Il primo piccolo choc è stata la lingua. Prima di partire, pensavo fosse semplicemente incomprensibile e basta, ma una volta arrivato qui mi sono accorto che così non era: di molte parole, tolte tutte le Æ, le Å e le Ø, è alla fine abbastanza facile capire il senso... il vero guaio, così mi è stato chiaro già il giorno dopo il mio arrivo, è la pronuncia. Prendete una frase pronunciata correttamente in tedesco, passate dell'ammorbidente su tutti i suoni consonantici e accelerate il tutto vertiginosamente, ecco come suona una frase in danese.
Poi è venuto il secondo piccolo choc, e cioè lo spaventoso numero di italiani in giro, ma in fondo, sai di quale choc si tratta, siamo dappertutto...
Ad ogni modo Copenhagen è una città davvero bella e i danesi (almeno quei due o tre che ho conosciuto di persona e che mi hanno fatto vedere la città) sono persone piuttosto simpatiche, che vivono senza traumi il fatto di parlare una lingua che ha sette suoni diversi solo per la lettera A (scusate se sono ripetitivo, ma il danese mi ha spiazzato).
Supplemento numero 1: per ottenere la cittadinanza danese bisogna sostenere un esame di lingua. Il guaio è che questo test è talmente complicato che diversi danesi nati in Danimarca e di madrelingua danese avrebbero difficoltà. Pensate se lo facessimo in Italia... Calderoli, alla lavagna: congiuntivo imperfetto del verbo essere!
Supplemento numero 2: barzelletta danese.
Una notte -terribile, terribile notte, per carità!- accade la tragedia: un bruto, un malfattore (ecc. ecc. ecc., insomma il classico cattivo, punto e basta) arriva addirittura a violentare una suora.
Il giorno successivo all'atroce delitto, il marrano, il criminale (ecc.) e la suora si risvegliano l'uno di fianco all'altra.
Lei, ancora sconvolta dall'esperienza della notte prima, parla tra sé e sembra proprio non darsi pace: «Come farò? Come ho potuto? Come potrò vivere in futuro? Ho peccato con un uomo! E per ben due volte, per giunta!»
Lui (basta ecc., ci siamo capiti) si riprende un attimo dal torpore, sente la suora parlare così e le chiede: «Come mai dici "due volte"? In fondo ti ho violentata una volta sola...».
E lei: «Beh, sì, ma poi tu stavi dormendo, e...».
Umorismo danese.