Torniamo seri per un momento (solo per un momento).
Vorrei parlarvi di un'iniziativa importante che è cominciata qualche giorno fa e che continuerà ancora per diverse settimane.
Per parlare di questa iniziativa è necessario tornare un po' indietro nel tempo, al giugno del 2003, quando fu approvata la Legge n. 140, che tra l'altro conteneva disposizioni "in materia di processi penali nei confronti delle alte cariche dello Stato", detta anche Legge o Lodo Schifani. Il 13 gennaio 2004 la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittime diverse parti di questa legge, in contrasto con gli articoli 3 e 24 della Costituzione (qui trovate il testo della decisione della Corte).
Nel luglio del 2008, dopo appena 25 giorni, una nuova versione di quella legge è stata approvata dal Parlamento, stavolta col nome di Lodo Alfano. La sostanza non cambia, perché resta in questa nuova legge la più importante delle disposizioni di quella di cinque anni fa, la sospensione dei processi penali indipendentemente dai reati contestati e anche "per fatti antecedenti l'assunzione della carica o della funzione". Per questo motivo il tribunale di Milano ha sollevato questione di legittimità costituzionale, rimettendo una seconda volta la decisione alla Consulta.
Ed è proprio nel nome comunemente usato per definire la norma contestata che questa rivela la sua vera natura: lodo. Un lodo è in diritto il risultato di un arbitrato: se le parti non vogliono giungere al processo civile, affidano la questione ad un arbitro, che scrive appunto un lodo. È questo il ragionamento che si cela dietro ai discorsi sulla serenità delle alte cariche dello Stato: visti i risultati degli interventi del centrodestra in materia di giustizia, tanto vale accordare a Berlusconi una norma che preme a lui personalmente preme, augurandosi che di questo s'accontenti. E se qualcuno, chiunque sia dovesse mettersi in mezzo, ecco che quello diventa il vero nemico, perché "ostacola il dialogo".
Non riesco a non pensare a Bossi, che, appresa la notizia della decisione di Milano, risponde «Dicano quello che vogliono. Se il Parlamento lo approva è legge», ignorando che la Corte Costituzionale sta lì apposta, o ancora peggio, Bocchino, secondo cui la questione sollevata da Milano dimostra come «è urgente la riforma sulla giustizia» (fonte: Repubblica.it).
La mia domanda è: fino a dove si spingerà il partito degli amici (e degli avvocati) di Berlusconi a fare violenza al nostro ordinamento per salvarlo dai processi?
Credo che in questa situazione tutti possano e debbano prendere una posizione: accettare qualsiasi accordo pur di "seppellire l'ascia di guerra" ha prodotto mostri giuridici quali queste due leggi, mentre il continuare a nascondersi dietro il benaltrismo del PD è indifendibile, perché qui sono in ballo i principi fondamentali del nostro ordinamento su cui non si può trattare.
Per questo invito tutti quanti a firmare per il referendum abrogativo contro il Lodo Alfano, e posto il link sia qui, sia in forma di banner, a destra in basso.
Grazie.