Ed ecco, necessaria (direi inevitabile) la seconda puntata della nuova lista dei personaggi dell'erasmus. Questa volta vi presenterò alcuni di quelli che spesso per un motivo o per un altro bazzicano il nostro quartiere, Petershausen...
Ciop. All'anagrafe sarebbe Klaus, ma dato che sta sempre insieme a Daniel (ai lettori già noto come "il Sirenetto"), i due sono diventati Cip e Ciop. Studiano tutti e due architettura e spesso si trovano da noi per studiare o per andare insieme a lezione (leggi: "se a casa nostra il campanello suona tra le otto e le otto e mezza del mattino, è Klaus"). Anche Klaus, come Daniel, parla un dialetto incomprensibile, dato che viene da una zona di confine tra la Baviera e il Baden-Württemberg, e così ogni tanto si mette a parlare con Daniel e i due si chiudono in un meraviglioso isolamento linguistico. A volte penso che durante la guerra i tedeschi abbiano preso un granchio enorme: altro che Enigma, bastava mettere alle trasmissioni gente che parlava con un accento del genere e il gioco era fatto.
Ciop rappresenta perfettamente una tipologia particolare di ragazzo: il bambino sfigato. Secondo Fede (cultrice del bambino sfigato, oltre che unica persona che possa stabilire se un ragazzo è davvero di questa categoria), bisogna almeno che un ragazzo "abbia la faccia da cerbiatto, si vesta da deficiente e abbia le scarpe larghe e distrutte", ma per una definizione più precisa prometto che un giorno scriveremo a quattro mani un post a parte...
Ciop. All'anagrafe sarebbe Klaus, ma dato che sta sempre insieme a Daniel (ai lettori già noto come "il Sirenetto"), i due sono diventati Cip e Ciop. Studiano tutti e due architettura e spesso si trovano da noi per studiare o per andare insieme a lezione (leggi: "se a casa nostra il campanello suona tra le otto e le otto e mezza del mattino, è Klaus"). Anche Klaus, come Daniel, parla un dialetto incomprensibile, dato che viene da una zona di confine tra la Baviera e il Baden-Württemberg, e così ogni tanto si mette a parlare con Daniel e i due si chiudono in un meraviglioso isolamento linguistico. A volte penso che durante la guerra i tedeschi abbiano preso un granchio enorme: altro che Enigma, bastava mettere alle trasmissioni gente che parlava con un accento del genere e il gioco era fatto.
Ciop rappresenta perfettamente una tipologia particolare di ragazzo: il bambino sfigato. Secondo Fede (cultrice del bambino sfigato, oltre che unica persona che possa stabilire se un ragazzo è davvero di questa categoria), bisogna almeno che un ragazzo "abbia la faccia da cerbiatto, si vesta da deficiente e abbia le scarpe larghe e distrutte", ma per una definizione più precisa prometto che un giorno scriveremo a quattro mani un post a parte...
L'assediante. Per qualche tempo uno studente del Madagascar ha letteralmente assediato casa nostra. Il suo pensiero era in realtà molto lineare, va riconosciuto: "Voglio vedere Clelia, ho relativamente poche possibilità di incontrarla per strada, sono riuscito a scoprire dove abita quindi mi presento senza preavviso alla sua porta".
Lineare. Spaventoso, ma lineare.
Clelia da parte sua non voleva saperne assolutamente nulla, e ancora di meno dopo la sua prima "improvvisata". Quella sera ha suonato, è entrato, si è seduto in cucina, ha scambiato con Clelia e con me due frasi di circostanza. Poi ha semplicemente smesso di proporre argomenti, avendo già ottenuto quello che voleva: semplicemente se ne stava seduto in cucina, con noi due sempre più imbarazzati che cercavamo di avviare un minimo di conversazione. La situazione è stata provvidenzialmente risolta da Anna, con cui avevamo un appuntamento per uscire e che ci ha dato modo di tirarci via da una situazione imbarazzante, ma il nostro assiduo visitatore si è dato da fare nei giorni successivi, facendosi vedere di quando in quando. In quelle situazioni succedevano cose da film: io che cercavo migliaia di scuse possibili, arrampicandomi sugli specchi «Clelia non c'è, è uscita.» «Ma non mi aveva detto che arrivava dall'Italia proprio oggi?» «Ehm... sì, ma è di nuovo uscita... non le si riesce mai a star dietro, fa mille cose, sai...».
Per fortuna pare che abbia smesso con le visite, ma a volte, quando il campanello suona senza preavviso, non siamo proprio tranquilli...
Patrick. Facciamo che lo chiamo per nome dall'inizio e non gli ammollo un soprannome, così è più chiaro da subito. Abita nello stesso appartamento di Giulia, in uno dei palazzi accanto al nostro. Per amiche/amici/lettrici/lettori del blog che -come me- sono convintamente a favore dell'ormone libero, metto subito in chiaro che Patrick non è nelle foto della festa di fine maggio che ho messo su Flickr. E che è un gran peccato. Arf! ehm... vabbe', inoltre è un tipo molto di compagnia, anche se alle volte ha delle uscite che spiazzano un po'...
Lineare. Spaventoso, ma lineare.
Clelia da parte sua non voleva saperne assolutamente nulla, e ancora di meno dopo la sua prima "improvvisata". Quella sera ha suonato, è entrato, si è seduto in cucina, ha scambiato con Clelia e con me due frasi di circostanza. Poi ha semplicemente smesso di proporre argomenti, avendo già ottenuto quello che voleva: semplicemente se ne stava seduto in cucina, con noi due sempre più imbarazzati che cercavamo di avviare un minimo di conversazione. La situazione è stata provvidenzialmente risolta da Anna, con cui avevamo un appuntamento per uscire e che ci ha dato modo di tirarci via da una situazione imbarazzante, ma il nostro assiduo visitatore si è dato da fare nei giorni successivi, facendosi vedere di quando in quando. In quelle situazioni succedevano cose da film: io che cercavo migliaia di scuse possibili, arrampicandomi sugli specchi «Clelia non c'è, è uscita.» «Ma non mi aveva detto che arrivava dall'Italia proprio oggi?» «Ehm... sì, ma è di nuovo uscita... non le si riesce mai a star dietro, fa mille cose, sai...».
Per fortuna pare che abbia smesso con le visite, ma a volte, quando il campanello suona senza preavviso, non siamo proprio tranquilli...
Patrick. Facciamo che lo chiamo per nome dall'inizio e non gli ammollo un soprannome, così è più chiaro da subito. Abita nello stesso appartamento di Giulia, in uno dei palazzi accanto al nostro. Per amiche/amici/lettrici/lettori del blog che -come me- sono convintamente a favore dell'ormone libero, metto subito in chiaro che Patrick non è nelle foto della festa di fine maggio che ho messo su Flickr. E che è un gran peccato. Arf! ehm... vabbe', inoltre è un tipo molto di compagnia, anche se alle volte ha delle uscite che spiazzano un po'...
Una volta per esempio eravamo ad una festa, e il discorso è caduto sul mio materasso (purtroppo solo il discorso) (va bene, la smetto).
Io mi ero lamentato di quanto fosse tragico dormire su blob informe come il mio materasso, quando Patrick se n'è uscito domandandomi a bruciapelo: «Hai mai provato a dormire su un materasso ad acqua?». Io, colto completamente alla sprovvista dalla domanda gli ho detto di no, e lui: «Ah, ok. Beh, non farlo mai da ubriaco.». Cosa intendesse dire ancora mi sfugge, ma ora cambio aneddoto, perché parlare di Patrick e di materassi nello stesso paragrafo... a cuccia, ormoni!
Anche Giulia è testimone delle sue uscite: dato che Patrick coltiva un bel po' di pianticelle sul suo balcone (tutte legali, tengo a precisare), e che alla crescita di queste piante si è appassionato particolarmente, ogni tanto la chiama (in qualsiasi momento, indipendentemente dall'orario) per mostrarle orgoglioso come sono cresciute le sue piante.
Un'altra volta ancora stavo tornando a casa dopo una giornata abbastanza pesante, quando mi sento chiamare: «Ehi, tu!». Mi giro, mi guardo intorno, ma non vedo nessuno. Alzo lo sguardo e vedo Patrick che si sbraccia dalla sua finestra al terzo piano, che mi fa: «Hai fame?». Niente battute, per favore. Dicevo, anzi disse lui: «Hai fame? Perché noi quaggiù stiamo per metterci a fare una grigliata...» e credo di averlo visto in quel momento gettare direttamente qualcosa ad uno dei suoi amici, tre piani sotto, mentre la mia espressione in quel momento doveva comunicare qualcosa tipo "ma... ma... ma... (sbav)"