Chi mi ha conosciuto e sentito parlare finora, avrà sentito uno strano verso che faccio ogni tanto senza preavviso, che riporto qui anche in versione audio:
«Mwucci!»
(il file è scaricabile, basta cliccare col destro e poi su "salva con nome")
Ma da dove viene? Che cosa vuol dire e soprattutto di che caspita mi faccio per fare certi versi?
Procediamo con ordine.
L'inventrice di questo verso/urlo di battaglia/slogan politico/mantra è Elisa, che ha insegnato al sottoscritto l'arte di pronunciare un mwucci corretto.
Nato come tentativo di comunicazione con Gigio, il gatto/cane di Elisa, mwcci è, secondo un'espressione elaborata da me e dall'Autrice stessa, «Un segnale che serve ad esprimere un senso di indefinita e generalizzata tenerezza nei confronti di qualcuno/qualcosa che sia "morbido e coccoloso"».
Ne consegue che:
1) gli animali pelosi, purché domestici (e coccolosi), sono mwucci: «[...] qualcuno o qualcosa di morbido e di coccoloso [...] cioè qualcosa in cui vuoi affondare il naso» (Elisa);
2) i bambini piccoli sono per definizione mwucci (così, sentendo intorno gente che ripete davanti a loro «mwucci!», si rendono conto di non essere venuti alla luce in un mondo popolato da gente normale);
3) «Le persone che cominciano da un momento all'altro a farti tenerezza sono mwucci.» (Elisa);
4) «Anche un fidanzato, quando diventa intimamente intimo delle tue perversioni più perverse, lo puoi chiamare Mwucci.» (Elisa).
La grafia del verso nato come "Mucci", è stata regolata da Tommaso, coautore con Elisa di Irina e Boris, ma per molto tempo hanno resistito grafie alternative (io lo scrivevo "moochie", per esempio), mentre la pronuncia è stata abbastanza chiara fin da subito, anche se tutt'altro che semplice da imparare, ma alla fine bisogna riconoscere che mwucci ovvia a molteplici mancanze del vocabolario della lingua italiana.
Contro il logorio della vita moderna, Mwucci!