Sono partito da Oslo domenica all'una del pomeriggio.
Prima di tutto mi ha colpito la lunghezza del percorso per arrivare a Göteborg, primo cambio di treno: all'andata ho fatto il viaggio dormendo, ma al ritorno mi sono reso conto quanto in realtà sia a nord Oslo... ci vuole un casino di tempo solo per raggiungere il confine svedese, passando nel frattempo per foreste, foreste, foreste e -interrotte da qualche radura qua e là- altre foreste.
Molto molto bello. Molto molto foresta.
Arrivo al cambio a Göteborg a metà pomeriggio e da lì prendo un treno per Copenhagen. Altre foreste, per ore, mentre mi metto a leggere, ma senza mai smettere di buttare un occhio fuori, di tanto in tanto... sono fatto così: devo guardare fuori dal finestrino, è più forte di me.
Passo il ponte sull'Øresund quando ormai è notte e arrivo a Copenhagen alle nove e mezza, raggiungo l'ostello per scoprire che c'è stato un piccolo frainteso, e che sono stato sistemato in una camerata da dieci. Quasi tutti italiani.
Riparto sabato mattina alle undici e quaranta, e il viaggio fino ad Amburgo, traghetto compreso, non riserva troppe sorprese. Sono solo preoccupato del poco tempo per cambiare e prendere il treno successivo, ma spero in quei due o tre minuti di ritardo che possono sempre capitare in una stazione grande.
Troppa grazia: a causa del solito inconveniente tecnico che colpisce sempre il tuo treno, il ritardo è di quarantadue minuti. Si vede che siamo in Germania: quarantadue, non quaranta o quarantacinque, proprio quarantadue.
Mentre sul treno passo il tempo a mettermi in contatto con l'ostello a Basilea, mi cade la linea, mi finisce il credito sul cellulare e la batteria mi comincia ad avvertire che di durare a lungo non ha molta voglia nemmeno lei. Arrivo a Karlsruhe, zompo sul primo telefono pubblico, arrangio le cose con l'ostello per avere un tetto sulla testa, prendo un panino al volo e sono di nuovo in treno, in uno scompartimento con un tizio che aveva l'aria di voler essere lasciato da solo e quattro ragazzini tedeschi vocianti, che hanno passato il tempo a prendere in giro il capotreno per la sua pronuncia inglese quando annuncia le stazioni. Sono riuscito a raggiungere Basilea cinque minuti prima di mezzanotte.
La sera dopo, ultimi tre treni: uno per andare a prendere mia sorella a Zurigo e due per arrivare a Costanza. Dato che le cose non possono filare liscie fino in fondo, a Kreuzlingen ci fanno scendere dal treno e ci avvertono che il resto del viaggio (cinque minuti cinque, niente di più) è da farsi su strada, perciò caricano me, mia sorella e altre cinque persone su una navetta e ci portano a destinazione.
Alla fine, a conti fatti, sono quasi duemila chilometri in tre giorni, per più di venti ore di viaggio vero e proprio... per questo motivo, io e mia sorella, da quando siamo arrivati, siamo in ozio quasi totale, ma questo solo fino a domani, perché, non contento delle ore e ore di treno passate in questi giorni, ho accettato di accompagnarla a Monaco. Altre tre ore di treno, più o meno, ma che volete che sia, ormai...