sabato 28 giugno 2008

die Bielefeldverschwörung

Non mi è mai capitato di scrivere un regalo di compleanno in forma di post, ma poi ho letto questa storia e ho pensato immediatamente "Questa sembra scritta apposta per Mat/Tia", che oggi compie pure gli anni (zaùrdi auguri, ovviamente).

La storia è scritta su wikipedia (da questo link arrivate alla voce corrispondente, in inglese), e parla di una tranquilla città tedesca di circa 300.000 abitanti, Bielefeld, nel Nord Reno-Westfalia. Fondata nel XIII Secolo, offre al visitatore purtroppo pochi edifici storici: la Sparrenburg, castello medievale pesantemente restaurato nell'Ottocento, la Altstädter Nicolaikirche, degli inizi del XIV Sec., la Neustädter Marienkirche, della fine del XIII, e relativamente poco altro, a causa dei pesanti bombardamenti subiti nel corso della II Guerra Mondiale (Dio mio, quanto mi sento guida turistica, quando scrivo così). Nel XX Secolo, grazie a professori come Niklas Luhmann, l'Università di Bielefeld, fondata nel 1969, è stata sede di un'influente scuola della sociologia moderna. Bielefeld è inoltre principalmente attiva nel settore alimentare, nella produzione di elettrodomestici, nell'industria elettronica e in alcuni settori dell'industria pesante.
Ma siamo proprio sicuri?

Nel maggio 1994, Achim Held, uno studente di informatica dell'università di Kiel, pose in internet tre inquietanti domande:
1. Conoscete nessuno che venga da Bielfeld?
2. Siete mai stati a Bielefeld?
3. Conoscete nessuno che sia mai stato a Bielefeld?

La risposta a tutte e tre queste domande era e doveva essere per forza no, secondo Held, che concludeva il suo discorso svelando al mondo la sconvolgente verità:
Bielefeld non esiste.

Non esiste, non esiste per nulla. Non esiste il centro antico, ai margini della foresta di Teutoburgo, non esiste la Sparrenburg, non è esistita la Scuola di Bielefeld (e allora mi chiedo perché me l'hanno fatta studiare al Proseminar di storia moderna) (vabbe', mi sono vendicato con il Referat), non esistono le sue industrie, i suoi musei, il suo auditorium, non esiste la sua squadra di calcio (l'Arminia Bielefeld) (oddio: con questo nome, è meglio non esistere, in effetti). Niente, niente di niente.
L'esistenza di Bielefeld è stata raccontata ai cittadini tedeschi e al mondo intero da una gigantesca cospirazione (la Bielefeldverschwörung, cioè la Cospirazione di Bielefeld, appunto), che è riuscita a costruire un'illusione quasi perfetta. L'unico punto debole è rappresentato da quelle tre semplici domande, cui nessuno può rispondere sì, semplicemente perché la città non esiste.
Se per caso poi qualcuno rispondesse di sì anche ad una sola di queste domande, la risposta di Held è assolutamente lineare: evidentemente chi dice una cosa del genere è quantomeno a parte della cospirazione, se non un vero e proprio complice.

Da quattordici anni le teorie sulle origini di questa cospirazione si sono sprecate, coinvolgendo ora la CIA, ora il Mossad, scomodando persino gli alieni (che cercherebbero di camuffare la propria astronave facendola passare per l'edificio che ospita l'Università di Bielefeld), creando un vero tormentone su internet, e i motivi per cui questa leggenda metropolitana ha preso tanto piede sulla rete, come Wikipedia li riporta, sono assolutamente logici e comprensibili.

Innanzitutto, di Bielefeld non si sente spesso parlare: sebbene molte delle istituzioni federali tedesche siano distribuite su tutto il territorio, a Bielefeld non è toccato ospitarne nessuna. La città si trova inoltre nel bel mezzo del distretto industriale del Ruhrgebiet, e perciò ha subito pesanti bombardamenti durante la guerra, cosa che la rende poco interessante per i turisti. La stessa trafficatissima autostrada che passa per Bielefeld (la A2) e la altrettanto trafficatissima linea ferroviaria Dortmund-Hannover-Berlino passano per la città, ma la attraversano nella sua estrema periferia, perciò di fatto la maggior parte dei tedeschi non ha nemmeno una chiara immagine della città nella propria mente. La stessa stazione di Bielefeld è stata per molto tempo in ristrutturazione, lasciando i viaggiatori di passaggio con la spiacevole sensazione di essere passati attraverso qualcosa più simile ad una scenografia dipinta che ad una città. Alla fine ci si è messo anche Google Maps, che nella versione "ibrida" collocava le strade di Bielefeld in una posizione sbagliata, dove le foto da satellite mostravano foresta a perdita d'occhio. Pare che l'errore sia stato corretto un paio d'anni fa, e che ancora non si sappia se si sia trattato di un easter egg o di un vero e proprio errore.

Il comune di Bielefeld ha comunque cercato di reagire a questa leggenda, lanciando la campagna "Bielefeld gibt es doch!" (Bielefeld esiste!), ma...

...ma ha avuto la buona idea di lanciarla proprio il 1° aprile 1999.
Geniali, eh?

martedì 24 giugno 2008

Cen-to! Cen-to! Cen-to!

E chi l'avrebbe mai detto? L'angolo dello Zaùrdo ha raggiunto il centesimo post dalla sua apertura!
Per festeggiare ho deciso di cambiare completamente il template, aggiungendo nuove rubriche e nuovi elementi nella struttura della pagina, il tutto -udite udite- su tre colonne! Al centro trovate come sempre il blog vero e proprio, mentre sulle colonne laterali, a sinistra, da ora in poi potrete vedere:
1. Frasi celebri: le migliori frasi mie e dei miei amici qui fedelmente riportate per il diletto di voi lettori. In lista ce ne sono cinque, e ad ogni nuova frase una delle vecchie sarà tolta, ma saranno tutte leggibili anche dopo il passaggio dall'elenco, in un post datato 30 gennaio 2007 (l'ormai lontano giorno di apertura di questo blog), intitolato -guarda un po'- "Frasi celebri".
2. Album recenti: invece del badge di Flickr, gli ultimi album messi su internet sono a disposizione in questa rubrica: basta cliccare sulla foto e si arriverà direttamente al set di Flickr corrispondente. Per il resto questo elenco funziona esattamente come quello delle frasi celebri perciò, se cliccate sul link immediatamente sotto l'ultimo album, avrete davanti a voi tutti i set di foto. 
(Piccolo consiglio per Flickr: se le foto vi sembrano troppo piccole, subito sopra la foto stessa dovreste trovare un'icona a forma di lente: cliccateci sopra e potrete vedere la stessa foto in tutte le dimensioni)
3. La parola ai lettori: alle volte mi sento in vena di sondare e sondo. Che ci volete fare, sono fatto così... Tra l'altro già da ora è partito un sondaggio, perciò votate-votate-votate! 

Nella colonna di destra, come sempre, trovate la lista delle tag, l'archivio del blog e i link, divisi in due liste: nella prima trovate i blog dei miei amici, in cui consiglio a tutti di buttare l'occhio, di quando in quando, mentre nella seconda lista, più in basso, trovate link ad altri siti che comunque raccomando. Altra cosa che non cambia è l'aggiornamento della foto e del colore del blog, che dovrebbe cambiare ogni venti giorni più o meno. Prossimamente metterò in linea anche un indirizzo email per commenti, domande, insulti...

Non perdete di vista l'Angolo dello Zaùrdo! Se avete coraggio...

lunedì 23 giugno 2008

Il Würstel fa gola a tutti


Vincenzo (le gambe che spuntano dal lato destro della foto) è venuto a trovami questo fine settimana, e così è stato il primo dei miei amici a venire a Costanza (ma spero che non sia pure l'ultimo) (e chi ha orecchie per intendere... ecc.). D'altra parte, alcuni di loro si stanno laureando, altri hanno ricominciato a studiare, altri ancora sono alle prese con mille lavori... e Irina l'Impeccabile è ancora alle prese con insetti e colleghe nevrotiche, indecisa su quale categoria sia la più molesta...
È stato un bel fine settimana: siamo stati in giro per Zurigo, dove abbiamo visto dei bambini deficienti socializzare con una dozzina abbondante di cigni che si era radunata in riva al lago... credo che solo la scientifica riuscirà a trovare qualche traccia dei bambini, se va fatta bene. Siamo stati a Costanza, dove Vincenzo ha potuto conoscere gran parte dell'allegra brigata dell'erasmus (e senza spaventarsi, il che è già notevole). Alla fine ci siamo trovati sabato ad una grigliata (qui le foto) improvvisata dai coinquilini di Anna in riva al lago, a mangiare, trovare doppi sensi in ciò che mangiavamo (il titolo del post è una creazione di Anna e di Clelia, sia chiaro), guardare le stelle... ma questo non vi faccia pensare: in questo erasmus ci sono momenti in cui non facciamo davvero una mazza.

PS.: qualcuno aiuti me e Vincenzo a spiegare a Clelia che Schweinsteiger (detto Schweini), calciatore della nazionale tedesca, non è poi 'sto capolavoro...

venerdì 20 giugno 2008

Petershausenesi

Ed ecco, necessaria (direi inevitabile) la seconda puntata della nuova lista dei personaggi dell'erasmus. Questa volta vi presenterò alcuni di quelli che spesso per un motivo o per un altro bazzicano il nostro quartiere, Petershausen...

Ciop. All'anagrafe sarebbe Klaus, ma dato che sta sempre insieme a Daniel (ai lettori già noto come "il Sirenetto"), i due sono diventati Cip e Ciop. Studiano tutti e due architettura e spesso si trovano da noi per studiare o per andare insieme a lezione (leggi: "se a casa nostra il campanello suona tra le otto e le otto e mezza del mattino, è Klaus"). Anche Klaus, come Daniel, parla un dialetto incomprensibile, dato che viene da una zona di confine tra la Baviera e il Baden-Württemberg, e così ogni tanto si mette a parlare con Daniel e i due si chiudono in un meraviglioso isolamento linguistico. A volte penso che durante la guerra i tedeschi abbiano preso un granchio enorme: altro che Enigma, bastava mettere alle trasmissioni gente che parlava con un accento del genere e il gioco era fatto.
Ciop rappresenta perfettamente una tipologia particolare di ragazzo: il bambino sfigato. Secondo Fede (cultrice del bambino sfigato, oltre che unica persona che possa stabilire se un ragazzo è davvero di questa categoria), bisogna almeno che un ragazzo "abbia la faccia da cerbiatto, si vesta da deficiente e abbia le scarpe larghe e distrutte", ma per una definizione più precisa prometto che un giorno scriveremo a quattro mani un post a parte...

L'assediante. Per qualche tempo uno studente del Madagascar ha letteralmente assediato casa nostra. Il suo pensiero era in realtà molto lineare, va riconosciuto: "Voglio vedere Clelia, ho relativamente poche possibilità di incontrarla per strada, sono riuscito a scoprire dove abita quindi mi presento senza preavviso alla sua porta".
Lineare. Spaventoso, ma lineare.
Clelia da parte sua non voleva saperne assolutamente nulla, e ancora di meno dopo la sua prima "improvvisata". Quella sera ha suonato, è entrato, si è seduto in cucina, ha scambiato con Clelia e con me due frasi di circostanza. Poi ha semplicemente smesso di proporre argomenti, avendo già ottenuto quello che voleva: semplicemente se ne stava seduto in cucina, con noi due sempre più imbarazzati che cercavamo di avviare un minimo di conversazione. La situazione è stata provvidenzialmente risolta da Anna, con cui avevamo un appuntamento per uscire e che ci ha dato modo di tirarci via da una situazione imbarazzante, ma il nostro assiduo visitatore si è dato da fare nei giorni successivi, facendosi vedere di quando in quando. In quelle situazioni succedevano cose da film: io che cercavo migliaia di scuse possibili, arrampicandomi sugli specchi «Clelia non c'è, è uscita.» «Ma non mi aveva detto che arrivava dall'Italia proprio oggi?» «Ehm... sì, ma è di nuovo uscita... non le si riesce mai a star dietro, fa mille cose, sai...».
Per fortuna pare che abbia smesso con le visite, ma a volte, quando il campanello suona senza preavviso, non siamo proprio tranquilli...

Patrick. Facciamo che lo chiamo per nome dall'inizio e non gli ammollo un soprannome, così è più chiaro da subito. Abita nello stesso appartamento di Giulia, in uno dei palazzi accanto al nostro. Per amiche/amici/lettrici/lettori del blog che -come me- sono convintamente a favore dell'ormone libero, metto subito in chiaro che Patrick non è nelle foto della festa di fine maggio che ho messo su Flickr. E che è un gran peccato. Arf! ehm... vabbe', inoltre è un tipo molto di compagnia, anche se alle volte ha delle uscite che spiazzano un po'...
Una volta per esempio eravamo ad una festa, e il discorso è caduto sul mio materasso (purtroppo solo il discorso) (va bene, la smetto). 
Io mi ero lamentato di quanto fosse tragico dormire su blob informe come il mio materasso, quando Patrick se n'è uscito domandandomi a bruciapelo: «Hai mai provato a dormire su un materasso ad acqua?». Io, colto completamente alla sprovvista dalla domanda gli ho detto di no, e lui: «Ah, ok. Beh, non farlo mai da ubriaco.». Cosa intendesse dire ancora mi sfugge, ma ora cambio aneddoto, perché parlare di Patrick e di materassi nello stesso paragrafo... a cuccia, ormoni!
Anche Giulia è testimone delle sue uscite: dato che Patrick coltiva un bel po' di pianticelle sul suo balcone (tutte legali, tengo a precisare), e che alla crescita di queste piante si è appassionato particolarmente, ogni tanto la chiama (in qualsiasi momento, indipendentemente dall'orario) per mostrarle orgoglioso come sono cresciute le sue piante.
Un'altra volta ancora stavo tornando a casa dopo una giornata abbastanza pesante, quando mi sento chiamare: «Ehi, tu!». Mi giro, mi guardo intorno, ma non vedo nessuno. Alzo lo sguardo e vedo Patrick che si sbraccia dalla sua finestra al terzo piano, che mi fa: «Hai fame?». Niente battute, per favore. Dicevo, anzi disse lui: «Hai fame? Perché noi quaggiù stiamo per metterci a fare una grigliata...» e credo di averlo visto in quel momento gettare direttamente qualcosa ad uno dei suoi amici, tre piani sotto, mentre la mia espressione in quel momento doveva comunicare qualcosa tipo "ma... ma... ma... (sbav)"

mercoledì 18 giugno 2008

Di solito non ne parlo...

 

Di solito non parlo di calcio, ma bisogna che io mi faccia sentire, adesso, per denunciare le condizioni di permanenza in Germania di noi italiani durante gli europei di calcio, e lo... strano comportamento dei tedeschi nei nostri confronti, leggi "I mondiali li volevamo vincere noi, e perciò ce la siamo legata al dito".
Le rivalità a calcio esistono, è logico, ma questo è vero e proprio astio... e se me ne sono accorto io vuol dire che è proprio pesante...
Dopo la partita con l'Olanda, poi, è stato letteralmente l'inferno: nemmeno dopo Germania-Croazia la gente intorno a noi ha smesso di prenderci in mezzo per i risultati della Nazionale.

Qui però mi permetto di aprire una parentesi: perché a causa dei risultati loro dobbiamo essere presi in mezzo noi? Che c'entro io con quelli? Non ho mai sopportato il calcio, e devo sentirmi preso in mezzo perché quelli giocano male? Mah...

Ieri sera eravamo tutti convinti di seguire l'ultima partita dell'europeo per l'Italia, e invece la tragedia della qualificazione ai quarti è finita in modo molto migliore del previsto, perciò -penserete- a questo punto i tedeschi si saranno calmati, nei nostri confronti... macché! L'astio continua, e più violento di prima, tanto da farci fare fosche previsioni su un'eventuale Italia-Germania. 
Io credo che, semmai ci sarà una partita del genere, la vedrò in Svizzera, e ci passerò pure i giorni immediatamente seguenti, almeno per una settimana...

PS: Bea, Kle e Anna hanno lanciato una raccolta di firme per permettere a Toni di fare un goal.
Firma anche tu!
Un goal per Toni!
Almeno uno!

martedì 17 giugno 2008

Tandem impossibili 1: l'ungherese.

Sì, lo so, sono fuori, ma l'ungherese mi ha sempre incuriosito, un po' perché ho parenti laggiù, un po' perché è completamente diverso dalle altre lingue europee...
Impararlo col metodo del tandem è impossibile, in realtà, perché il mio livello di ungherese è zero, mentre il mio tandem-partner, Bence, parla già abbastanza bene italiano, ma vabbe', comincerò a prendere contatto, poi si vedrà... Il vero problema è che l'ungherese è una lingua allucinante, dove per esempio i generi nei sostantivi non esistono, o ti capita di fare un complemento direttamente dentro la parola... o di capovolgere una frase per dire qualcosa di semplicissimo con un giro di parole sconvolgentemente complesso, sottintendendone tra l'altro una grossa parte. 

Facciamo un esempio pratico, e mettiamo che io voglia dire la frase "Io ho due fratelli". In ungherese dovrò dire "Két testvérem van", e cioè, tradotto letteralmente, "Due mio-fratello è". Ora, a parte il fatto che questa frase sembra dettata da Yoda, mi può anche andare bene l'ordine delle parole, ma non capisco perché io debba mettere il verbo essere invece del verbo avere, e scriverlo, come la parola "mio fratello", al singolare. Non è che in realtà il ragionamento è un altro e anche qui si sottintende qualche stralcio di frase? Pensa che ti ripensa mi sono venute in mente meravigliose ricostruzioni, come: 

"[La quantità dell'oggetto che qui nomineremo] mio-fratello è due
(un po' ridicola, ma potrebbe essere letta così), oppure 

"Due è [il numero di volte che posso usare] mio-fratello [come definizione di una persona]"
 (ancora più contorto, ma perché no?), oppure ancora 

"Mio-fratello è due [persone, in realtà]" 
(e allora si parla di personalità multipla direttamente).

Allo scopo di prepararmi al peggio, comunque, il buon Bence mi ha anche scritto la parola più lunga in ungherese che, grazie alla possibilità di mettere assieme al nome come suffissi un casino di cose con mille funzioni grammaticali diverse è...: 

megszentségteleníthetetlenségeskedéseitekért 

traducibile in italiano con "per le vostre continue inviolabilità". 44 lettere. 16 sillabe. Ad un certo punto della parola mi ha indicato alcune lettere ("-eskedés-", precisamente) dicendomi «Queste lettere in realtà non vogliono dire nulla. Stanno qui per allungare la parola, e per dare un'idea di continuatività. Tu traducila più o meno come "continue"». Ed io a voi riporto la notizia, tremando di paura per quando cominceremo a fare grammatica ungherese sul serio.

PS: dimenticavo 
"[Questo] è mio-fratello due [, perché prima abbiamo incontrato mio-fratello uno]" 
ma se avete altre soluzioni, sono qui per ascoltarle...

sabato 14 giugno 2008

Il Ciabattino reloaded

Sono reduce dal Probewochenende: due giorni e nove ore e mezza di prove con KonnKammCho. Non che sia sconvolto dal carico di lavoro: ricordo una memorabile otto-ore-di-fila-con-direttori-a-rotazione per un'allucinante messa da portare a Loreto, quattro anni or sono ("chilichilichilichilichili!", come i miei compagni di sventura di sicuro ricorderanno...), ma sono comunque comprensibilmente stanco.
Quello che non riesco a capire è perché in uno dei brani che stiamo preparando compare una frase assurda che avevo già trovato in Italia, in un canto popolare. Per raccontarla in breve, nel brano italiano un ciabattino, dopo aver presentato la sua marce come "scarpette di tipo assai fin" (che i tenori prontamente cambiarono in "scarpette di tipo assassin", ovviamente), proponeva ad una ragazza un curioso affare: un paio di scarpette rosse in cambio del matrimonio. A quel punto la ragazzina reagiva alla proposta inopportuna ("e non domandare troppo"), facendo notare che per "un paio di scarpette - strette" non si sentiva di compromettersi ("non ti posso dare il cuor") (o "non ti posso fare il goal", secondo i tenori). Nel pezzo tedesco, invece, il ciabattino pare essere meno di braccino corto e, dopo aver rassicurato la fanciulla di turno dicendo che, pur essendo povera, ha ancora l'onore e la fedeltà da offrire, tira fuori dalla tasca un anello d'oro. Alla fine la proposta è la stessa, in fondo: "io ci metto le scarpette, tu lo stato civile". 
Cioè, mi sfugge il senso: perché questa dovrebbe starci solo perché lui le fa le scarpe? Mi sembra senza senso, non riesco a capire...

martedì 10 giugno 2008

Difficoltà tecniche

E venne il giorno del Referat. Ovverosia il giorno in cui ho dovuto parlare davanti a una quindicina di persone di un tema che sembra essere stato scelto per farmi parlare per ore, ma che porterebbe al coma in poco tempo chiunque altro.
Allora, sono uno studente di giurisprudenza (oddio, studente, sono uno dei tanti iscritti), le costituzioni in genere come documento mi interessano molto, sono mezzo napoletano e mezzo svizzero e faccio un erasmus in Germania. Quale tema mi hanno dato? "Confronto tra la Repubblica Napoletana, la Repubblica Elvetica e la Repubblica di Magonza, negli anni della Rivoluzione Francese e delle Guerre Napoleoniche". Sottotitolo: io parlo, ma scommettiamo che la prima fila crolla a dormire in meno di cinque minuti?
Non proverò nemmeno a fare un indice rapido dei contenuti del Referat, tranquilli, comunque immagino che capiate come mai fosse necessario usare delle diapositive per rendere l'argomento un minimo affrontabile e tenere svegli gli altri, almeno per un po'... Per usare il proiettore avrei dovuto usare un pc, e non il mio mac, perciò avevo anche organizzato tutto, col computer che Clelia mi aveva anche prestato (grazie, Kle!). 
Tutto ok, senonché Clelia mi ha prestato il computer senza darmi la password per accenderlo, perciò mi sono trovato con davanti un'intera classe, già stanca dopo un'ora e un quarto di lezione, la mia scaletta distribuita per l'aula (scaletta che era già di per sé di una lunghezza scoraggiante) e nessuna diapositiva.
In preda alla disperazione, ho dovuto fare gli schemi alla lavagna, cercando di farmi capire dalla gente in sala con la mia terrificante scrittura, che riesce -anche se sembra impossibile- addirittura a peggiorare, sulla lavagna...
Non vi dico l'andamento delle palpebre già in seconda fila... comunque sono riuscito a dire una buona metà di quello che dovevo, e il resto dell'anest... del Referat sarà somministrato ai miei malcapitati compagni di corso lunedì prossimo. 
Aiuuuuto!

sabato 7 giugno 2008

Manco a farlo apposta...

Arrivo a Bologna, ho appena il tempo di appoggiare la valigia, salutare i miei amici, quand'ecco che mi capita tra capo e collo un concerto (te pareva). Piccola parentesi: un concerto in Certosa (il cimitero di Bologna), e col coro in nero da capo a piedi... via le mani da lì! L'ho visto che facevate debiti - anzi, indebiti, indebitissimi- scongiuri.
Per chi non l'avesse mai visto, il cimitero di Bologna sembra stato disegnato da un allievo di Piranesi sotto acido: è tutto un labirinto di cortili, saloni, immensi corridoi pieni di lapidi, di statue e statuelle più-o-meno-veramente-neoclassiche... ma soprattutto è enorme, e in effetti merita una visita, scherzi a parte...
Ad ogni modo sono andato lì per un concerto, e manco a farlo apposta ho scelto di passare da Bologna in tempo per un concerto con un gran bel programma. Per la terza volta ho ripreso in mano un pezzo di Guaitoli, e per la terza volta ho dovuto aggiornarmi su quello che dovevo materialmente fare, ma in fondo è normale: non sono stato a Bologna, e mi sono aggregato al momento del concerto, sostanzialmente, perciò le sorprese possono sempre capitare. Ma soprattutto era in programma un Magnificat di Martini. Io adoro questo pezzo, uno di quelli del repertorio che mi piacciono di più, credo. Sarà per il suo Quia respexit, il Deposuit potentes, sarà per i nanes. I nanes sono nati da dimisit inanes, frase che si è subito trasformata in dimisit i nanes: sette nanetti che tornano a casa saltellando sulle quartine dello spartito. Sì, siamo malati, lo so. E poi c'è l'amen alla fine, talmente coinvolgente da essere diventato, per felice invenzione di Angela, l'Amen Strappamutande. Aggiungete che tutto è stato fatto con l'orchestra, cosa che non ci succede troppo spesso... insomma, sono davvero contento di aver fatto questo concerto, anche se sono stato raccattato all'ultimo, un po' di corsa...

giovedì 5 giugno 2008

Visita-lampo

Mentre mi ripiglio dall'allucinante corsa che ho fatto per scrivere e consegnare in tempo il Thesenpapier per il mio Referat della prossima settimana, avviso i gentili lettori de "L'angolo dello Zaùrdo" che domani sarò a Bologna!
Certo, resterò un po' pochino: in totale sarò effettivamente in città 51 ore, minuto più minuto meno. Il viaggio durerà però sette ore e mezza all'andata e otto ore al ritorno, quindi in tutto quindici ore e mezza, e perciò, per ogni ora che passerò a Bologna, passerò in treno quasi venti minuti. Questo giusto per visualizzare esattamente quanto massacrante sarà il fine settimana e quanto sarà mostruosamente difficile far stare in così poco tempo tutto quello che vorrei/dovrei/levocinedelmiocervellodiconochedevo fare.
E non poteva mancare il concerto... certo, a scegliere una data, ci sarei finito comunque in mezzo: l'Euridice sta dando concerti su concerti, in questo periodo.
Ad ogni modo sono contento di tornare a Bologna, rivedere i miei amici, fare un giro in centro... le solite cose... e passare una o due serate di giugno a Bologna, eccheddiamine! 
Pratello, aspettami!