Arrivo a Bologna, ho appena il tempo di appoggiare la valigia, salutare i miei amici, quand'ecco che mi capita tra capo e collo un concerto (te pareva). Piccola parentesi: un concerto in Certosa (il cimitero di Bologna), e col coro in nero da capo a piedi... via le mani da lì! L'ho visto che facevate debiti - anzi, indebiti, indebitissimi- scongiuri.
Per chi non l'avesse mai visto, il cimitero di Bologna sembra stato disegnato da un allievo di Piranesi sotto acido: è tutto un labirinto di cortili, saloni, immensi corridoi pieni di lapidi, di statue e statuelle più-o-meno-veramente-neoclassiche... ma soprattutto è enorme, e in effetti merita una visita, scherzi a parte...
Ad ogni modo sono andato lì per un concerto, e manco a farlo apposta ho scelto di passare da Bologna in tempo per un concerto con un gran bel programma. Per la terza volta ho ripreso in mano un pezzo di Guaitoli, e per la terza volta ho dovuto aggiornarmi su quello che dovevo materialmente fare, ma in fondo è normale: non sono stato a Bologna, e mi sono aggregato al momento del concerto, sostanzialmente, perciò le sorprese possono sempre capitare. Ma soprattutto era in programma un Magnificat di Martini. Io adoro questo pezzo, uno di quelli del repertorio che mi piacciono di più, credo. Sarà per il suo Quia respexit, il Deposuit potentes, sarà per i nanes. I nanes sono nati da dimisit inanes, frase che si è subito trasformata in dimisit i nanes: sette nanetti che tornano a casa saltellando sulle quartine dello spartito. Sì, siamo malati, lo so. E poi c'è l'amen alla fine, talmente coinvolgente da essere diventato, per felice invenzione di Angela, l'Amen Strappamutande. Aggiungete che tutto è stato fatto con l'orchestra, cosa che non ci succede troppo spesso... insomma, sono davvero contento di aver fatto questo concerto, anche se sono stato raccattato all'ultimo, un po' di corsa...