lunedì 29 dicembre 2008

Tanti auguri!

Tanti auguri, cari lettori de "l'Angolo"!
Lo so, Natale è passato da un pezzo, ma d'altra parte, non so voi, io l'ho avvertito poco, ho sentito poco lo "spirito natalizio"... sarà che avevamo tutti la testa altrove, tra la crisi, i guai in Palestina e Bonolis che condurrà Sanremo (comunque, a parte gli scherzi, se fanno partecipare Povia con quella canzone, a me gireranno abbastanza a frullo).
Natale è passato, dicevamo, ma un'altra terrificante festa si avvicina. Capodanno è alle porte e lo Zaùrdo parte domani mattina prestissimo (o, come direbbe Paolo/Kenji, verso fine serata) per Berlino, allo scopo di mandare a spendere il 2008 con stile. E in tedesco.
In terra di Germania non sarà facilissimo per me aggiornare il blog, ma tra una cosa e un'altra vedrete che ci riuscirò, in qualche modo... Intanto, già da oggi cercherò di rendere disponibili le ultime foto scattate in questi giorni tra novembre e dicembre (e sono anche due foto in croce, perciò sarebbe pure ora, direi).
Non mi resta molto altro da scrivere che "buon anno" a tutti voi, per uno zaurdissimo 2009!
Aloha!

mercoledì 17 dicembre 2008

"Bentornato!"

Alla fine sono arrivato a Costanza, ma si può tranquillamente dire che è un mezzo miracolo.
Prima di tutto già alla stazione di Bologna ho scoperto che il biglietto per Milano mi era costato tanto perché in biglietteria non mi hanno chiesto se volevo un posto su un treno ad alta velocità, e questo silenzio per loro evidentemente equivaleva ad un sì. Vabbe', sono stato un fesso io a non precisare, pace.
Il guaio però è che -sebbene il mio biglietto fosse per un treno ad "alta velocità"- la Freccia Rossa su cui mi hanno fatto viaggiare andava piuttosto ad "altra velocità": facendo la media tra la velocità di punta che ti raccontano sulle pubblicità e il tempo che il treno ha passato fermo dopo Modena, dopo Parma e dopo Piacenza, senza essersi nemmeno fermato a queste stazioni, salta fuori che praticamente si procedeva a passo d'uomo.
Ovviamente ho perso la coincidenza per Zurigo e mi è toccato fare il cambio di prenotazione col treno successivo, due ore dopo.
Ma anche su questo treno ovviamente non poteva andarmi meglio: il Cisalpino che normalmente fa la linea del Gottardo aveva stavolta in programma di mollarci tutti a Lugano e di costringerci a cambiare treno, se volevamo proseguire. Ci siamo messi tutti in coda con valigie, valigioni, bambini che piangevano, tamarri che telefonavano, arzille vecchiette inglesi in evidente stato di choc che chiedevano informazioni a ripetizione, quando all'improvviso, proprio quando si era formato un bel tappo sulla porta, l'altoparlante ci informava che anche quel Cisalpino era in ritardo, e che eravamo riusciti a perdere un'altra coincidenza, invitandoci ad aspettare di arrivare a Bellinzona tornando a sederci.
Da Bellinzona a Biasca i profughi del Cisalpino hanno dovuto condividere l'interregionale con una frotta di ragazzini urlanti. Dove caspita andavano? E perché tutti assieme? Non lo so. So solo che accanto a me un uomo diceva alla sua compagna di viaggio «Cinque anni che faccio questa tratta, mai visto il treno così pieno!». Intanto il treno prendeva a fermarsi in stazioni che il Cisalpino normalmente snobbava: Erstfeld, Altdorf... perfino Schwyz!
Sono arrivato a Zurigo alle otto. E perfino il treno da Zurigo a Costanza era dieci minuti in ritardo.
Non ho parole.

mercoledì 10 dicembre 2008

Dicembre... movimentato

Ok, è vero che i motivi per cui non scrivo più così tanto spesso sul blog sono a) il mio ritorno a Bologna dopo l'erasmus e b) il fatto che appena scarico la posta, insieme ai commenti al blog, arrivano anche le notifiche di Facebook. Però, almeno per questo mese, ho una buona scusa: mi muovo di continuo.
L'ultimo fine settimana sono stato a Vasto per un concerto, il prossimo sarò per lo stesso motivo in provincia di Rieti (sì, esiste anche Rieti, anche se non scommetto che non ve ne ricordate mai) (povera Rieti!) e poi dovrò correre dietro ad un paio di documenti a Costanza, il fine settimana immediatamente dopo. Passerà Natale, e poco dopo partirò per Berlino per Capodanno. Torno a Bologna il 4 gennaio, appena il tempo di scongelarmi dopo una settimana di area del Baltico e forse dovrò correre a cantare per l'Epifania una Messa di Haydn in provincia di Bolzano, perciò se questo mese non scrivo molto, sappiate solo che è perché semplicemente per più o meno dieci giorni su trentuno sono in realtà a chilometri e chilometri dal mio computer.
Ma proprio per questo mi sforzerò di scrivere di più quando sono al computer, e così finirà che questo mese scriverò molto più del solito, forse. O forse, proprio perché credo che finirà così, scriverò comunque di meno. O forse no.
Vabbe', lo chiedo a voi, così facciamo prima: scriverò di più o di meno, questo mese, sul mio blog?

domenica 23 novembre 2008

La maledizione dei telefoni

Io odio i telefoni, specie i cellulari.
Poi, ovviamente, non mi tengo per scelta un telefono arcaico, "che faccia solo il telefono", come magari sarebbe giusto, per coerenza, ma ho da diverso tempo telefoni abbasanza complicati, che aumentano puntualmente il mio odio per i cellulari. Insomma, si può dire che mi tengo telefonini del genere apposta per arrabbiarmi meglio. Lo so, sono strano.

In casa mia, poi, c'è questa corsa al cellulare moderno (e tamarro), che mette in moto un curioso circolo vizioso di telefoni: mio padre se ne prende uno nuovo e passa il suo vecchio a mia sorella, che passa a sua volta il suo vecchio a me o a mia madre.

Così, dopo che mio padre si è preso l'ennesimo telefonino ultramoderno e iperintelligente (nonché superinutile), e dopo che il mio, vecchio appena di un anno, ha deciso di cominciare ad autogestirsi e a spegnersi ogni due per tre, mia sorella si è presa il telefono vecchio di mio padre ("vecchio", poi: avrà avuto un anno sì e no pure quello), ha passato il suo vecchio a mia madre, che però vi ha per il momento rinunciato, facendolo arrivare a me e tenendosi il suo vecchio (che avrà pressappoco la stessa età), mentre il mio andrà di corsa in riparazione, e una volta riparato sostituirà il vecchio di mia sorella, che andrà a mia madre... no, basta, è tutto troppo contorto per una domenica pomeriggio di fine novembre, meglio che metta un punto qui e vada fuori a godermi un po' di gelo siberiano...

venerdì 14 novembre 2008

Bei risvegli...

Ecco, in giornate come questa sarebbe meglio restare a letto, davvero...
E lasciando da parte il cielo grigio, l'umidità e la pioggia, sia chiaro.

Stamattina, infatti, tutti i giornali riportano la notizia di una sentenza peraltro annunciata: sono stati assolti i dirigenti della polizia nel processo per le violenze alla scuola Diaz di Genova, nel luglio del 2001. Appena tredici condanne, soltanto agli agenti coinvolti, per un totale di 35 anni e 7 mesi di reclusione, contro i più di 108 anni chiesti dall'accusa.

Come se questa notizia non bastasse, torna alla ribalta un'altra brutta storia, che sinceramente speravo chiusa con la scorsa legislatura: Luca Spinelli, su Punto Informatico, ci avverte che è di nuovo in progetto una legge simile al ddL Levi-Prodi. Per chi non lo ricordasse, questo ddL era, secondo più di un commentatore, estremamente pericoloso: se una cosa del genere fosse diventata legge dello Stato, tenere un blog sarebbe stato di fatto impossibile, a causa degli alti costi in termini tempo, soldi e risorse buttate dietro ad un procedimento burocratico del tutto inutile. L'unica differenza tra il nuovo e il vecchio ddL è per ora costituita dal fatto che secondo il nuovo testo solo i blog che pubblicheranno annunci commerciali e banner pubblicitari dovranno registrarsi, ma il problema sta nel principio animatore di questa legge: si vuole mettere un bavaglio alla comunicazione su internet, e contro un attentato al diritto di tutti di comunicare liberamente il proprio pensiero come questo è dovere di tutti mobilitarsi, anche solo facendo girare la notizia.
La cosa più allarmante poi è che, se gli occhi della stampa di tutt'Europa sono puntati sulla sentenza del Tribunale di Genova, questo secondo fatto è passato del tutto sotto silenzio. PI ne dava notizia ben quattro giorni fa, si legge nella data dell'articolo, quanti e quali sono i giornali che hanno pubblicato questa storia?

mercoledì 12 novembre 2008

Un quarto di secolo di Guriuz

Sì, lo so, è da un po' di tempo che trascuro questo blog, e chiedo perdono, promettendo peraltro sconvolgenti novità nei prossimi giorni (ma non anticipo niente)...
Intanto mi permetto di ricordare ai gentili lettori de L'angolo che oggi il Guriuz compie venticinque anni, perciò tanti zaùrdi auguri, come sempre.
Speriamo che il festeggiato si riprenda dall'ennesima influenza, anche perché dopodomani sera sono in programma le debite celebrazioni per il primo quarto di secolo del Guriuz, con il loro prevedibile seguito di morte, distruzione, e fotografie pubblicate anche sul blog.
Sì, è meglio che abbiate paura da subito...

sabato 25 ottobre 2008

Breve riflessione mattutina

Ci sarebbero molte altre cose da raccontare, anzi ce ne saranno presto.
Intanto vi rendo partecipi di una cosa che mi è venuta in mente, appena sveglio.
Stanotte ritornerà l'ora solare, e dovremo mettere le lancette indietro di un'ora. Ecco, io non sopporto questa storia dell'ora legale e dell'ora solare... non riesco ad adattarmi all'idea che sono le otto e ventidue, ma in realtà sarebbero le sette e ventidue. Proprio no. A starmi addosso è proprio il principio che, se sono le sette e ventidue, ma tra di noi ci raccontiamo tutti quanti che sono le otto e ventidue, l'orario cambia. Allora perché non sostituire le sette e ventidue con mezzogiorno o con le cinque del pomeriggio? Se sono le sette e ventidue, sono le sette e ventidue. Punto.
E dire c'è ancora qualcuno che propone di estendere l'ora legale a tutto l'anno. Ma perché? Perché continuare questa presa per il culo collettiva?
Dicono che così facendo vogliono guadagnare ore di luce e risparmiare sull'illuminazione? Beh, c'è una soluzione migliore: si sveglino prima!

lunedì 20 ottobre 2008

L'ospite svedese.

Sono tornato a Bologna, e naturalmente sono subito stato fagocitato dagli impegni del coro, che in questo momento (e ti pareva!) sono anche più fitti del solito.
Il fatto è che in questi giorni il Coro Euridice organizza un festival di musica corale a Bologna (sì, Bologna ha un festival di musica corale) (e pure internazionale) (beh, ora lo sapete), e naturalmente questo festival non potrebbe essere davvero internazionale senza ospiti altrettanto internazionali, perciò la settimana prima del mio ritorno da Costanza ci ha fatto visita un coro finlandese, mentre lo scorso fine settimana ci è venuto a trovare (e a dirigere) un direttore svedese.

È arrivato mercoledì, giovedì ha fatto una prova-fiume (ovviamente con mega-mangiata dopo) e venerdì ha tenuto al conservatorio una lezione sulla musica corale scandinava. Ok, quest'ultima cosa sembra piuttosto pesante, detta così, ma è stato molto interessante, e per alcune cose anche molto divertente: abbiamo provato un pezzo degli anni '60 dove i cantori ad un certo punto devono sussurrare il loro numero di telefono (giuro!), abbiamo sentito un mottetto scritto evidentemente per una comitiva di nevrotici e abbiamo perfino cantato in danese (sì, proprio in una lingua che ha sette suoni diversi per la sola lettera A, proprio in danese). Sabato poi il nostro ospite svedese (già steso da una serie di pranzi e cene massacranti, tra giovedì e venerdì) ha fatto un giro turistico di Bologna, e io gli ho fatto da guida.

E qui permettetemi di aprire una parentesi, una volta tanto senza scriverla: chi mi conosce sa che se mi metto a fare da guida in un posto poi bisogna abbattermi a fucilate, perché una volta che ho attaccato a parlare non mi fermo più. Stavolta stavo davvero per arrendermi: per la prima volta ho trovato un turista che non ha accusato un segno di stanchezza uno, neppure dopo ore.

Infine ieri abbiamo fatto un concerto in una delle bellissime sale affrescate di Palazzo Pepoli Campogrande (le foto arriveranno presto). In realtà era un concerto-aperitivo, abbiamo cominciato a mezzogiorno e abbiamo finito relativamente presto.
E poi -direte voi- dopo il concerto abbiamo fatto aperitivo, no?
No. Il concerto è l'aperitivo, è questa la principale caratteristica della sua difficilmente decifrabile natura.
So cosa state pensando, e posso già da subito dire che no, la sala non era affatto vuota e presto, prestissimo (leggi: domani, quando sarò un po' più lucido), metterò le foto su Flickr e inserirò nel template un'aggiunta provvisoria al blog: le prossime date dei concerti del festival.

Intanto mi accascio sul letto.
Accorrete numerosi!
Non a vedermi accasciato sul letto, ai concerti!

martedì 14 ottobre 2008

Torniamo seri per un momento

Torniamo seri per un momento (solo per un momento).
Vorrei parlarvi di un'iniziativa importante che è cominciata qualche giorno fa e che continuerà ancora per diverse settimane.

Per parlare di questa iniziativa è necessario tornare un po' indietro nel tempo, al giugno del 2003, quando fu approvata la Legge n. 140, che tra l'altro conteneva disposizioni "in materia di processi penali nei confronti delle alte cariche dello Stato", detta anche Legge o Lodo Schifani. Il 13 gennaio 2004 la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittime diverse parti di questa legge, in contrasto con gli articoli 3 e 24 della Costituzione (qui trovate il testo della decisione della Corte).

Nel luglio del 2008, dopo appena 25 giorni, una nuova versione di quella legge è stata approvata dal Parlamento, stavolta col nome di Lodo Alfano. La sostanza non cambia, perché resta in questa nuova legge la più importante delle disposizioni di quella di cinque anni fa, la sospensione dei processi penali indipendentemente dai reati contestati e anche "per fatti antecedenti l'assunzione della carica o della funzione". Per questo motivo il tribunale di Milano ha sollevato questione di legittimità costituzionale, rimettendo una seconda volta la decisione alla Consulta.

Ed è proprio nel nome comunemente usato per definire la norma contestata che questa rivela la sua vera natura: lodo. Un lodo è in diritto il risultato di un arbitrato: se le parti non vogliono giungere al processo civile, affidano la questione ad un arbitro, che scrive appunto un lodo. È questo il ragionamento che si cela dietro ai discorsi sulla serenità delle alte cariche dello Stato: visti i risultati degli interventi del centrodestra in materia di giustizia, tanto vale accordare a Berlusconi una norma che preme a lui personalmente preme, augurandosi che di questo s'accontenti. E se qualcuno, chiunque sia dovesse mettersi in mezzo, ecco che quello diventa il vero nemico, perché "ostacola il dialogo".

Non riesco a non pensare a Bossi, che, appresa la notizia della decisione di Milano, risponde «Dicano quello che vogliono. Se il Parlamento lo approva è legge», ignorando che la Corte Costituzionale sta lì apposta, o ancora peggio, Bocchino, secondo cui la questione sollevata da Milano dimostra come «è urgente la riforma sulla giustizia» (fonte: Repubblica.it).

La mia domanda è: fino a dove si spingerà il partito degli amici (e degli avvocati) di Berlusconi a fare violenza al nostro ordinamento per salvarlo dai processi?
Credo che in questa situazione tutti possano e debbano prendere una posizione: accettare qualsiasi accordo pur di "seppellire l'ascia di guerra" ha prodotto mostri giuridici quali queste due leggi, mentre il continuare a nascondersi dietro il benaltrismo del PD è indifendibile, perché qui sono in ballo i principi fondamentali del nostro ordinamento su cui non si può trattare.

Per questo invito tutti quanti a firmare per il referendum abrogativo contro il Lodo Alfano, e posto il link sia qui, sia in forma di banner, a destra in basso.

Grazie.

lunedì 13 ottobre 2008

Ravanando ravanando...

Sono arrivato a Bologna il 28 settembre 2008.
Ero partito per Costanza il 30 settembre 2007.
Trecentosessantaquattro giorni.

E sono finiti... e finiti da due settimane, per giunta. Due settimane in cui sono stato sommerso di impegni, di gente da vedere, di cose da fare e soprattutto cose da riordinare. Stavolta però ho voluto fare in grande, spostando scaffali riesumando cose dimenticate sulla mia libreria da anni e anni, e sono perfino andato a rimettere mano nelle vecchie carte della famiglia di mia madre (che ovviamente tengo io) (logico, no?)...
Stavo tirando fuori da una cartellina alcune lettere fino a quando non ne ho trovata una, spedita da Nagymaros nel '57, con due foto allegate. Era presente mia madre che mi ha regalato l'ennesimo racconto sintetico delle psicosi di famiglia.

Zaùrdo: Ma perché qualcuno dovrebbe spedire le foto di un secchio?
Madre: Quello non è un secchio, è una cosa che ha inventato mia nonna.
Zaùrdo: E cosa sarebbe?
Madre: Serve per salvare i pulcini, per evitare che muoiano di freddo.
Zaùrdo: Prego?
Madre: Sì... Tua bisnonna era un po' pazza, e ogni tanto si metteva e inventava qualche cosa del genere. Per quell'affare ci ha rotto le scatole per anni...

sabato 27 settembre 2008

Tre cose che mi sono dimenticato

In questi ultimi giorni di erasmus mi tornano in mente tre cose che avrei voluto raccontarvi prima, a che per un motivo o per un altro mi sono sempre dimenticato di raccontare...

«Aridatece fəɹ'nɛɳɗow!»
Dovete sapere che nella nostra cucina c'è una radio particolarmente sfigata. Con questa radio sfigata si può ascoltare solo una stazione: l'abominevole Radio Seefunk.
Questa emittente di Costanza trasmette solo la peggiore musica tedesca presa a prestito dai più deprimenti episodi de "l'Ispettore Derrick", insieme a ore e ore di musica italiana pessima, roba come i più grandi successi di Pupo, Ricchi e Poveri e Toto Cutugno. Una delle poche canzoni in inglese che passano su RSF era cantata da una donna con sottofondo di orchestrina pseudomessicana, lamentandosi della lontananza del suo fəɹ'nɛɳɗow. Cioè, il nome sarebbe Fernando, ma la sua pronuncia distorceva il nome, come ora le vedete scritto qui sopra. Non era una gran canzone, ma quando sentivamo certi altri obbrobbri uscire da quella radio, il grido unanime era «Aridatece fəɹ'nɛɳɗow!»

Tandem impossibili 2: l'olandese
E va bene, e va bene, si chiama neerlandese.
Il fatto che non ne abbia parlato per tutto questo tempo spiega quanto sia riuscito a tener dietro a questo secondo tandem, ma l'avere avuto fin da subito orari troppo flessibili, e avere cominciato a vedersi verso la fine del semestre estivo non ha giocato a nostro favore. Mia Tandempartnerin è stata Elisabeth, che è riuscita a mettere su qualche frase semplice in italiano, quindi l'erasmus ha dato anche qualche buon risultato, per lei. La cosa strana capitava quando io provavo qualche frase in olandese, perché lei semplicemente scoppiava a ridere. Io le chiedevo se avevo fatto errori, e lei mi rispondeva «No, no... la pronuncia è corretta... è solo che mi fa troppo strano sentirti parlare in olandese. È buffo.».
Ah, beh, logico: se comincio un tandem italiano-olandese, io non comincerò mai nemmeno a provare a parlare olandese. Logico, no?

Il pacco FAO
In ultimo, il tormentone del pacco FAO.
Il guaio è che tutti gli erasmus italiani sono arrivati a Costanza con tonnellate di roba da mangiare. Il tutto ovviamente si accumulava e, giunti al momento del trasloco, quasi tutti si sono ritrovati delle cose sul groppone che proprio non sapevano a chi dare. È così nata nelle ultime settimane la moda del pacco FAO, altresì detta "ammolla al tuo vicino di casa tonnellate e tonnellate di cibarie che tu non farai più in tempo a consumare".
A forza di accumuli di queste "eredità", Clelia è riuscita ad accumulare quasi 10kg di penne rigate, che in questa foto mostra con soddisfazione occupare la sua libreria-credenza, insieme a bottiglie di vino e di olio e a decine di altre cose...

lunedì 22 settembre 2008

Né Mimì, né Cocò

Alla fine l'appassionante giallo riguardo le identità dei nuovi coinquilini s'è risolto da solo in modo inaspettato: i coinquilini ci sono stati simpaticamente imposti dall'amministrazione degli studentati.
Mimì e Cocò perciò non hanno potuto avere la stanza, e dovranno trasferirsi nello studentato-incubo di Sonnenbühl Ost (leggasi: appartamenti da dodici persone con un solo bagno), e al posto dopo da noi arriveranno altre due persone.

Una, come potrete immaginarvi, è la Terza Incomoda Sveva, che tra l'altro comincia a puzzarci molto di NonnaPapera. Non so, forse sarà questo "obbligo di essere carina a tutti costi" che l'ha spinta ad incalzarci con mail su mail, scritte per dirci quanto era entusiasta di venire in questa WG, di conoscerci di persona, quanto fosse per lei importante "un certo tipo di valori" (ho già paura, ma tanta), quanto per lei conti la sua famiglia, di come lei, sua madre e sua nonna siano proprio "un team" (esticazzi, nun c'oo metti?), di quanto sia esaltata all'idea di cominciare con il rugby subacqueo (riesticazzi)... Insomma, avete capito il tipo.

Il secondo è tale David, che si è presentato sabato alla nostra porta, per un primo giro della casa.
Dato che abbiamo avuto relativamente poco tempo per conoscerlo, esporrò qui di seguito per punti le sue principali caratteristiche:
1) ha vent'anni, perciò diventa automaticamente il più giovane della WG, appena me ne vado io;
2) viene da Ravensburg (sì, quella della Ravensburger, dove fanno i puzzle);
3) ha la S à la Muccino, tanto per rendersi più comprensibile... ma almeno non parla Schwäbisch;
4) studia matematica, e questo mi fa paura.

giovedì 18 settembre 2008

il Laidiversario

Lo Zaùrdo non ha cominciato a scrivere da solo, su internet. Ebbene no, è giusto che voi lo sappiate, se non lo sapevate già.
Tutto iniziò nell'aprile del 2006, quando io ed un sinistro personaggio che definiremo il Laido cominciammo a tenere un blog, che purtroppo -o per fortuna, lascio a voi decidere- durò poco più di un anno, cessando le pubblicazioni nel luglio del 2007.

Questa collaborazione è però soltanto uno dei più recenti episodi di una luuuuuuunga amicizia/collaborazione artistica/psicopatologia generosamente condivisa, cominciata sui banchi delle elementari. Anzi, da pochi minuti prima di sederci ai banchi delle elementari: io e il Laido ci siamo conosciuti prima di entrare dal portone il primo giorno di scuola... diciannove anni fa.

Da allora, ogni 18 settembre, festeggiamo il Laidiversario, data che anche il resto del mondo presto comincerà a ricordare.
Ma probabilmente per qualcos'altro.

mercoledì 17 settembre 2008

Personaggi non meno importanti

Gli animali, in quest'anno passato in Germania, non sono stati per nulla personaggi secondari, perciò mi son detto che, anche se ho il cervello per metà già a letto, un post dedicato agli animali di Costanza andava scritto.
Per inciso, lo so che state ancora pensando che, per quanto ne sapete, metà del mio cervello è sempre e a letto. Vorrà dire che intendevo metà della metà.

I corvi - Costanza è piena di corvi. Come poi tutte le città che mi è capitato di vedere a nord delle Alpi, del resto. Ora, per carità, non lo dico per lamentarmi, mi piacciono gli animali... ma i corvi di qui sono enormi, delle specie di piccoli aerei da turismo neri, armati di becco. Li si vede nel parco di fronte alla Gebhardskirche, a gruppi di dieci o quindici, aggirarsi nell'erba consapevoli di essere diventati padroni dello spiazzo da diversi anni, forti come sono del numero e della stazza. Fossi un cane di taglia medio-piccola, avrei paura ad avvicinarmi a quel prato, giuro.

Le papere - Siamo su un lago, perciò è ovvio che ci siano le papere, che ci volete fare? La cosa buffa è che le papere del Lago di Costanza hanno ormai passato anni e anni a mangiare pezzetti di pane buttati dai turisti (anche se sospetto che alcune abbiano imparato dai corvi e abbiano cominciato a mangiare i turisti), al punto che ormai si sono perfettamente integrate con la città e i suoi ritmi. Due papere veninvano addirittura a dormire sotto casa nostra, ad una certa distanza dal lago e dal Reno, tra i condomini di Petershausen.

Le Nonnepapere - Più volte io, Kle, Anna ed altri disinteressatissimi osservatori (proprio disinteressatisssssssssimi) ci siamo posti il problema del perché i ragazzi tedeschi più sono gnocchi, più stanno con ragazzine dall'aria sciocca, tutte minutine-biondine-vestiteperbenino e soprattutto con una odiosa vocetta flebile, tutte sempre impeccabili, tutte casaechiesa, tutte impegnate nelle decine di attività del paesino da cui vengono (e che ricorda il paesino stereotipato svizzero di qualche tempo fa). In questi mesi ci siamo anche occupati però di dare un nome a queste creature terrificanti, decidendo infine di chiamarle Nonnepapere. Non sarebbero esattamente da mettere nel post, ma mi sono reso conto che fino ad ora non avevo tirato fuori il termine, e così...

Il merlo indiano - Questo simpatico animaletto sta in una gabbietta sul lungolago, non lontano dalla piazza centrale di Costanza. Tutti sanno che gli uccelli di questa specie sono ottimi imitatori, ma devo dire che il verso fatto più spesso da questo merlo indiano lascia piuttosto spiazzati. So che questa battuta la potranno capire solo i miei compagni di coro, ma devo anche aggiungere che in conseguenza di questo verso ho deciso di ribattezzarlo Tonino, non potevo fare altrimenti...

martedì 16 settembre 2008

Carosello

Donne! Ragazze! Signore di ogni età!
Quante volte, magari in vista di un appuntamento col vostro compagno, il vostro fidanzato, vostro marito, il vostro amante ecc. ecc. ecc., vi siete domandate cosa fosse il caso di indossare, quale il vestito fosse davvero il più adatto per la serata?
E quante volte non ve lo siete chiesto?

Ecco, per le sere in cui non ve lo siete chiesto, in cui non desideravate altro che mettervi qualcosa di coprente, pesante e dai rassicuranti colori neutri, da oggi la risposta è la nuova collezione di ANTISESSO.

ANTISESSO presenta a voi la nuova collezione invernale 2008-9 di pigiami e accessori, come le tenere pantofole ANTISESSO, a forma di simpatici cagnolini: Chihuahua (per la linea ANTISESSO Young), Carlino (tutti i numeri fino al 36, causa mancanza muso), Chow chow (con lingua estraibile, per un look più esotico) o San Bernardo (perfette per l'inverno).

Tra le novità che ANTISESSO propone quest'anno segnaliamo tre nuovi modelli per la linea ANTISESSO Sleepwear:

- ANTISESSO Basic - Notti di Brianza:
Pigiamone lungo in soffocante lana felpata color grigio-topo con deprimenti inserti ricamati a mano a forma di orsacchiotti

- ANTISESSO Rétro - Il bel pigiamone di una volta:
Mutandone a vita altissima in lana vergine e maglione a collo alto, il tutto di un delicato color crema (e potrete anche fare a meno delle coperte!)

- ANTISESSO La Castellana - La cintura non mi serve:
Camicia da notte in velluto a strisce arancione-turchese, con maniche a sbuffo e cuffia con nappa in tinta.

ANTISESSO - Per la donna che dice "Stasera, NO!"

Lo Zaùrdo ringrazia Clelia, coautrice del post, e dichiara che il tutto è stato partorito dalle nostre menti malate senza aggiunta di alcool.

mercoledì 10 settembre 2008

Da solo... ma davvero?

A fine mese sono partite Giulia ed Erica... peccato che non siamo riusciti a salutarci prima, mannaggia...
A inizio mese è partito anche Giovanni. E in questo caso addirittura io non l'ho saputo: me l'ha detto Fede, qualche giorno dopo...
Lunedì è anche partita la Fede... nooooooo! Aiuto!! Ora sono proprio solo soletto, qui a Costanza!

Ma siamo sicuri?
Dopo lo scorso fine settimana non ne sono più molto sicuro, devo dire...
Domenica sono stato tutto il giorno a Bregenz, da Michele, il mio ex insegnante di canto e dalla sua famiglia. No, scusate, mi correggo: ho passato la maggior parte di tempo in treno, perché ho avuto qualche... ehm... problemino nel organizzare la trasferta, diciamo... ma in effetti a pranzo a Bregenz ci sono stato, ed è stata una gran bella giornata.
Tornato a casa, sono rimasto un attimo perplesso: la porta della stanza di Daniel era aperta, e la luce della cucina accesa. Sapendo che il Sirenetto non sarebbe tornato prima della metà di ottobre, non capendo proprio chi possa esserci, lì, ora, mi affaccio alla porta della cucina e...
E trovo i genitori di Daniel, che hanno semplicemente preso in prestito la stanza del figlio, e che da ventiquattro ore ormai si erano sistemati nella stanza accanto alla mia senza che io mi accorgessi di nulla.
I casi sono due: o sono completamente rincoglionito, per non accorgermi di nulla, o questi sono stati silenziosissimi. Uhm... probabilmente tutt'e due i casi contemporaneamente.
Comunque dopo lo scorso fine settimana non riesco più a togliermi dalla testa la convinzione che, oltre allo Psicosauro -coinquilino che non si vede, ma sai che c'è- possono ora esserci altri coinquilini, più o meno provvisori, che non si vedono, ma che possono esserci anche se tu non lo sai...
I have paura...

sabato 6 settembre 2008

Mimì e Cocò. E la terza incomoda.

Ora che il momento in cui tornerò -ahivoi- in Italia si avvicina, la WG si è messa febbrilmente a cercare un altro coinquilino che mi sostituisca. La cosa non sarebbe fondamentale, perché alla fine l'amministrazione delle case degli studenti tiene una lista delle stanze libere e le assegna a chi ne ha bisogno, ma Clelia faceva giustamente notare che proporre in anticipo un coinquilino all'amministrazione sarebbe una buona idea, per non ritrovarsi in casa un altro Psicosauro.
A proposito, alla fine se ne va anche lui. Costanza è troppo provinciale, per lui (poverino!): Berlino è il minimo, per un intellettuale del suo calibro. Certo, resta da capire che differenza possa fare per lui, dato che a Costanza ha passato quasi tutto il tempo barricato in camera senza rapporti umani. Forse stare barricato in camera senza rapporti umani è più divertente a Berlino, chissà.
Ad ogni modo non è stato troppo difficile trovare dei nuovi coinqulini per occupare le due camere che io e lo Psicosauro libereremo entro l'inizio di ottobre. Dopo aver mostrato la casa a qualcuno alla fine avevamo deciso di prendere due ragazzi che cominceranno l'università ad ottobre, Udo e Jens (sì, lo so: siete sconvolti dal nome) (io pure, un po': non pensavo avrei mai conosciuto un Udo, in vita mia). Questi due ragazzi preferivano venire in due, in casa, e questo è stato un punto a loro vantaggio, perché trovare due persone in un colpo solo dimezza lo sbattimento nel cercare coinquilini e nell'organizzare tutte le faccende burocratiche con l'università, ma è anche valso loro il soprannome "Mimì e Cocò", che credo manterrano anche dopo che me ne sarò andato io. Intanto li ho portati all'ufficio competente dell'amministrazione, per avvisarli che le due stanze libere in casa nostra sono state destinate, per unanime consenso della WG (cioè io e Clelia eravamo d'accordo, e tanto basta) a loro due.
Fin qui tutto bene, ma ieri pomeriggio la faccenda si è un po' complicata. Si è presentata una ragazza con un gran sorrisone e dicendo «Ciao! Sono la vostra nuova coinquilina!», dicendo che le era stata assegnata la mia stanza, a partire dal primo ottobre. Io ho provato a dirle che in realtà le stanze erano tutte e due già occupate, ma lei convinta mi ripeteva che la stanza era già stata assegnata a lei, e a quel punto, non sapendo cos'altro dire e considerando che lei avrebbe effettivamente potuto aver ragione (chissà che casino han combinato su in università), le ho mostrato la camera. Abbiamo anche parlato un po' poi, così, giusto per conoscerci un minimo.
«Anche perché non sarebbe stato carino presentarsi con le valigie davanti alla porta a ottobre dicendo "Ciao, sono la nuova coinquilina", e semplicemente entrare», diceva lei.
"Anche perché rischiavi di entrare in casa e di scoprire che la stanza è stata assegnata a qualcun altro, e in quel caso la cosa poteva essere altrettanto poco carina", pensavo io.
Rimando dunque i lettori de "L'Angolo dello Zaùrdo alla prossima puntata dell'appassionante giallo intitolato: "Chi sarà il nuovo coinquilino della WG dello Zaùrdo?"

giovedì 4 settembre 2008

Monaco

Lo scorso fine settimana sono andato con mia sorella a Monaco.
La scelta era stata sua, e all'inizio non mi aveva convinto troppo... Non so, c'è qualcosa in quella città che mi mette un po' a disagio, non mi ci trovo bene. Poi però, scartando molte altre possibilità, dato che ci mancavo da tre anni, ho cominciato a pensare che in fondo poteva essere un'idea. Alla fine mi sono convinto: magari -pensavo- la rivaluterò, stavolta.
Non l'avessi mai detto! Nel (breve!) (grazie al Cielo!) fine settimana a Monaco, io e mia sorella siamo rimasti... ecco... piuttosto perplessi, specialmente dopo aver visto cose come:
a) la totale assenza di posti dove poter mangiare ad un prezzo ragionevole - o siam stati sfigati noi, o Monaco è estremamente "turistica", specie per quanto riguarda i prezzi;
b) il numero di persone che semplicemente ci guardava male - mi chiedo che caspita c'avessero tutti quanti, per guardarci con quelle facce;
c) un ostello in cui un'impiegata alla reception con la faccia di plastica ha sbagliato i conti dell'ostello e continuava a non decidersi se parlarci in tedesco o in inglese;
d) il custode-belva della Frauenkirche, che aggrediva letteralmente i turisti a male parole in bavarese, considerando evidentemente la cattedrale suo territorio - la prossima volta che ci andrò, se ci andrò, sono sicuro che mi imporrà le pattine, lo so;
e) due umarell seduti su Kaufingerstraße, una delle strade principali, con l'unico scopo apparente di spiare i turisti;
f) un gruppo di cinesi, sulla stessa strada, che cantavano coi rutti.

Ok, ok, ci metto una piccola nota positiva: c'è un posticino in Residenzstraße dove un italiano può prendere un caffè senza pentirsene al primo sorso. Punto.

Io e mia sorella, poi, non eravamo esattamente in forma smagliante, cosa che ha prodotto scenette come questa, che ci è capitata al momento di sistemarci nell'ostello, in due grosse cameratone con letti a castello.

Sorella dello Zaùrdo: Sei in camera con qualcuno? Io c'ho due crucche...
Zaùrdo: No, per ora sono da solo. [indicando un letto]
SdZ: Ma allora perché ti sei preso il letto di sopra? Non è scomodo?
Z: Sì, ma sulla chiave che ci hanno dato c'è anche il numero del letto, che è anche quello dell'armadietto...
SdZ: Ah, è vero, non l'avevo notato...
Z: Hai controllato il numero sulla chiave?
SdZ: No, ma dovrebbe essere quello giusto.
Z: Anche tu sul letto di sopra?
SdZ: No, su uno di sotto...
Z: Beh, vabbe', dai: c'avrai le crucche in camera, ma almeno non devi dormire di sopra. Io mi devo fare la scaletta, ma almeno son da solo...
SdZ: Ma sei sicuro? Qui mi sa che c'è qualcuno... [indicando lo stesso letto di prima]
Z: Ehm... lì ci dormo io...
SdZ: Ah sì? E perché ti sei preso il letto di sopra?

mercoledì 27 agosto 2008

Il ritorno.

Sono partito da Oslo domenica all'una del pomeriggio.
Prima di tutto mi ha colpito la lunghezza del percorso per arrivare a Göteborg, primo cambio di treno: all'andata ho fatto il viaggio dormendo, ma al ritorno mi sono reso conto quanto in realtà sia a nord Oslo... ci vuole un casino di tempo solo per raggiungere il confine svedese, passando nel frattempo per foreste, foreste, foreste e -interrotte da qualche radura qua e là- altre foreste.
Molto molto bello. Molto molto foresta.
Arrivo al cambio a Göteborg a metà pomeriggio e da lì prendo un treno per Copenhagen. Altre foreste, per ore, mentre mi metto a leggere, ma senza mai smettere di buttare un occhio fuori, di tanto in tanto... sono fatto così: devo guardare fuori dal finestrino, è più forte di me.
Passo il ponte sull'Øresund quando ormai è notte e arrivo a Copenhagen alle nove e mezza, raggiungo l'ostello per scoprire che c'è stato un piccolo frainteso, e che sono stato sistemato in una camerata da dieci. Quasi tutti italiani.

Riparto sabato mattina alle undici e quaranta, e il viaggio fino ad Amburgo, traghetto compreso, non riserva troppe sorprese. Sono solo preoccupato del poco tempo per cambiare e prendere il treno successivo, ma spero in quei due o tre minuti di ritardo che possono sempre capitare in una stazione grande.
Troppa grazia: a causa del solito inconveniente tecnico che colpisce sempre il tuo treno, il ritardo è di quarantadue minuti. Si vede che siamo in Germania: quarantadue, non quaranta o quarantacinque, proprio quarantadue.
Mentre sul treno passo il tempo a mettermi in contatto con l'ostello a Basilea, mi cade la linea, mi finisce il credito sul cellulare e la batteria mi comincia ad avvertire che di durare a lungo non ha molta voglia nemmeno lei. Arrivo a Karlsruhe, zompo sul primo telefono pubblico, arrangio le cose con l'ostello per avere un tetto sulla testa, prendo un panino al volo e sono di nuovo in treno, in uno scompartimento con un tizio che aveva l'aria di voler essere lasciato da solo e quattro ragazzini tedeschi vocianti, che hanno passato il tempo a prendere in giro il capotreno per la sua pronuncia inglese quando annuncia le stazioni. Sono riuscito a raggiungere Basilea cinque minuti prima di mezzanotte.

La sera dopo, ultimi tre treni: uno per andare a prendere mia sorella a Zurigo e due per arrivare a Costanza. Dato che le cose non possono filare liscie fino in fondo, a Kreuzlingen ci fanno scendere dal treno e ci avvertono che il resto del viaggio (cinque minuti cinque, niente di più) è da farsi su strada, perciò caricano me, mia sorella e altre cinque persone su una navetta e ci portano a destinazione.

Alla fine, a conti fatti, sono quasi duemila chilometri in tre giorni, per più di venti ore di viaggio vero e proprio... per questo motivo, io e mia sorella, da quando siamo arrivati, siamo in ozio quasi totale, ma questo solo fino a domani, perché, non contento delle ore e ore di treno passate in questi giorni, ho accettato di accompagnarla a Monaco. Altre tre ore di treno, più o meno, ma che volete che sia, ormai...

sabato 23 agosto 2008

Ah, gli orari norvegesi...

Nei momenti in cui non sono in ostello coi miei compagni di camera (cinque inglesi d'ambo i sessi, quasi perennemente brilli), sono sempre in giro per Oslo (a piedi, ovviamente): esco la mattina dopo colazione, torno dopo cena, a pezzi... ma in fondo va bene così, sono le mie vacanze che sono fatte così...
Non sono riuscito a fare tante foto, e questo anche perché Oslo non ha molti monumenti "che-devi-per-forza-fotografare"... è meglio girare per le strade ortogonali del centro vecchio, fare un giro al quartiere futuristico-fighetto sul mare, oppure al Frognerparken, il grande parco a nordovest della città.
Avrei visto anche un paio di muesi in più, se non fosse che qui i musei chiudono alle quattro. È allucinante: ho visto targhe di ambulatori privati aperti fino alle 22, ma se vuoi entrare in un museo, devi arrivarci al più tardi nel primo pomeriggio. Sono perplesso.
Ad ogni modo ho visto le ultime due o tre cose sulla lista-di-cose-che-devi-vedere-a-Oslo di ogni turista che si rispetti.
Ho cominciato con il Norsk Folkemuseum, il museo della storia del popolo norvegese: un grosso parco dove in sostanza ho visto solo animali da cortile, riproduzioni di case di campagna in legno e custodi-figuranti in costume tipico (tra l'altro ho rischiato la gaffe quando ne stavo avvicinando una per chiedere un'informazione, accorgendomi solo dopo che si trattava di una suora, in visita anche lei al museo).
Dopodiché mi sono buttato nella bolgia dei turisti che vanno a vedere tutti le navi vichinghe, esposte poco lontano: decine e decine di persone che cercano disperatamente di farsi una foto da soli con la nave. Cosa impossibile, perché in quel salone unico a croce si sta sempre a decine e decine, e tutti ben pressati.
Poi, nel pomeriggio, il museo di Munch, ossia: come mettere in mano la gestione di un museo ad un paranoico. Sono passato per decine e decine di controlli di sicurezza, per vedere un museo grande meno di casa mia. Casa mia di Costanza, intendo, stavolta.

Altra immagine allegata: foto scattata sul traghetto che dalla penisola di Bygdøy porta al lungomare davanti al municipio.

giovedì 21 agosto 2008

Oslo

Un attimo, un attimo... voi come pronuncerete il titolo di questo post? Immagino che lo fareste come lo faccio io, con due belle O aperte e una S presa di peso da "presa" o da "peso" (o da "rosa", come si dice di solito per intendersi).
I norvegesi, invece, preferiscono dire il nome della propria capitale con due O chiuse il più possibile, una S estremamente sonora, decorando il nome della propria capitale con una bella pausa nel bel mezzo della parola, cosicché, se dovessi trascriverla, mi verrebbe da scrivere Óss-Ló.
Appena ho aperto gli occhi, in un fantozziano scompartimento cuccette del treno notturno svedese che mi portava fin lì da Malmö, è stata la voce stridula della capotreno a farmene rendere conto. Per poco non sono scoppiato a ridere, solo per il modo con cui pronunciava la parola "Oslo". Questo per farvi capire in che stato ero, dopo una notte in treno.

Segue una foto del vecchio castello di Oslo (sì, Oslo ha un castello, anzi due) (e uno è pure vecchio), visto dalla zona del municipio, in riva al mare...

mercoledì 20 agosto 2008

Acculturiamoci, orsù.

Mentre sto per prendere il treno che mi porterà via da Copenhagen, annoto qui un paio di posti che ho visto qui negli ultimi due giorni.

Innanzitutto lo Statens Museum for Kunst, con una galleria abbastanza sfiancante.
Non perché ci siano migliaia di quadri tutti meritevoli di minimo una mezz'ora di meditazione davanti, ma perché, dopo sale allestite con uno o due dipinti graziosi, ti si buttano letteralmente davanti agli occhi sale come quella delle vedute con sette file di quadri una sopra l'altra su superfici di parete in cui sparirebbe casa mia. Quella di Bologna. Con buona parte del cortile condominiale. Comunque ho potuto anche vedere qualche artista danese, come Vilhelm Hammershøi... e altri il cui nome ho segnato sul telefonino, ma che ora non riesco a leggere, perché la batteria è a terra...

Poi, su consiglio di Lars, ho visitato il cimitero di Assistens, una specie di Pantheon dei danesi, dove sono sepolti, tra gli altri, Andersen, Kierkegaard e l'intera famiglia Bohr. Il fatto è che questo posto tutto sembra fuorché un cimitero... Lars me l'aveva detto (la frase esatta è nella colonna delle frasi celebri), ma mi ha colpito vedere quello che alla fine è un cimitero frequentato da gente che si siede semplicemente sulle panchine a leggere, genitori con carrozzine, gazze, scoiattoli, ecc. ecc. ecc.

Ora che sto per prendere il treno devo dire che questa città mi piace davvero, e che mi piacerebbe anche tornarci in futuro... e infatti ci torno: sarò qui la notte del 24, sulla via del ritorno per la Germania.
Ora però mi aspetta il treno, per andare ancora più a nord, ovviamente (come se non mi fosse bastata Copenhagen, vabbe').

lunedì 18 agosto 2008

Il danese e i danesi.

Il primo piccolo choc è stata la lingua. Prima di partire, pensavo fosse semplicemente incomprensibile e basta, ma una volta arrivato qui mi sono accorto che così non era: di molte parole, tolte tutte le Æ, le Å e le Ø, è alla fine abbastanza facile capire il senso... il vero guaio, così mi è stato chiaro già il giorno dopo il mio arrivo, è la pronuncia. Prendete una frase pronunciata correttamente in tedesco, passate dell'ammorbidente su tutti i suoni consonantici e accelerate il tutto vertiginosamente, ecco come suona una frase in danese.
Poi è venuto il secondo piccolo choc, e cioè lo spaventoso numero di italiani in giro, ma in fondo, sai di quale choc si tratta, siamo dappertutto...
Ad ogni modo Copenhagen è una città davvero bella e i danesi (almeno quei due o tre che ho conosciuto di persona e che mi hanno fatto vedere la città) sono persone piuttosto simpatiche, che vivono senza traumi il fatto di parlare una lingua che ha sette suoni diversi solo per la lettera A (scusate se sono ripetitivo, ma il danese mi ha spiazzato).

Supplemento numero 1: per ottenere la cittadinanza danese bisogna sostenere un esame di lingua. Il guaio è che questo test è talmente complicato che diversi danesi nati in Danimarca e di madrelingua danese avrebbero difficoltà. Pensate se lo facessimo in Italia... Calderoli, alla lavagna: congiuntivo imperfetto del verbo essere!

Supplemento numero 2: barzelletta danese.
Una notte -terribile, terribile notte, per carità!- accade la tragedia: un bruto, un malfattore (ecc. ecc. ecc., insomma il classico cattivo, punto e basta) arriva addirittura a violentare una suora.
Il giorno successivo all'atroce delitto, il marrano, il criminale (ecc.) e la suora si risvegliano l'uno di fianco all'altra.
Lei, ancora sconvolta dall'esperienza della notte prima, parla tra sé e sembra proprio non darsi pace: «Come farò? Come ho potuto? Come potrò vivere in futuro? Ho peccato con un uomo! E per ben due volte, per giunta!»
Lui (basta ecc., ci siamo capiti) si riprende un attimo dal torpore, sente la suora parlare così e le chiede: «Come mai dici "due volte"? In fondo ti ho violentata una volta sola...».
E lei: «Beh, sì, ma poi tu stavi dormendo, e...».
Umorismo danese.

sabato 16 agosto 2008

Copenhagen

Sono letteralmente a pezzi, perciò scriverò soltanto gli orari del viaggio, giusto per dare l'idea della giornata.
Sono partito da Karlstuhe stamattina alle nove meno dieci.
Mi hanno fatto aspettare al cambio di treno ad Amburgo dall'una e mezza alle tre e mezza.
Il passaggio in Danimarca è stato via traghetto (un'ora, più o meno).
Sono arrivato alle nove meno dieci stasera.
Ora crollo.
Contento, ma crollo.

venerdì 15 agosto 2008

Karlsruhe

Karlsruhe è una città strana, sarà perché la sua costruzione è stata decisa a tavolino, sia perché il disegno con cui è stata costruita è piuttosto strano...
Oddio, non è come Mannheim, dove le strade non hanno nome, e si deve cercare gli indirizzi in centro giocando a battaglia navale con gli isolati, ma comunque anche Karlsruhe regala aspetti che lasciano il visitatore alquanto perplesso.
Tanto per dirne una, il centro di tutta la città, nel disegno originale, è nel palazzo o, meglio, nella torre costruita a nord della parte principale del palazzo. Intorno a questa torre sono stati tracciati viali circolari concentrici, tagliati da strade che puntano verso quel centro, come raggi dei cerchi concentrici dei viali.
Ok, non è una città normale, ma ormai mi conoscete: potrei mai anche solo fare scalo in una città "normale"?

giovedì 14 agosto 2008

Vacanze zaùrde

Dopo un breve soggiorno a Costanza di Vale, la mia quasi-cugina, mi preparo anche io per andare in vacanza. Ovviamente il mezzo sarà il treno, come quasi sempre nei miei viaggi, ma stavolta la destinazione sarà parecchio più a nord dell'anno scorso...

Prima tappa, tra qualche ora, Karlsruhe, da cui partiranno effettivamente le vacanze zaùrde 2008.
Come e quando potrò, aggiornerò il blog con foto e un racconto del viaggio...

A presto!

venerdì 8 agosto 2008

E anche questa è fatta...

Alla fine, dopo ore e ore passate a rincorrere professori, assistenti, impiegati e ovviamente vagonate e vagonate di carte, sono riuscito a chiudere ufficialmente il mio erasmus, ieri pomeriggio.
Per non rischiare di perdere i documenti ho fatto ovviamente più d'una copia di tutto il malloppone.
Per essere sicuro di non trovare fila e non passare ore e ore ad aspettare che tutti spiegassero agli sportelli le loro vicissitudini, mi sono presentato all'ufficio quasi un'ora prima, alle due del pomeriggio (sofferenza).
Per tranquillizzarmi sul fatto di avere tutti i documenti in regola ho rotto l'anima a due impiegati su a Costanza e ne ho avvicinata una terza anche a Bologna, ieri mattina (passavo di là, e per essere sicuro dell'orario dell'ufficio, c'ho anche fatto un giretto la mattina).
Alla fine l'ultima parte di tutta la trafila burocratica mi ha preso...

...quattro minuti.
Ore 14.30 - mi avvento sullo sportello, orgogliosamente primo di tutti gli studenti in fila (due, me compreso)
Ore 14.31 - compare l'impiegata che nei due minuti seguenti ritira tutto, mi conferma che non ho altro da consegnare almeno per i prossimi cinque mesi, e alla fine mi avverte addirittura che mi arriveranno circa cento euro in più per ogni mese di permanenza
Ore 14.34 - ancora incapace di credere che tutto sia filato liscio e che mi daranno addirittura altri soldi, esco dall'ufficio in evidente stato di confusione.

domenica 3 agosto 2008

Saluti e baci. E un nuovo gioco di società.

Scrivo questo post un po' di fretta, dopo un weekend traumatico, e all'inizio di una settimana ancor più pesante.
Sabato sono partite Anna e Clelia. Dal momento che anche Daniel è già partito da un po', sono a casa da solo col mio coinquilino disadattato, che secondo me non si accorgerà di nulla fino a settembre, quando Kle tornerà qui e io dovrò tornare a Bologna.

Eh sì, pare proprio che il mio erasmus intanto sia finito, ma ora comincia un nuovo eccitantissimo gioco di società: si tratta di andare di ufficio in ufficio a prendersi tutti i documenti necessari e riportarli a Bologna entro 15 giorni dalla fine dello scambio, e cioè, nel mio caso, entro Ferragosto.
Aiuto!

Ah, sì, perché dimenticavo di dire che sarò di conseguenza a Bologna tra il 6 e il 10 agosto per qualche giorno in cui potrò dedicarmi per intero all'afa, agli sportelli dell'università e alla burocrazia in genere... un sogno! Un gran brutto sogno...

Intanto -altra cosa che ancora un po' e mi dimenticavo- auguri a Dave!

mercoledì 30 luglio 2008

Venticinque...

Oddio... ma... sono davvero venticinque?
Venticinque anni che sono in giro sulla faccia di 'sto povero pianeta?
Uhm, a conti fatti si direbbe proprio di sì: oggi è proprio il 30 luglio. Data sfigata, perché per anni non c'è stato quasi un cane a festeggiare con me... anche se almeno da questo punto di vista le cose sono migliorate col tempo (a proposito: grazie a tutti quelli che mi hanno scritto messaggi, messaggini, scritte sulla bacheca di qua e di là, piccioni viaggiatori, messaggi telepatici ecc. ecc. ecc.) (risponderò a tutti di persona, ma ringrazio già da adesso collettivamente)...

Sarà strano, lo so, ma dato che compio gli anni in una data così sfigata, mi sono messo a cercare in giro chi fosse nato il mio stesso giorno e, grazie a Wikipedia, sono arrivato alla sconvolgente conclusione che sono nato lo stesso giorno di: Emily Brontë, Henry Ford, Paul Anka (oddio!), Adriano Galliani (sento già l'invidia del Guriuz, per questo, mammamia come la sento...), Jean Reno (ma che, davvero davvero?), Jürgen Klinsmann (dopo Galliani, per riequilibrare), Elio (sì, quell'Elio, proprio lui!) (rivaluto la mia data di nascita solo per questo) e -vi prego, evitate di ridere- Schwarzenegger.

Buttati lì i risultati di questa breve ricerca, aspetto quelli del sondaggio sul nuovo template, che si chiuderà alle 20, e poi avanti pure!

Passato un anno, avanti il prossimo!
E va bene, Fede: passato il primo quarto di secolo, avanti il prossimo!

martedì 29 luglio 2008

Ciao, Fra!


Per la serie "ritorni difficilmente affrontabili", la Fra è partita stamattina...
Tutta la cerchia degli erasmus italiani, credo, si chiederà oggi, come me, come faremo senza la Fra per i mesi che (ad alcuni di noi) restano da passare qui a Costanza?
Ma la stessa Fra che ci ha regalato perle di saggezza e finissime considerazioni sul marketing ci ha suggerito un rimedio perfetto: incontrarci di nuovo e organizzare delle belle rimpatriate qua e là, perciò altro che addio, arrivederci, e nemmeno tra troppo tempo, Fra!

lunedì 28 luglio 2008

PseudoGrill

Si avvicina il giorno del mio compleanno, come quello della partenza di Fra, perciò abbiamo organizzato sabato scorso una grigliata, da farsi sotto casa mia, tanto per evitare casini nell'organizzazione... e per avere dei tavoli, in effetti.
In realtà il mio compleanno sarebbe dopodomani, perciò non si trattava effettivamente del mio compleanno, né dell'Abschiedsparty di Fra, che aveva già festeggiato con la sua neolaureata coinquilina la sera prima, però, dovendo spiegare di cosa si trattava, io e Kle abbiamo partorito il concetto di "PseudoGrill": pseudo-grigliata-di-compleanno e pseudo-grigliata-di-partenza, parola che è stata anche usata per scrivere un invito (in forma di acrostico) mandato a quasi tutti quelli che conoscevamo.
Beh, delle venticinque persone che più o meno abbiamo invitato in questo modo, otto hanno risposto, sei delle quali negativamente. Quelle che non hanno risposto semplicemente non si sono presentate, ma non ci siamo scoraggiati e abbiamo deciso di grigliare lo stesso.
Ora fissata per cominciare a mettere su il carbone, le sei in punto di sabato sera. Alle sei e un quarto si è messo a piovere, perciò abbiamo trasferito tutto sul mio balcone (sì, eravamo pronti anche a questo).
Alla fine comunque abbiamo passato una bella serata, con tanto di ospiti a sorpresa: i fratelli di Giovanni che sono passati per un saluto e un paio di birre, tutto documentato dalle foto a lato...
E stasera? Altra grigliata, ovviamente, a casa di Alexandra.

venerdì 25 luglio 2008

Un altro stupido post per immagini.

Dal momento che troppe cose sono successe questa settimana, e non ho avuto il tempo di raccontarle quando sono successe, aggiungo un paio di immagini, tanto per riassumere gli avvenimenti degli ultimi giorni...

I concerti nel Rathaushof sono andati tutti molto bene... sala piena -pardon, cortile pieno- e nessun intoppo (o quasi)...











...la divisa in effetti era quel che era, ma non l'ho decisa io.












Poi martedì e mercoledì io e Clelia siamo andati a Basilea per un paio di giorni, e già che c'eravamo abbiamo passato il confine e mercoledì pomeriggio siamo andati a prenderci un caffè a St. Louis, in Francia...







...anche se il posto ci ha lasciati tutti e due piuttosto perplessi. Kle, sia chiaro, la Francia non è così, normalmente...

venerdì 18 luglio 2008

Kein schöner Land...

Ed è giunto il momento della prima, questa sera, per il concerto d'estate del Konstanzer Kammerchor e del Mädchenchor des Suso-Gymnasiums, quest'anno con la partecipazione di Frank Lettenewitsch, che leggerà alcune poesie di autori come Heinrich Heine, Joseph von Eichendorff o Eduard Mörike.
Quando mi chiedono cosa canteremo, stavolta devo ammettere che non so rispondere: il programma è vasto, e va dalla musica popolare tedesca, ad alcuni brani contemporanei, alcuni dei quali interessanti e molto particolari, altri semplicemente incomprensibili.
Tutto è pronto per stasera, anche se un piccolo problema rimane per forza irrisolto (e irrisolvibile): il fatto che cantiamo all'aperto fa dipendere moltissimo dal tempo, che in pieno luglio fa caprici che in Italia ha generalmente il buon gusto di non fare più già ad aprile.
Beh, evito di dire altro sul programma per non rovinare lo spettacolo a chi lo vedrà, ed evito di scrivere altri sulle condizioni del tempo per pura e semplice scaramanzia...

A chi volesse dare prova del suo coraggio venendoci a sentire, buon ascolto!

giovedì 17 luglio 2008

Dottooooooooore! Dottooooooooore!...

Il popolo in festa acclama il Guriuz nel giorno della laurea (e si abbandona a manifestazioni di giubilo piuttosto scomposte, come potete vedere dalle foto)...

Raggiunto telefonicamente, il neolaureato in storia contemporanea ha dichiarato: «Però la corona me la sono messa da solo...»
Come Napoleone.
Come dire: il Guriuz perde il pelo, ma non il vizio...
Dottooooooooore! Dottooooooooore!...

Ah, dimenticavo: ora non hai più scuse per non venire a Costanza, Guriuz, ergo ti romperò le scatole ad oltranza, ora... eheheheh...

mercoledì 16 luglio 2008

Ciao, Beaaaa!


O mio Dio!
La prima partenza! Nooooo!
Ok, scusate il piccolo sfogo, ma è veramente terribile rendersi conto d'un tratto come:
a) dieci mesi siano passati in un lampo,
b) di come la partenza della prima nostra "compagna di sventura", Bea, che per tutto l'erasmus abbiamo relegato in un angolo della mente, collocandola in un futuro vago ed indistino, in realtà è sabato, e di conseguenza
c) ci mancherai, Beaaaaaa! E, anche se un po' fuori tema,
d) ma com'è che il tempo adesso è peggio di quello che era in ottobre?

Questa sera il primo dei nostri Abschiedsparty, la festa d'addio di Beatrice al Cocktail Bar. Con la solita calca allucinante, che staziona sempre tutta nel raggio di un metro e mezzo dal bancone, con densità da treno indiano... con le solite cameriere tascabili, anello di congiunzione tra l'uomo e il rompighiaccio, capaci di passare -inarrestabili!- attraverso qualsiasi assembramento per raggiungere un tavolo, e il tutto col vassoio in mano...
E stavolta, in più, il momento dei saluti (fazzoletti, bitte!)... e, nel mio caso, un arrivederci a presto, Bea!
Ci vediamo tra qualche mese in Via Zamboni, e magari si va a bere qualcosa alle Scuderie... non sarà come il Cocktail Bar, ma l'alcol almeno non mancherà!

Tra parentesi, le foto sono -come sempre- nella colonna di sinistra...

venerdì 11 luglio 2008

Ma non ditele che sono venticinque...

Ed è arrivato anche il compleanno di Anna, oggi... Zaùrdi auguri come se piovesse, e infatti piove, e a dirotto pure.
Ma la cosa non ci spaventa per nulla: ci stiamo preparando per la sua festa a West I, non lontano dall'università, dove assisteremo alla meravigliosa reazione chimica Anna+alcol, che tende a dare risultati imprevisti.
Seguirà ovviamente il servizio fotografico, e stavolta metterò i nomi (o soprannomi) nelle didascalie, promesso...

Ah, e non ricordatele che sono venticinque... o che è un quarto di secolo... o che ora è più vicina ai quaranta che ai dieci... o che, ok, la smetto: tanto tra tre settimane tocca anche a me...

martedì 8 luglio 2008

Yuhuuu!

Lo so, lo so, non sto scrivendo molto sul blog in questi giorni, mi dispiace...
Ma vi devo dare oggi una notiziona!
Finalmente, dopo tre mesi di isolamento, ho di nuovo internet in casa!

mercoledì 2 luglio 2008

Passaparola!

Scrivo una volta tanto qualcosa di serio, e riporto per tutti i lettori del blog che ancora non lo sanno la notizia che l'8 luglio ci sarà una manifestazione organizzata da Furio Colombo, Paolo Flores d'Arcais e Francesco "Pancho" Pardi "contro le leggi-canaglia". Non trovandomi in Italia, non ho idea di quanto televisione e giornali parlino di questa manifestazione, ma una mezza idea già ce l'ho.

Riporto la notizia con un allegato ed una proposta.
L'allegato è la lettera che Umberto Eco ha scritto agli organizzatori della manifestazione e che è stata anche pubblicata sul sito di Repubblica, e la scrivo proponendo a coloro che leggono questo blog e a loro volta ne scrivono uno di prendere questo testo e riportarlo, o almeno di riportare il link alla pagina di Repubblica dove è pubblicato.

Cari Amici,
mentre esprimo la mia solidarietà per la vostra manifestazione, vorrei che essa servisse a ricordare a tutti due punti che si è sovente tentati di dimenticare:

1) Democrazia non significa che la maggioranza ha ragione. Significa che la maggioranza ha il diritto di governare.

2) Democrazia non significa pertanto che la minoranza ha torto. Significa che, mentre rispetta il governo della maggioranza, essa si esprime a voce alta ogni volta che pensa che la maggioranza abbia torto (o addirittura faccia cose contrarie alla legge, alla morale e ai principi stessi della democrazia), e deve farlo sempre e con la massima energia perché questo è il mandato che ha ricevuto dai cittadini. Quando la maggioranza sostiene di aver sempre ragione e la minoranza non osa reagire, allora è in pericolo la democrazia.

Umberto Eco

sabato 28 giugno 2008

die Bielefeldverschwörung

Non mi è mai capitato di scrivere un regalo di compleanno in forma di post, ma poi ho letto questa storia e ho pensato immediatamente "Questa sembra scritta apposta per Mat/Tia", che oggi compie pure gli anni (zaùrdi auguri, ovviamente).

La storia è scritta su wikipedia (da questo link arrivate alla voce corrispondente, in inglese), e parla di una tranquilla città tedesca di circa 300.000 abitanti, Bielefeld, nel Nord Reno-Westfalia. Fondata nel XIII Secolo, offre al visitatore purtroppo pochi edifici storici: la Sparrenburg, castello medievale pesantemente restaurato nell'Ottocento, la Altstädter Nicolaikirche, degli inizi del XIV Sec., la Neustädter Marienkirche, della fine del XIII, e relativamente poco altro, a causa dei pesanti bombardamenti subiti nel corso della II Guerra Mondiale (Dio mio, quanto mi sento guida turistica, quando scrivo così). Nel XX Secolo, grazie a professori come Niklas Luhmann, l'Università di Bielefeld, fondata nel 1969, è stata sede di un'influente scuola della sociologia moderna. Bielefeld è inoltre principalmente attiva nel settore alimentare, nella produzione di elettrodomestici, nell'industria elettronica e in alcuni settori dell'industria pesante.
Ma siamo proprio sicuri?

Nel maggio 1994, Achim Held, uno studente di informatica dell'università di Kiel, pose in internet tre inquietanti domande:
1. Conoscete nessuno che venga da Bielfeld?
2. Siete mai stati a Bielefeld?
3. Conoscete nessuno che sia mai stato a Bielefeld?

La risposta a tutte e tre queste domande era e doveva essere per forza no, secondo Held, che concludeva il suo discorso svelando al mondo la sconvolgente verità:
Bielefeld non esiste.

Non esiste, non esiste per nulla. Non esiste il centro antico, ai margini della foresta di Teutoburgo, non esiste la Sparrenburg, non è esistita la Scuola di Bielefeld (e allora mi chiedo perché me l'hanno fatta studiare al Proseminar di storia moderna) (vabbe', mi sono vendicato con il Referat), non esistono le sue industrie, i suoi musei, il suo auditorium, non esiste la sua squadra di calcio (l'Arminia Bielefeld) (oddio: con questo nome, è meglio non esistere, in effetti). Niente, niente di niente.
L'esistenza di Bielefeld è stata raccontata ai cittadini tedeschi e al mondo intero da una gigantesca cospirazione (la Bielefeldverschwörung, cioè la Cospirazione di Bielefeld, appunto), che è riuscita a costruire un'illusione quasi perfetta. L'unico punto debole è rappresentato da quelle tre semplici domande, cui nessuno può rispondere sì, semplicemente perché la città non esiste.
Se per caso poi qualcuno rispondesse di sì anche ad una sola di queste domande, la risposta di Held è assolutamente lineare: evidentemente chi dice una cosa del genere è quantomeno a parte della cospirazione, se non un vero e proprio complice.

Da quattordici anni le teorie sulle origini di questa cospirazione si sono sprecate, coinvolgendo ora la CIA, ora il Mossad, scomodando persino gli alieni (che cercherebbero di camuffare la propria astronave facendola passare per l'edificio che ospita l'Università di Bielefeld), creando un vero tormentone su internet, e i motivi per cui questa leggenda metropolitana ha preso tanto piede sulla rete, come Wikipedia li riporta, sono assolutamente logici e comprensibili.

Innanzitutto, di Bielefeld non si sente spesso parlare: sebbene molte delle istituzioni federali tedesche siano distribuite su tutto il territorio, a Bielefeld non è toccato ospitarne nessuna. La città si trova inoltre nel bel mezzo del distretto industriale del Ruhrgebiet, e perciò ha subito pesanti bombardamenti durante la guerra, cosa che la rende poco interessante per i turisti. La stessa trafficatissima autostrada che passa per Bielefeld (la A2) e la altrettanto trafficatissima linea ferroviaria Dortmund-Hannover-Berlino passano per la città, ma la attraversano nella sua estrema periferia, perciò di fatto la maggior parte dei tedeschi non ha nemmeno una chiara immagine della città nella propria mente. La stessa stazione di Bielefeld è stata per molto tempo in ristrutturazione, lasciando i viaggiatori di passaggio con la spiacevole sensazione di essere passati attraverso qualcosa più simile ad una scenografia dipinta che ad una città. Alla fine ci si è messo anche Google Maps, che nella versione "ibrida" collocava le strade di Bielefeld in una posizione sbagliata, dove le foto da satellite mostravano foresta a perdita d'occhio. Pare che l'errore sia stato corretto un paio d'anni fa, e che ancora non si sappia se si sia trattato di un easter egg o di un vero e proprio errore.

Il comune di Bielefeld ha comunque cercato di reagire a questa leggenda, lanciando la campagna "Bielefeld gibt es doch!" (Bielefeld esiste!), ma...

...ma ha avuto la buona idea di lanciarla proprio il 1° aprile 1999.
Geniali, eh?

martedì 24 giugno 2008

Cen-to! Cen-to! Cen-to!

E chi l'avrebbe mai detto? L'angolo dello Zaùrdo ha raggiunto il centesimo post dalla sua apertura!
Per festeggiare ho deciso di cambiare completamente il template, aggiungendo nuove rubriche e nuovi elementi nella struttura della pagina, il tutto -udite udite- su tre colonne! Al centro trovate come sempre il blog vero e proprio, mentre sulle colonne laterali, a sinistra, da ora in poi potrete vedere:
1. Frasi celebri: le migliori frasi mie e dei miei amici qui fedelmente riportate per il diletto di voi lettori. In lista ce ne sono cinque, e ad ogni nuova frase una delle vecchie sarà tolta, ma saranno tutte leggibili anche dopo il passaggio dall'elenco, in un post datato 30 gennaio 2007 (l'ormai lontano giorno di apertura di questo blog), intitolato -guarda un po'- "Frasi celebri".
2. Album recenti: invece del badge di Flickr, gli ultimi album messi su internet sono a disposizione in questa rubrica: basta cliccare sulla foto e si arriverà direttamente al set di Flickr corrispondente. Per il resto questo elenco funziona esattamente come quello delle frasi celebri perciò, se cliccate sul link immediatamente sotto l'ultimo album, avrete davanti a voi tutti i set di foto. 
(Piccolo consiglio per Flickr: se le foto vi sembrano troppo piccole, subito sopra la foto stessa dovreste trovare un'icona a forma di lente: cliccateci sopra e potrete vedere la stessa foto in tutte le dimensioni)
3. La parola ai lettori: alle volte mi sento in vena di sondare e sondo. Che ci volete fare, sono fatto così... Tra l'altro già da ora è partito un sondaggio, perciò votate-votate-votate! 

Nella colonna di destra, come sempre, trovate la lista delle tag, l'archivio del blog e i link, divisi in due liste: nella prima trovate i blog dei miei amici, in cui consiglio a tutti di buttare l'occhio, di quando in quando, mentre nella seconda lista, più in basso, trovate link ad altri siti che comunque raccomando. Altra cosa che non cambia è l'aggiornamento della foto e del colore del blog, che dovrebbe cambiare ogni venti giorni più o meno. Prossimamente metterò in linea anche un indirizzo email per commenti, domande, insulti...

Non perdete di vista l'Angolo dello Zaùrdo! Se avete coraggio...

lunedì 23 giugno 2008

Il Würstel fa gola a tutti


Vincenzo (le gambe che spuntano dal lato destro della foto) è venuto a trovami questo fine settimana, e così è stato il primo dei miei amici a venire a Costanza (ma spero che non sia pure l'ultimo) (e chi ha orecchie per intendere... ecc.). D'altra parte, alcuni di loro si stanno laureando, altri hanno ricominciato a studiare, altri ancora sono alle prese con mille lavori... e Irina l'Impeccabile è ancora alle prese con insetti e colleghe nevrotiche, indecisa su quale categoria sia la più molesta...
È stato un bel fine settimana: siamo stati in giro per Zurigo, dove abbiamo visto dei bambini deficienti socializzare con una dozzina abbondante di cigni che si era radunata in riva al lago... credo che solo la scientifica riuscirà a trovare qualche traccia dei bambini, se va fatta bene. Siamo stati a Costanza, dove Vincenzo ha potuto conoscere gran parte dell'allegra brigata dell'erasmus (e senza spaventarsi, il che è già notevole). Alla fine ci siamo trovati sabato ad una grigliata (qui le foto) improvvisata dai coinquilini di Anna in riva al lago, a mangiare, trovare doppi sensi in ciò che mangiavamo (il titolo del post è una creazione di Anna e di Clelia, sia chiaro), guardare le stelle... ma questo non vi faccia pensare: in questo erasmus ci sono momenti in cui non facciamo davvero una mazza.

PS.: qualcuno aiuti me e Vincenzo a spiegare a Clelia che Schweinsteiger (detto Schweini), calciatore della nazionale tedesca, non è poi 'sto capolavoro...

venerdì 20 giugno 2008

Petershausenesi

Ed ecco, necessaria (direi inevitabile) la seconda puntata della nuova lista dei personaggi dell'erasmus. Questa volta vi presenterò alcuni di quelli che spesso per un motivo o per un altro bazzicano il nostro quartiere, Petershausen...

Ciop. All'anagrafe sarebbe Klaus, ma dato che sta sempre insieme a Daniel (ai lettori già noto come "il Sirenetto"), i due sono diventati Cip e Ciop. Studiano tutti e due architettura e spesso si trovano da noi per studiare o per andare insieme a lezione (leggi: "se a casa nostra il campanello suona tra le otto e le otto e mezza del mattino, è Klaus"). Anche Klaus, come Daniel, parla un dialetto incomprensibile, dato che viene da una zona di confine tra la Baviera e il Baden-Württemberg, e così ogni tanto si mette a parlare con Daniel e i due si chiudono in un meraviglioso isolamento linguistico. A volte penso che durante la guerra i tedeschi abbiano preso un granchio enorme: altro che Enigma, bastava mettere alle trasmissioni gente che parlava con un accento del genere e il gioco era fatto.
Ciop rappresenta perfettamente una tipologia particolare di ragazzo: il bambino sfigato. Secondo Fede (cultrice del bambino sfigato, oltre che unica persona che possa stabilire se un ragazzo è davvero di questa categoria), bisogna almeno che un ragazzo "abbia la faccia da cerbiatto, si vesta da deficiente e abbia le scarpe larghe e distrutte", ma per una definizione più precisa prometto che un giorno scriveremo a quattro mani un post a parte...

L'assediante. Per qualche tempo uno studente del Madagascar ha letteralmente assediato casa nostra. Il suo pensiero era in realtà molto lineare, va riconosciuto: "Voglio vedere Clelia, ho relativamente poche possibilità di incontrarla per strada, sono riuscito a scoprire dove abita quindi mi presento senza preavviso alla sua porta".
Lineare. Spaventoso, ma lineare.
Clelia da parte sua non voleva saperne assolutamente nulla, e ancora di meno dopo la sua prima "improvvisata". Quella sera ha suonato, è entrato, si è seduto in cucina, ha scambiato con Clelia e con me due frasi di circostanza. Poi ha semplicemente smesso di proporre argomenti, avendo già ottenuto quello che voleva: semplicemente se ne stava seduto in cucina, con noi due sempre più imbarazzati che cercavamo di avviare un minimo di conversazione. La situazione è stata provvidenzialmente risolta da Anna, con cui avevamo un appuntamento per uscire e che ci ha dato modo di tirarci via da una situazione imbarazzante, ma il nostro assiduo visitatore si è dato da fare nei giorni successivi, facendosi vedere di quando in quando. In quelle situazioni succedevano cose da film: io che cercavo migliaia di scuse possibili, arrampicandomi sugli specchi «Clelia non c'è, è uscita.» «Ma non mi aveva detto che arrivava dall'Italia proprio oggi?» «Ehm... sì, ma è di nuovo uscita... non le si riesce mai a star dietro, fa mille cose, sai...».
Per fortuna pare che abbia smesso con le visite, ma a volte, quando il campanello suona senza preavviso, non siamo proprio tranquilli...

Patrick. Facciamo che lo chiamo per nome dall'inizio e non gli ammollo un soprannome, così è più chiaro da subito. Abita nello stesso appartamento di Giulia, in uno dei palazzi accanto al nostro. Per amiche/amici/lettrici/lettori del blog che -come me- sono convintamente a favore dell'ormone libero, metto subito in chiaro che Patrick non è nelle foto della festa di fine maggio che ho messo su Flickr. E che è un gran peccato. Arf! ehm... vabbe', inoltre è un tipo molto di compagnia, anche se alle volte ha delle uscite che spiazzano un po'...
Una volta per esempio eravamo ad una festa, e il discorso è caduto sul mio materasso (purtroppo solo il discorso) (va bene, la smetto). 
Io mi ero lamentato di quanto fosse tragico dormire su blob informe come il mio materasso, quando Patrick se n'è uscito domandandomi a bruciapelo: «Hai mai provato a dormire su un materasso ad acqua?». Io, colto completamente alla sprovvista dalla domanda gli ho detto di no, e lui: «Ah, ok. Beh, non farlo mai da ubriaco.». Cosa intendesse dire ancora mi sfugge, ma ora cambio aneddoto, perché parlare di Patrick e di materassi nello stesso paragrafo... a cuccia, ormoni!
Anche Giulia è testimone delle sue uscite: dato che Patrick coltiva un bel po' di pianticelle sul suo balcone (tutte legali, tengo a precisare), e che alla crescita di queste piante si è appassionato particolarmente, ogni tanto la chiama (in qualsiasi momento, indipendentemente dall'orario) per mostrarle orgoglioso come sono cresciute le sue piante.
Un'altra volta ancora stavo tornando a casa dopo una giornata abbastanza pesante, quando mi sento chiamare: «Ehi, tu!». Mi giro, mi guardo intorno, ma non vedo nessuno. Alzo lo sguardo e vedo Patrick che si sbraccia dalla sua finestra al terzo piano, che mi fa: «Hai fame?». Niente battute, per favore. Dicevo, anzi disse lui: «Hai fame? Perché noi quaggiù stiamo per metterci a fare una grigliata...» e credo di averlo visto in quel momento gettare direttamente qualcosa ad uno dei suoi amici, tre piani sotto, mentre la mia espressione in quel momento doveva comunicare qualcosa tipo "ma... ma... ma... (sbav)"

mercoledì 18 giugno 2008

Di solito non ne parlo...

 

Di solito non parlo di calcio, ma bisogna che io mi faccia sentire, adesso, per denunciare le condizioni di permanenza in Germania di noi italiani durante gli europei di calcio, e lo... strano comportamento dei tedeschi nei nostri confronti, leggi "I mondiali li volevamo vincere noi, e perciò ce la siamo legata al dito".
Le rivalità a calcio esistono, è logico, ma questo è vero e proprio astio... e se me ne sono accorto io vuol dire che è proprio pesante...
Dopo la partita con l'Olanda, poi, è stato letteralmente l'inferno: nemmeno dopo Germania-Croazia la gente intorno a noi ha smesso di prenderci in mezzo per i risultati della Nazionale.

Qui però mi permetto di aprire una parentesi: perché a causa dei risultati loro dobbiamo essere presi in mezzo noi? Che c'entro io con quelli? Non ho mai sopportato il calcio, e devo sentirmi preso in mezzo perché quelli giocano male? Mah...

Ieri sera eravamo tutti convinti di seguire l'ultima partita dell'europeo per l'Italia, e invece la tragedia della qualificazione ai quarti è finita in modo molto migliore del previsto, perciò -penserete- a questo punto i tedeschi si saranno calmati, nei nostri confronti... macché! L'astio continua, e più violento di prima, tanto da farci fare fosche previsioni su un'eventuale Italia-Germania. 
Io credo che, semmai ci sarà una partita del genere, la vedrò in Svizzera, e ci passerò pure i giorni immediatamente seguenti, almeno per una settimana...

PS: Bea, Kle e Anna hanno lanciato una raccolta di firme per permettere a Toni di fare un goal.
Firma anche tu!
Un goal per Toni!
Almeno uno!

martedì 17 giugno 2008

Tandem impossibili 1: l'ungherese.

Sì, lo so, sono fuori, ma l'ungherese mi ha sempre incuriosito, un po' perché ho parenti laggiù, un po' perché è completamente diverso dalle altre lingue europee...
Impararlo col metodo del tandem è impossibile, in realtà, perché il mio livello di ungherese è zero, mentre il mio tandem-partner, Bence, parla già abbastanza bene italiano, ma vabbe', comincerò a prendere contatto, poi si vedrà... Il vero problema è che l'ungherese è una lingua allucinante, dove per esempio i generi nei sostantivi non esistono, o ti capita di fare un complemento direttamente dentro la parola... o di capovolgere una frase per dire qualcosa di semplicissimo con un giro di parole sconvolgentemente complesso, sottintendendone tra l'altro una grossa parte. 

Facciamo un esempio pratico, e mettiamo che io voglia dire la frase "Io ho due fratelli". In ungherese dovrò dire "Két testvérem van", e cioè, tradotto letteralmente, "Due mio-fratello è". Ora, a parte il fatto che questa frase sembra dettata da Yoda, mi può anche andare bene l'ordine delle parole, ma non capisco perché io debba mettere il verbo essere invece del verbo avere, e scriverlo, come la parola "mio fratello", al singolare. Non è che in realtà il ragionamento è un altro e anche qui si sottintende qualche stralcio di frase? Pensa che ti ripensa mi sono venute in mente meravigliose ricostruzioni, come: 

"[La quantità dell'oggetto che qui nomineremo] mio-fratello è due
(un po' ridicola, ma potrebbe essere letta così), oppure 

"Due è [il numero di volte che posso usare] mio-fratello [come definizione di una persona]"
 (ancora più contorto, ma perché no?), oppure ancora 

"Mio-fratello è due [persone, in realtà]" 
(e allora si parla di personalità multipla direttamente).

Allo scopo di prepararmi al peggio, comunque, il buon Bence mi ha anche scritto la parola più lunga in ungherese che, grazie alla possibilità di mettere assieme al nome come suffissi un casino di cose con mille funzioni grammaticali diverse è...: 

megszentségteleníthetetlenségeskedéseitekért 

traducibile in italiano con "per le vostre continue inviolabilità". 44 lettere. 16 sillabe. Ad un certo punto della parola mi ha indicato alcune lettere ("-eskedés-", precisamente) dicendomi «Queste lettere in realtà non vogliono dire nulla. Stanno qui per allungare la parola, e per dare un'idea di continuatività. Tu traducila più o meno come "continue"». Ed io a voi riporto la notizia, tremando di paura per quando cominceremo a fare grammatica ungherese sul serio.

PS: dimenticavo 
"[Questo] è mio-fratello due [, perché prima abbiamo incontrato mio-fratello uno]" 
ma se avete altre soluzioni, sono qui per ascoltarle...

sabato 14 giugno 2008

Il Ciabattino reloaded

Sono reduce dal Probewochenende: due giorni e nove ore e mezza di prove con KonnKammCho. Non che sia sconvolto dal carico di lavoro: ricordo una memorabile otto-ore-di-fila-con-direttori-a-rotazione per un'allucinante messa da portare a Loreto, quattro anni or sono ("chilichilichilichilichili!", come i miei compagni di sventura di sicuro ricorderanno...), ma sono comunque comprensibilmente stanco.
Quello che non riesco a capire è perché in uno dei brani che stiamo preparando compare una frase assurda che avevo già trovato in Italia, in un canto popolare. Per raccontarla in breve, nel brano italiano un ciabattino, dopo aver presentato la sua marce come "scarpette di tipo assai fin" (che i tenori prontamente cambiarono in "scarpette di tipo assassin", ovviamente), proponeva ad una ragazza un curioso affare: un paio di scarpette rosse in cambio del matrimonio. A quel punto la ragazzina reagiva alla proposta inopportuna ("e non domandare troppo"), facendo notare che per "un paio di scarpette - strette" non si sentiva di compromettersi ("non ti posso dare il cuor") (o "non ti posso fare il goal", secondo i tenori). Nel pezzo tedesco, invece, il ciabattino pare essere meno di braccino corto e, dopo aver rassicurato la fanciulla di turno dicendo che, pur essendo povera, ha ancora l'onore e la fedeltà da offrire, tira fuori dalla tasca un anello d'oro. Alla fine la proposta è la stessa, in fondo: "io ci metto le scarpette, tu lo stato civile". 
Cioè, mi sfugge il senso: perché questa dovrebbe starci solo perché lui le fa le scarpe? Mi sembra senza senso, non riesco a capire...

martedì 10 giugno 2008

Difficoltà tecniche

E venne il giorno del Referat. Ovverosia il giorno in cui ho dovuto parlare davanti a una quindicina di persone di un tema che sembra essere stato scelto per farmi parlare per ore, ma che porterebbe al coma in poco tempo chiunque altro.
Allora, sono uno studente di giurisprudenza (oddio, studente, sono uno dei tanti iscritti), le costituzioni in genere come documento mi interessano molto, sono mezzo napoletano e mezzo svizzero e faccio un erasmus in Germania. Quale tema mi hanno dato? "Confronto tra la Repubblica Napoletana, la Repubblica Elvetica e la Repubblica di Magonza, negli anni della Rivoluzione Francese e delle Guerre Napoleoniche". Sottotitolo: io parlo, ma scommettiamo che la prima fila crolla a dormire in meno di cinque minuti?
Non proverò nemmeno a fare un indice rapido dei contenuti del Referat, tranquilli, comunque immagino che capiate come mai fosse necessario usare delle diapositive per rendere l'argomento un minimo affrontabile e tenere svegli gli altri, almeno per un po'... Per usare il proiettore avrei dovuto usare un pc, e non il mio mac, perciò avevo anche organizzato tutto, col computer che Clelia mi aveva anche prestato (grazie, Kle!). 
Tutto ok, senonché Clelia mi ha prestato il computer senza darmi la password per accenderlo, perciò mi sono trovato con davanti un'intera classe, già stanca dopo un'ora e un quarto di lezione, la mia scaletta distribuita per l'aula (scaletta che era già di per sé di una lunghezza scoraggiante) e nessuna diapositiva.
In preda alla disperazione, ho dovuto fare gli schemi alla lavagna, cercando di farmi capire dalla gente in sala con la mia terrificante scrittura, che riesce -anche se sembra impossibile- addirittura a peggiorare, sulla lavagna...
Non vi dico l'andamento delle palpebre già in seconda fila... comunque sono riuscito a dire una buona metà di quello che dovevo, e il resto dell'anest... del Referat sarà somministrato ai miei malcapitati compagni di corso lunedì prossimo. 
Aiuuuuto!

sabato 7 giugno 2008

Manco a farlo apposta...

Arrivo a Bologna, ho appena il tempo di appoggiare la valigia, salutare i miei amici, quand'ecco che mi capita tra capo e collo un concerto (te pareva). Piccola parentesi: un concerto in Certosa (il cimitero di Bologna), e col coro in nero da capo a piedi... via le mani da lì! L'ho visto che facevate debiti - anzi, indebiti, indebitissimi- scongiuri.
Per chi non l'avesse mai visto, il cimitero di Bologna sembra stato disegnato da un allievo di Piranesi sotto acido: è tutto un labirinto di cortili, saloni, immensi corridoi pieni di lapidi, di statue e statuelle più-o-meno-veramente-neoclassiche... ma soprattutto è enorme, e in effetti merita una visita, scherzi a parte...
Ad ogni modo sono andato lì per un concerto, e manco a farlo apposta ho scelto di passare da Bologna in tempo per un concerto con un gran bel programma. Per la terza volta ho ripreso in mano un pezzo di Guaitoli, e per la terza volta ho dovuto aggiornarmi su quello che dovevo materialmente fare, ma in fondo è normale: non sono stato a Bologna, e mi sono aggregato al momento del concerto, sostanzialmente, perciò le sorprese possono sempre capitare. Ma soprattutto era in programma un Magnificat di Martini. Io adoro questo pezzo, uno di quelli del repertorio che mi piacciono di più, credo. Sarà per il suo Quia respexit, il Deposuit potentes, sarà per i nanes. I nanes sono nati da dimisit inanes, frase che si è subito trasformata in dimisit i nanes: sette nanetti che tornano a casa saltellando sulle quartine dello spartito. Sì, siamo malati, lo so. E poi c'è l'amen alla fine, talmente coinvolgente da essere diventato, per felice invenzione di Angela, l'Amen Strappamutande. Aggiungete che tutto è stato fatto con l'orchestra, cosa che non ci succede troppo spesso... insomma, sono davvero contento di aver fatto questo concerto, anche se sono stato raccattato all'ultimo, un po' di corsa...

giovedì 5 giugno 2008

Visita-lampo

Mentre mi ripiglio dall'allucinante corsa che ho fatto per scrivere e consegnare in tempo il Thesenpapier per il mio Referat della prossima settimana, avviso i gentili lettori de "L'angolo dello Zaùrdo" che domani sarò a Bologna!
Certo, resterò un po' pochino: in totale sarò effettivamente in città 51 ore, minuto più minuto meno. Il viaggio durerà però sette ore e mezza all'andata e otto ore al ritorno, quindi in tutto quindici ore e mezza, e perciò, per ogni ora che passerò a Bologna, passerò in treno quasi venti minuti. Questo giusto per visualizzare esattamente quanto massacrante sarà il fine settimana e quanto sarà mostruosamente difficile far stare in così poco tempo tutto quello che vorrei/dovrei/levocinedelmiocervellodiconochedevo fare.
E non poteva mancare il concerto... certo, a scegliere una data, ci sarei finito comunque in mezzo: l'Euridice sta dando concerti su concerti, in questo periodo.
Ad ogni modo sono contento di tornare a Bologna, rivedere i miei amici, fare un giro in centro... le solite cose... e passare una o due serate di giugno a Bologna, eccheddiamine! 
Pratello, aspettami!

venerdì 30 maggio 2008

Il bell'addormentato sul...


Ieri sera abbiamo fatto una festa a casa nostra. Inutile dire che erano presenti tre coinquilini su quattro, anche se andrebbe messo per iscritto sulle pagine di questo blog che lo Psicosauro (da qualche tempo anche Mastro Lindo e Mastrosauro) quasi una settimana fa si è lamentato: non abbiamo mai chiesto a lui se lo disturbavamo, quando abbiamo fatto feste in casa. Tutto ok, ne prendiamo atto, ma noi in casa non abbiamo mai fatto feste.

Comunque tutto è andato bene, ci siamo divertiti, ho appaltato ad Anna il servizio fotografico che potete vedere cliccando qui.

Verso le due, però, qualcosa in effetti è capitato: il Sirenetto si è seduto su una sedia in cucina e si è placidamente addormentato. Quando ormai erano le tre, e tutti stavano andando via, ha cominciato lentamente a svegliarsi, ha annaspato nell'aria cercando alla cieca degli appoggi qualsiasi, poi ha aperto gli occhi e ha fatto una faccia che dava una chiara idea di quanto aveva bevuto. Si è alzato, ha puntato lo sguardo verso la porta di camera sua, ha mosso quattro passi in tutt'altra direzione, poi si è fermato, virando decisamente verso il bagno.
Quando, dopo qualche minuto, ci siamo resi conti che non usciva, abbiamo pensato avesse bisogno di aiuto, perciò Clelia ha bussato, l'ha chiamato un paio di volte e poi...

Kle: Non è possibile!
io: Cosa?
Kle: Si è addormentato sul cesso.
io: Cosa? Ma sei sicura?
Kle: Eh, lo sento russare...