprendere la giacca.
Torno fuori in ritardo sull'orario dell'autobus, ed esattamente come prima non ci sono. Immagino che siano partite, e perciò mi metto ad aspettare il seguente, intrattenendomi in conversazione col Vaso, mio prossimo compagno di corso di tedesco (per l'identità del Vaso, rimando al blog di Beatrice). Quand'ecco che arriva... LEI. La Russa. Aiuto! Questa comincerà a pedinarmi! Salvatemi!
Alla fine arriva l'autobus e, dopo un'allucinante crociera attraverso la città resa non proprio ospitale dalla pioggia, con un grassone ubriaco fradicio che mi schiacciava sul muro urlando di tanto in tanto all'autista quand'è che si fermava all'imbarco dei traghetti, finalmente arrivo a casa.
E allora il titolo? Come mai ho scritto una roba del genere?
È presto detto: grazie alla lettura di un interessante libro di Stephen Webb sul paradosso di Fermi, ho deciso di mettere a disposizione le -limitate- risorse del mio pc per il SETI.
Per chi non lo sapesse, SETI è quel programma di ricerca di forme di vita extraterrestri a partire dalle emissioni radio che dovrebbero venire da loro emesse volontariamente o involontariamente. Dato che per tutto questo tempo non si è trovato niente nell'etere, si potrebbe pensare con scetticismo che non ci sia nessuno da ascoltare. Ma la mole di dati da elaborare è ENORME, e i computer che ci lavorano ci metterebbero ANNI, da soli. Perciò si è cominciato a diffondere su internet un programma che riceve i dati da analizzare, compie i dovuti calcoli sul tuo pc (sì! proprio sul tuo!) e li rimanda indietro.
Il link lo trovate ora nella colonna di destra del mio blog, sotto gli altri link.
Oltre a questo, ho trovato un'altra cosa molto carina su internet: StudiVZ, una comunità online di studenti (non necessariamente tedeschi, ma il sito è in tedesco, quindi di fatto... come dire...) in cui ho messo su un profilo... Mi dicono che è molto frequentata, perciò vediamo un po'...
Anche il link di StudiVZ è (e da ora in poi sarà) sotto la colonna dei link...
Il giorno dopo.
Ora vi sarete chiesti «quando e soprattutto se riescono a fare queste elezioni (e a non impazzire nel frattempo), poi, che fanno?»
A quel punto, camera alta e camera bassa si riuniscono e insieme eleggono il Consiglio Federale, che è assieme Governo e Capo dell Stato collegiale, e questo perché la Svizzera è un sistema direttoriale: la gente elegge il Parlamento, il Parlamento elegge il Governo.
I Consiglieri Federali sono quindi i soli sette ministri del Governo Federale e ogni anno uno di loro viene eletto (sempre dal Parlamento) Presidente, carica che non vuol dire molto (Presidente sì, ma sempre primus inter pares).
Teoricamente, il loro incarico però durerebbe solo quattro anni, e ogni quattro anni in effetti vengono tenute di nuovo le elezioni per il Consiglio Federale, ma...
Ma in realtà avviene che, di solito, un Consigliere Federale che si ricandidi per prassi venga rieletto finché si ricandida, così in media un Consigliere rimane in carica circa 10 anni. E dato che i Consiglieri sono 7, la carica di Presidente è assunta a rotazione da ogni Consigliere, dopo che sono stati eletti alla Presidenza tutti i Consiglieri eletti prima di lui. Essere complicati anche nelle piccole cose. Questo è stile.
Non mancano poi i record di longevità: Karl Schenk restò in carica una bella trentina d'anni dal 1863 al 1893, Giuseppe Motta fu eletto prima che affondasse il Titanic e se ne andò mentre era già cominciata la Seconda Guerra Mondiale, Philipp Etter durò ben 25 anni, e così via...
A quel punto, camera alta e camera bassa si riuniscono e insieme eleggono il Consiglio Federale, che è assieme Governo e Capo dell Stato collegiale, e questo perché la Svizzera è un sistema direttoriale: la gente elegge il Parlamento, il Parlamento elegge il Governo.
I Consiglieri Federali sono quindi i soli sette ministri del Governo Federale e ogni anno uno di loro viene eletto (sempre dal Parlamento) Presidente, carica che non vuol dire molto (Presidente sì, ma sempre primus inter pares).
Teoricamente, il loro incarico però durerebbe solo quattro anni, e ogni quattro anni in effetti vengono tenute di nuovo le elezioni per il Consiglio Federale, ma...
Ma in realtà avviene che, di solito, un Consigliere Federale che si ricandidi per prassi venga rieletto finché si ricandida, così in media un Consigliere rimane in carica circa 10 anni. E dato che i Consiglieri sono 7, la carica di Presidente è assunta a rotazione da ogni Consigliere, dopo che sono stati eletti alla Presidenza tutti i Consiglieri eletti prima di lui. Essere complicati anche nelle piccole cose. Questo è stile.
Non mancano poi i record di longevità: Karl Schenk restò in carica una bella trentina d'anni dal 1863 al 1893, Giuseppe Motta fu eletto prima che affondasse il Titanic e se ne andò mentre era già cominciata la Seconda Guerra Mondiale, Philipp Etter durò ben 25 anni, e così via...
mercoledì 17 ottobre 2007
Zafar L'Uzbeco Gigante e il Cinese Invisibile
Oggi, per integrare il post di Beatrice sui personaggi dell'erasmus, mi sento in dovere di raccontare di due soggetti particolari che abbiamo scoperto negli ultimi giorni...
Prima di tutti c'è Zafar, l'Uzbeco Gigante. Non è particolarmente strano. Non fa cose strane. Non ha abitudini strane, anzi, è molto gentile, affabile, tranquillo... E allora perché ne parliamo?
Perché questo tizio, venuto direttamente dalle steppe, rasenta i due metri di statura. E la sua altezza salta ancora più all'occhio grazie alla valigetta che si porta dietro.
Microscopica.
Avete presente un foglio A5? Non ci starebbe dentro.
È una figura troppo divertente...
E poi c'è il Cinese Invisibile. Vederlo girare per la facoltà tutto contento è un piacere, ma non rivolgetegli la parola. Subito, il povero malcapitato si spaventerà a morte e si paralizzerà lì dove si trova, con un'espressione di puro sgomento sul viso...
Poi, dopo qualche istante, vi fornirà il migliore dei suoi sorrisi, regalandovi uno «Ja...» decisamente poco convinto. A prima vista si direbbe che il poveretto non capisce il tedesco, ma dopo lunga osservazione, si capisce che 'sto tizio il tedesco lo parla, e lo capisce pure senza problemi. Mah.
Altra cosa particolare è che sono ormai convinto che questo signore possa rendersi invisibile a piacimento.
Me ne sono reso conto quando ho dovuto fare il colloquio di piazzamento nel corso di lingua.
Entro nella sala, la porta d'ingresso è alle mie spalle.
Parlo amabilmente coll'esaminatore, e per il resto non sento nulla: ci siamo solo io e l'esaminatore, e parliamo. Pure a bassa voce.
Finito il colloquio, mi alzo, mi giro ed esco, senza incontrare nessuno sul tragitto.
Esco dala porta e chiamo il prossimo, ma il prossimo in questione (un erasmus svedese) mi dice che è già entrato qualcuno, il cinese, per la precisione.
Ovviamente gli rispondo che è impossibile: non l'ho visto entrando, non l'ho visto uscendo, non si è sentito entrare nessuno, perciò non PUÒ esserci nessuno.
Poco convinto, lo svedese entra nella stanza... ed esce subito dopo dicendo: «Come sarebbe "non l'hai visto"? Eccolo lì!» e, nel dirlo, apre un poco di più la porta per farmi vedere...
Non posso crederci.
È lì seduto.
Non ho la minima idea di come ci sia riuscito. Anzi sì: è il Cinese Invisibile. Brrrrrr...
Prima di tutti c'è Zafar, l'Uzbeco Gigante. Non è particolarmente strano. Non fa cose strane. Non ha abitudini strane, anzi, è molto gentile, affabile, tranquillo... E allora perché ne parliamo?
Perché questo tizio, venuto direttamente dalle steppe, rasenta i due metri di statura. E la sua altezza salta ancora più all'occhio grazie alla valigetta che si porta dietro.
Microscopica.
Avete presente un foglio A5? Non ci starebbe dentro.
È una figura troppo divertente...
E poi c'è il Cinese Invisibile. Vederlo girare per la facoltà tutto contento è un piacere, ma non rivolgetegli la parola. Subito, il povero malcapitato si spaventerà a morte e si paralizzerà lì dove si trova, con un'espressione di puro sgomento sul viso...
Poi, dopo qualche istante, vi fornirà il migliore dei suoi sorrisi, regalandovi uno «Ja...» decisamente poco convinto. A prima vista si direbbe che il poveretto non capisce il tedesco, ma dopo lunga osservazione, si capisce che 'sto tizio il tedesco lo parla, e lo capisce pure senza problemi. Mah.
Altra cosa particolare è che sono ormai convinto che questo signore possa rendersi invisibile a piacimento.
Me ne sono reso conto quando ho dovuto fare il colloquio di piazzamento nel corso di lingua.
Entro nella sala, la porta d'ingresso è alle mie spalle.
Parlo amabilmente coll'esaminatore, e per il resto non sento nulla: ci siamo solo io e l'esaminatore, e parliamo. Pure a bassa voce.
Finito il colloquio, mi alzo, mi giro ed esco, senza incontrare nessuno sul tragitto.
Esco dala porta e chiamo il prossimo, ma il prossimo in questione (un erasmus svedese) mi dice che è già entrato qualcuno, il cinese, per la precisione.
Ovviamente gli rispondo che è impossibile: non l'ho visto entrando, non l'ho visto uscendo, non si è sentito entrare nessuno, perciò non PUÒ esserci nessuno.
Poco convinto, lo svedese entra nella stanza... ed esce subito dopo dicendo: «Come sarebbe "non l'hai visto"? Eccolo lì!» e, nel dirlo, apre un poco di più la porta per farmi vedere...
Non posso crederci.
È lì seduto.
Non ho la minima idea di come ci sia riuscito. Anzi sì: è il Cinese Invisibile. Brrrrrr...
Tenetevi forte.
Oggi scriverò della legge elettorale svizzera. Auguri.
Cioè, non è che sia difficile, è solo che non ci si capisce una mazza.
Cominciamo innanzitutto col dire che la legge elettorale della camera bassa rispecchia, come tutto il resto, la mentalità svizzera: se non abbiamo una lingua unica in comune, possiamo forse votare per il Consiglio Nazionale tutti assieme? Per carità! Si vota ovviamente per Cantone.
Ognuno ha il suo numero di deputati, a seconda della popolazione, e vota solo per quelli. Per esempio, Basilea Città, il mio Cantone, ha 5 Consiglieri Nazionali, e vota solo per quei 5.
Il sistema è (o almeno dovrebbe essere) un proporzionale puro a preferenza multipla: in mano ti danno una serie di schede, una per lista, ognuna collegata con un partito, che ha dentro già stampati tutti i nomi dei suoi candidati (nel mio caso 5). Puoi votare una delle liste che ti danno, o anche votarla modificata, cancellando il nome di un candidato e mettendo quello di un altro, anche se quest'altro fa parte già di una lista diversa, oppure, se non vuoi votare esplicitamente un partito collegato alle liste, se non ti piacciono le liste così come sono, o hai paura di scarabocchiare troppo, hai anche a disposizione una lista vuota tutta per te, da riempire a piacere.
Avete capito? No? Fa lo stesso, è tanto incasinato che è un miracolo che funzioni sempre senza problemi. Forse è più facile usarlo che spiegarlo. Per farla breve, comunque, lo definirei un "voto patchwork". Non invidio chi deve poi scrutinarle, 'ste schede.
Ah, ovviamente il sistema DOVREBBE essere così. Dovrebbe, perché i Cantoni che hanno 5 deputati, hanno 5 voci sulla lista, quelli che ne hanno 9 ovviamente votano per liste di 9. E quelli che ne hanno 1 solo? Ovvio, votano col maggioritario, che è un sistema anni luce lontano da quello degli altri Cantoni. Logico, no? E poi bisogna anche considerare che il diverso numero dei Consiglieri per ogni Cantone fa sì che ognuno dei 26 Cantoni voti di fatto con una legge diversa, tecnicamente.
Perciò quella che sulla carta è una legge unica, nella pratica è un insieme di 26 sistemi diversi descritti abbastanza a grandi linee da una legge federale.
Una legge che è in realtà un riassunto di 26 leggi diverse.
Dal momento che il Consiglio degli Stati (la camera alta), serve invece a rappresentare paritariamente i singoli Cantoni, ognuno ovviamente ha la sua brava legge elettorale. Ma qui viene il bello: ogni Cantone (e Semicantone) (anche questa è un po' complicata da raccontare, prendetela com'è) ha provato a sforzarsi per aumentare la varietà di queste leggi, ma alla fine si sono tutti arresi: il modo migliore per eleggere i Consiglieri agli Stati è il maggioritario a doppio turno. Così, spontaneamente, e avendo pure 26 leggi diverse in luogo di una per queste elezioni, hanno scritto tutti quanti le loro brave leggi perché fossero di fatto praticamente uguali.
Perciò quella che sulla carta è una serie di 26 leggi diverse, nella pratica è un sistema unico che vale per tutta la Confederazione.
26 leggi che sono in realtà quasi tutte copie di una legge unica.
Che ve ne pare?
Cioè, non è che sia difficile, è solo che non ci si capisce una mazza.
Cominciamo innanzitutto col dire che la legge elettorale della camera bassa rispecchia, come tutto il resto, la mentalità svizzera: se non abbiamo una lingua unica in comune, possiamo forse votare per il Consiglio Nazionale tutti assieme? Per carità! Si vota ovviamente per Cantone.
Ognuno ha il suo numero di deputati, a seconda della popolazione, e vota solo per quelli. Per esempio, Basilea Città, il mio Cantone, ha 5 Consiglieri Nazionali, e vota solo per quei 5.
Il sistema è (o almeno dovrebbe essere) un proporzionale puro a preferenza multipla: in mano ti danno una serie di schede, una per lista, ognuna collegata con un partito, che ha dentro già stampati tutti i nomi dei suoi candidati (nel mio caso 5). Puoi votare una delle liste che ti danno, o anche votarla modificata, cancellando il nome di un candidato e mettendo quello di un altro, anche se quest'altro fa parte già di una lista diversa, oppure, se non vuoi votare esplicitamente un partito collegato alle liste, se non ti piacciono le liste così come sono, o hai paura di scarabocchiare troppo, hai anche a disposizione una lista vuota tutta per te, da riempire a piacere.
Avete capito? No? Fa lo stesso, è tanto incasinato che è un miracolo che funzioni sempre senza problemi. Forse è più facile usarlo che spiegarlo. Per farla breve, comunque, lo definirei un "voto patchwork". Non invidio chi deve poi scrutinarle, 'ste schede.
Ah, ovviamente il sistema DOVREBBE essere così. Dovrebbe, perché i Cantoni che hanno 5 deputati, hanno 5 voci sulla lista, quelli che ne hanno 9 ovviamente votano per liste di 9. E quelli che ne hanno 1 solo? Ovvio, votano col maggioritario, che è un sistema anni luce lontano da quello degli altri Cantoni. Logico, no? E poi bisogna anche considerare che il diverso numero dei Consiglieri per ogni Cantone fa sì che ognuno dei 26 Cantoni voti di fatto con una legge diversa, tecnicamente.
Perciò quella che sulla carta è una legge unica, nella pratica è un insieme di 26 sistemi diversi descritti abbastanza a grandi linee da una legge federale.
Una legge che è in realtà un riassunto di 26 leggi diverse.
Dal momento che il Consiglio degli Stati (la camera alta), serve invece a rappresentare paritariamente i singoli Cantoni, ognuno ovviamente ha la sua brava legge elettorale. Ma qui viene il bello: ogni Cantone (e Semicantone) (anche questa è un po' complicata da raccontare, prendetela com'è) ha provato a sforzarsi per aumentare la varietà di queste leggi, ma alla fine si sono tutti arresi: il modo migliore per eleggere i Consiglieri agli Stati è il maggioritario a doppio turno. Così, spontaneamente, e avendo pure 26 leggi diverse in luogo di una per queste elezioni, hanno scritto tutti quanti le loro brave leggi perché fossero di fatto praticamente uguali.
Perciò quella che sulla carta è una serie di 26 leggi diverse, nella pratica è un sistema unico che vale per tutta la Confederazione.
26 leggi che sono in realtà quasi tutte copie di una legge unica.
Che ve ne pare?
martedì 16 ottobre 2007
Dal CoCamBo al KonKammCho
Ieri, finalmente, ho cominciato le prove col Konstanzer Kammer-Chor, dove da un po' di tempo avevo pensato di andare, qui a Costanza.
In effetti avrei potuto (e voluto) anche cantare nel coro dell'università, ma -ovviamente- provano tutti e due il lunedì. Alle sette. Pazienza.
Le prove sono in un liceo non troppo lontano da casa mia... uno di quei bei palazzoni ottocenteschi costruiti così apposta per reprimere la fantasia dei ragazzi, tra colonnone e pilastroni (grigi), muri spessi e rassicuranti (grigi), scaloni monumentali e sale interne d'un brillante... grigio.
Immaginatevi cosa doveva sembrare la facciata del palazzo ieri sera, quando sono arrivato per cominciare le prove.
Strada buia.
Facciata (grigia), al buio.
Una debole luce dall'interno.
Sembrava l'inizio di un film horror e invece, seguendo la luce di stanza (grigia) in stanza (grigia), salendo lo scalone (grigio) (ma va'), ho trovato finalmente il coro (non grigio) (per fortuna).
Ed ora... beh, ora comincia il difficile: l'ambientazione, il conoscere gli altri coristi, e tante altre cose che occupano sempre almeno i primi mesi di coro...
Comunque i "tipi", i personaggi tipici del proprio coro, si ritrovano in ogni formazione... ho già individuato la loro Rosanna, mi sono seduto vicino al loro Lucchi (anche se il loro Lucchi non batte il nostro quanto a resistenza: 40 anni contro 50), ho parlato col loro Silvano... è terribilmente buffo, tutto ciò.
Seguire le prove, poi, non è stato così difficile, finora: seguono un metodo simile a quello che seguiamo con PierSi, solo che lo fanno diretti da un maestro che sembra Gene Gnocchi invecchiato. Non sto scherzando.
Vi racconterò più avanti di come vive questo coro, di come funziona, di come va avanti, dei soggetti che (sicuramente) incontrerò, e del progetto che stanno (stiamo? stanno?) preparando: la Johannespassion di Bach.
Piccola perla prima di chiudere... indovinate la raccomandazione che ha fatto il maestro appena è finita la prova... sì, proprio quella: «mi raccomando: dalle prossime prove, cominciamo alle sette e quaranta precise»... «eh, eh, in Norvegia non fanno così...» aggiungerebbe chi-sapete-voi...
In effetti avrei potuto (e voluto) anche cantare nel coro dell'università, ma -ovviamente- provano tutti e due il lunedì. Alle sette. Pazienza.
Le prove sono in un liceo non troppo lontano da casa mia... uno di quei bei palazzoni ottocenteschi costruiti così apposta per reprimere la fantasia dei ragazzi, tra colonnone e pilastroni (grigi), muri spessi e rassicuranti (grigi), scaloni monumentali e sale interne d'un brillante... grigio.
Immaginatevi cosa doveva sembrare la facciata del palazzo ieri sera, quando sono arrivato per cominciare le prove.
Strada buia.
Facciata (grigia), al buio.
Una debole luce dall'interno.
Sembrava l'inizio di un film horror e invece, seguendo la luce di stanza (grigia) in stanza (grigia), salendo lo scalone (grigio) (ma va'), ho trovato finalmente il coro (non grigio) (per fortuna).
Ed ora... beh, ora comincia il difficile: l'ambientazione, il conoscere gli altri coristi, e tante altre cose che occupano sempre almeno i primi mesi di coro...
Comunque i "tipi", i personaggi tipici del proprio coro, si ritrovano in ogni formazione... ho già individuato la loro Rosanna, mi sono seduto vicino al loro Lucchi (anche se il loro Lucchi non batte il nostro quanto a resistenza: 40 anni contro 50), ho parlato col loro Silvano... è terribilmente buffo, tutto ciò.
Seguire le prove, poi, non è stato così difficile, finora: seguono un metodo simile a quello che seguiamo con PierSi, solo che lo fanno diretti da un maestro che sembra Gene Gnocchi invecchiato. Non sto scherzando.
Vi racconterò più avanti di come vive questo coro, di come funziona, di come va avanti, dei soggetti che (sicuramente) incontrerò, e del progetto che stanno (stiamo? stanno?) preparando: la Johannespassion di Bach.
Piccola perla prima di chiudere... indovinate la raccomandazione che ha fatto il maestro appena è finita la prova... sì, proprio quella: «mi raccomando: dalle prossime prove, cominciamo alle sette e quaranta precise»... «eh, eh, in Norvegia non fanno così...» aggiungerebbe chi-sapete-voi...
Piccola prova di layout a tema...
Come promesso, ecco qui il cambiamento al layout del blog, che ovviamente durerà fino a che non usciranno i risultati ufficiali.
Intanto, mentre aspettiamo i risultati (anzi, aspetto: chissà perché, ho l'impressione che voi non li aspettiate come me), scriverò un paio di post su come funziona questo strano paese.
Si elegge, invatti, domenica, l'Assemblea Federale, il Parlamento svizzero. Come in Italia, questo parlamento è perfettamente bicamerale: le Camere devono essere in accordo, per far passare una decisione.
Il Consiglio Nazionale (la camera bassa) è composto da 200 membri, divisi tra tutti Cantoni, e la legge elettorale per questa camera è allucinante, perché prevede sistemi diversi per Cantone... veramente, non se ne viene fuori, e non ho né il tempo né le energie di spiegarla adesso...
Nel Consiglio degli Stati, invece, siedono 46 persone in rappresentanza di ogni Cantone, e lì, piuttosto che arrovellarsi per un sistema difficile, ma unico, si è pensato bene di lasciare fare ai cantoni, così abbiamo 26 leggi elettorali diverse, per la camera alta.
In totale 27 leggi elettorali. Non è uno scherzo.
Nei prossimi post "a tema", scriverò di come si vota nei fatti (preparate gli ansiolitici), di come funziona il sistema dal giorno dopo le elezioni in poi, di come si possa essere ministri per 31 anni, e forse altro ancora, se ne avrò il tempo...
Tranquilli, comunque: non parlerò SOLO di questo, i normali post di tutti giorni continuano...
Intanto, mentre aspettiamo i risultati (anzi, aspetto: chissà perché, ho l'impressione che voi non li aspettiate come me), scriverò un paio di post su come funziona questo strano paese.
Si elegge, invatti, domenica, l'Assemblea Federale, il Parlamento svizzero. Come in Italia, questo parlamento è perfettamente bicamerale: le Camere devono essere in accordo, per far passare una decisione.
Il Consiglio Nazionale (la camera bassa) è composto da 200 membri, divisi tra tutti Cantoni, e la legge elettorale per questa camera è allucinante, perché prevede sistemi diversi per Cantone... veramente, non se ne viene fuori, e non ho né il tempo né le energie di spiegarla adesso...
Nel Consiglio degli Stati, invece, siedono 46 persone in rappresentanza di ogni Cantone, e lì, piuttosto che arrovellarsi per un sistema difficile, ma unico, si è pensato bene di lasciare fare ai cantoni, così abbiamo 26 leggi elettorali diverse, per la camera alta.
In totale 27 leggi elettorali. Non è uno scherzo.
Nei prossimi post "a tema", scriverò di come si vota nei fatti (preparate gli ansiolitici), di come funziona il sistema dal giorno dopo le elezioni in poi, di come si possa essere ministri per 31 anni, e forse altro ancora, se ne avrò il tempo...
Tranquilli, comunque: non parlerò SOLO di questo, i normali post di tutti giorni continuano...
lunedì 15 ottobre 2007
Prevedibilità
A parte il numero di elettori (3.300.000 - 3.500.000 di persone erano veramente più di quanto ci si potesse aspettare), queste primarie hanno riservato una tale serie di cose assolutamente prevedibili, che leggendo i giornali su internet, stamattina, avrei potuto spuntare una lista di fatti e di dichiarazioni che mi aspettavo di leggere, e che puntualmente ci sono state... questa c'è, questa pure, anche questa...
Prevedibile era innanzitutto il risultato di questa consultazione, e del resto era evidente che per gli altri candidati non poteva davvero esserci lotta, con un Veltroni che -prevedibilmente- ha racimolato circa il 75% dei consensi (dato rilevato a metà circa dello scrutinio).
Prevedibili le dichiarazioni del centrosinistra, chi fa le sue congratulazioni, chi le sue raccomandazioni, chi non sa più dove andrà o che ne sarà di lui...
Prevedibili le uscite di Forza Italia che parla (e ti pareva) di un bluff, per coprire un mezzo fiasco. Ma io vorrei vedere dei dati, signori miei.
Prevedibile Casini, che è già lì che freme per sapere cosa farà Veltroni, dove andrà, e soprattutto con chi ci andrà... un po' come dire «Dimmi con chi vai, e ti dirò se vengo anch'io»
Ecco, è questo il problema... tutto troppo prevedibile. Tutto già scritto.
Per carità, le primarie legittimeranno la posizione di Veltroni come leader del Partito Democratico.
Ma che altro ci dicono?
Nulla: i 3.500.000 di persone (siamo generosi, va') che hanno votato alle primarie sono poco più di un decimo dei votanti alle elezioni del 2006.
Oppure, se volete, circa il 18% di coloro che a quelle stesse elezioni votarono l'Unione.
O, meglio ancora, il 30% di coloro che votarono proprio l'Ulivo.
Tra questo campione così ristretto, sappiamo che la maggioranza ha votato Veltroni come segretario del Partito Democratico, niente di più.
Per questo continuo ad essere scettico: perché in questa fiera delle prevedibilità, l'adesione di appena il 7,5-10% circa dell'elettorato ad una consultazione come le primarie basta già per far parlare tutti nel centrosinistra di "una risposta all'antipolitica", e ad ostentare ottimismo.
Ne è veramento il caso?
Prevedibile era innanzitutto il risultato di questa consultazione, e del resto era evidente che per gli altri candidati non poteva davvero esserci lotta, con un Veltroni che -prevedibilmente- ha racimolato circa il 75% dei consensi (dato rilevato a metà circa dello scrutinio).
Prevedibili le dichiarazioni del centrosinistra, chi fa le sue congratulazioni, chi le sue raccomandazioni, chi non sa più dove andrà o che ne sarà di lui...
Prevedibili le uscite di Forza Italia che parla (e ti pareva) di un bluff, per coprire un mezzo fiasco. Ma io vorrei vedere dei dati, signori miei.
Prevedibile Casini, che è già lì che freme per sapere cosa farà Veltroni, dove andrà, e soprattutto con chi ci andrà... un po' come dire «Dimmi con chi vai, e ti dirò se vengo anch'io»
Ecco, è questo il problema... tutto troppo prevedibile. Tutto già scritto.
Per carità, le primarie legittimeranno la posizione di Veltroni come leader del Partito Democratico.
Ma che altro ci dicono?
Nulla: i 3.500.000 di persone (siamo generosi, va') che hanno votato alle primarie sono poco più di un decimo dei votanti alle elezioni del 2006.
Oppure, se volete, circa il 18% di coloro che a quelle stesse elezioni votarono l'Unione.
O, meglio ancora, il 30% di coloro che votarono proprio l'Ulivo.
Tra questo campione così ristretto, sappiamo che la maggioranza ha votato Veltroni come segretario del Partito Democratico, niente di più.
Per questo continuo ad essere scettico: perché in questa fiera delle prevedibilità, l'adesione di appena il 7,5-10% circa dell'elettorato ad una consultazione come le primarie basta già per far parlare tutti nel centrosinistra di "una risposta all'antipolitica", e ad ostentare ottimismo.
Ne è veramento il caso?
domenica 14 ottobre 2007
Schwyz!

«Schwyz? Solo un informatico potrebbe decidere di spostarsi in un posto con un nome generabile algoritmicamente.» (Mat/Tia)
Sì, in effetti il nome del posto è assurdo, sembrano lettere digitate a caso... ma del resto il nome italiano, "Svitto", mi sembra addirittura ridicolo... e poi, è dal nome di Schwyz che viene il nome della Svizzera, il che almeno gli dà un senso.
Arrivo col treno in tarda mattinata, quando la nebbia del Lauerzersee si sta appena alzando e...
Sorpresa!
Il paesaggio intorno alla cittadina è un'impressionante cinta di montagne tutto intorno, comparsa all'improvviso, in pochi minuti...
Il treno si ferma in stazione e...
Sorpresa!
La stazione è in un altro paese.Sì, perché Schwyz, come altre città svizzere, non è proprio facilissima da raggiungere (leggi: è collegata alresto dellarete peggiodi Ravenna), perciò c'è un tratto da fare a piedi.
Ovviamente in salita.
Kraaazie!
La città è piccolissima, e per di più bloccata nel centro da una specie di sagra, ma comunque me la sono potuta girare, visitando la Parrocchiale (d'un barocco abbagliante, smisurata per un centro così piccolo), il Museo dei Patti Federali (un paradiso per gli appassionati di paleografia e di archivistica), il Lauerzersee poco distante... e poi?
Poi, visto che la cittadina dopo un po' (anzi, dopo molto poco) finisce, ho pensato bene di andare verso Goldau.
A piedi.
Sì, ogni tanto mi prendono questi flash e faccio cose poco sensate, ma devo dire che è stata unabuona idea, un'occasione per una bella camminata...
...e per fare qualche foto, che trovate sotto in forma di link:




PS: per la fine della prossima settimana, ho pensato ad un provvisorio restyling del sito... giusto per vedere come me la cavo a cambiare due cosette nel codice della pagina...
mercoledì 10 ottobre 2007
Sempre più in là...
Ma allora quando si comincia?
Quando stavo ancora preparando tutte le carte dell'erasmus, pensavo che il 4 ottobre fosse la data definitiva di inizio di tutte le attività.
Poi sono arrivato qui, e ho capito che il "programma di orientamento" era da contarsi al di fuori dei normali corsi, fino al 15 di ottobre, e ho pensato che dopo sarebbero cominciate le lezioni.
Poi ci sono venuti a dire che la prima settimana, dal 15 al 22 era una settimana introduttiva necessaria per tutti, da seguire divisi per facoltà. Ok, allora: si comincia il 22.
Poi è venuto finalmente il sig. M. (consulente erasmus di Giurisprudenza) (slavato, ma belloccio) a dirci che sì, le lezioni cominciano il 22... ma sapete com'è... bisogna ambientarsi... «seguite un po' tutti i corsi che vi interessano e poi si vedrà cosa mettere sul piano di studi»... Ok, capito.
Ma allora quando si comincia?
Secondo me la strategia dell'università è quella di farci cominciare l'univeristà gradualmente, senza che noialtri ce ne accorgiamo.
Tra poche ore, poi, avrò finalmente il salvifico tesserino universitario, con tanto di numero di matricola... e almeno la folle corsa a ostacoli burocratica dell'università dovrebbe potersi dire conclusa. Dovrebbe.
Frase del giorno:
«In Brianza è sempre tutto un'eccezione» (Clelia)
Quando stavo ancora preparando tutte le carte dell'erasmus, pensavo che il 4 ottobre fosse la data definitiva di inizio di tutte le attività.
Poi sono arrivato qui, e ho capito che il "programma di orientamento" era da contarsi al di fuori dei normali corsi, fino al 15 di ottobre, e ho pensato che dopo sarebbero cominciate le lezioni.
Poi ci sono venuti a dire che la prima settimana, dal 15 al 22 era una settimana introduttiva necessaria per tutti, da seguire divisi per facoltà. Ok, allora: si comincia il 22.
Poi è venuto finalmente il sig. M. (consulente erasmus di Giurisprudenza) (slavato, ma belloccio) a dirci che sì, le lezioni cominciano il 22... ma sapete com'è... bisogna ambientarsi... «seguite un po' tutti i corsi che vi interessano e poi si vedrà cosa mettere sul piano di studi»... Ok, capito.
Ma allora quando si comincia?
Secondo me la strategia dell'università è quella di farci cominciare l'univeristà gradualmente, senza che noialtri ce ne accorgiamo.
Tra poche ore, poi, avrò finalmente il salvifico tesserino universitario, con tanto di numero di matricola... e almeno la folle corsa a ostacoli burocratica dell'università dovrebbe potersi dire conclusa. Dovrebbe.
Frase del giorno:
«In Brianza è sempre tutto un'eccezione» (Clelia)
martedì 9 ottobre 2007
Meersburg

Nonostante la tempestiva presentazione della richiesta, nonostante le reiterate rotture di scatole all'Hausmeister, nonostante tutto, devo ancora affidarmi alla (traballante) connessione wifi dei caffé di Konstanz.
O, meglio, ho dovuto finora. Dal momento che il segnale internet mi arriva, ma non sono ufficialmente connesso, e che tutta la procedura si risolve nel solo consegnarmi un cavo, mi organizzo da solo e il cavo me lo prendo per conto mio.
È un cavo abusivo, ma mi libera dal continuo saltare senza preavviso, tipico delle connessioni in luoghi pubblici.
Un cavo che mi libera.
Il cavo delle libertà.
Mi consentano.
Ok, sciocchezze a parte, devo raccontare della gita a Meersburg. Oddio, non che ci sia tantissimo da raccontare, però il posto è bello, a solo un quarto d'ora di traghetto da Costanza, tra le viti e gli alberi (che stanno ingiallendo e mi stanno convincendo della necessità di portarmi sempre dietro la macchina fotografica).
Ovviamente, c'è stato un altro show del mitico signor E., che ci ha regalato perle come il gioco di parole tra il nome del re merovingio Dagoberto a Zio Paperone (sì, lo so che non vi fa ridere, ma se aveste letto l'equivalente crucco di Topolino, ridereste anche voi).
Altra cosa degna di nota, da lunedì cominciano -finalmente- le prove del coro dell'Università. Sarà -rifinalmente- l'occasione per conoscere dei tedeschi. Veri! Oddio, sembra che stia parlando di bestie esotiche. E -promesso- parlerò della versione crucca di PierPa appena potrò, anche perché credo che sicuramente anche lui sarà un soggetto quantomeno particolare.
Intanto, questo fine settimana, se il signor E., il signor R. e le altre signore lettere non avranno altri e totalmente inutili incontri da proporci, prenderò e mi farò un bel fine settimana fuori (euro permettendo)...
sabato 6 ottobre 2007
Vi presento il signor E.
Prosegue la mia sistemazione a Costanza, e continuo a scrivere le piccole conquiste di ogni giorno (tipo: "ho comprato uno scolapasta!"), mentre sto chiudendo -udite udite!- la mia prima settimana di erasmus!
Ieri sera, c'è stata l'immancabile/inevitabile/ineluttabile festa di accoglienza degli erasmus, tra l'altro nello stesso studentato dove sto io. Tutto molto bello... un sacco di gente, di tutti i paesi... oddio, non proprio di tutti: qui è pieno di russi, ucraini e cinesi, principalmente.
Una russa mi ha braccato nonché stretto in un angolo, gelandomi con la domanda introduttiva: «Ma tu hai degli stereotipi sui russi? In Russia abbiamo tutti degli italiani un'immagine di uomini dal forte temperamento...».
Poraccia. Cascava male. Ma vabbe'.
Ho anche conosciuto uno dei miei due vicini di stanza, ma il fatto che lo abbia istantaneamente ribattezzato "il Lituano Losco", spiega perché non ne parlerò molto.
Oggi invece giro turistico per la città, accompagnati da quello che non esito definire un candidato al titolo di maestro di vita e di costumi (chiedete a Guriuz cosa vuol dire), il signor E., un cabarettista nato, riferimento un po' di tutti gli erasmus qui, un personaggio di cui credo che tornerò a parlare spesso, se non altro perché domani ci porterà a Meersburg, e si annuncia un'altra giornata di gag...
Ieri sera, c'è stata l'immancabile/inevitabile/ineluttabile festa di accoglienza degli erasmus, tra l'altro nello stesso studentato dove sto io. Tutto molto bello... un sacco di gente, di tutti i paesi... oddio, non proprio di tutti: qui è pieno di russi, ucraini e cinesi, principalmente.
Una russa mi ha braccato nonché stretto in un angolo, gelandomi con la domanda introduttiva: «Ma tu hai degli stereotipi sui russi? In Russia abbiamo tutti degli italiani un'immagine di uomini dal forte temperamento...».
Poraccia. Cascava male. Ma vabbe'.
Ho anche conosciuto uno dei miei due vicini di stanza, ma il fatto che lo abbia istantaneamente ribattezzato "il Lituano Losco", spiega perché non ne parlerò molto.
Oggi invece giro turistico per la città, accompagnati da quello che non esito definire un candidato al titolo di maestro di vita e di costumi (chiedete a Guriuz cosa vuol dire), il signor E., un cabarettista nato, riferimento un po' di tutti gli erasmus qui, un personaggio di cui credo che tornerò a parlare spesso, se non altro perché domani ci porterà a Meersburg, e si annuncia un'altra giornata di gag...
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