
Me la sono sempre immaginata una città triste, grigia, anche perché ci sono passato poche volte, per poco tempo, ed evitando accuratamente il centro... e anche per questa idea che mi ero fatto ho aspettato tanto per andarla a vedere per bene.
La prima cosa che mi ha accolto, e su cui vorrei scrivere due righe, è l'allucinante piazza davanti alla stazione, Centralbahnplatz (sì, "Central" con la c) (non chiedetemi perché). La cosa particolare subito fuori dalla stazione è il gran numero di capolinea dei tram messi proprio nel bel mezzo della piazza, rendendola un labirinto di rotaie che s'incrociano, si dividono, s'incontrano... un caos assurdo... e dal momento che i tram funzionano, e, quando vanno, vanno (i corsivi sono diretti a Bologna, sperando in un effetto subliminale), il problema dell'attraversare la piazza è evitare di essere maciullati, problema che è valso diversi anni fa alla piazza il nome (dato da me e da Valentina) di "Piazza Indiana Jones".
Sopravvissuto alla piazza senza perdere arti, ho potuto finalmente vedere la città, e c'è da dire che è molto meglio di quanto pensassi, anche se ha alcune particolarità che in effetti lasciano perplessi.
Nelle città non troppo grandi che si trovano su un fiume, genericamente è facile orientarsi, seguendo le altimetrie: se c'è una pendenza abbastanza decisa, il fiume è più o meno in quella direzione, verso il basso. Ci possono essere molte eccezioni, ma spesso funziona così, a grandi linee. Basilea no. Per costruirla hanno scelto il punto dove le rive del fiume erano più ripide, con la conseguenza che, per arrivare dal cuore del centro della città al Reno, bisogna salire, e pure un bel po', per poi scendere di colpo.
Altra cosa particolare è che, come Bologna, a lungo Basilea è stata chiusa da una cerchia di mura molto più grande delle sue reali necessità, e perciò, unendo sulla carta le porte della città, sembra di essere in una metropoli. Poi però si guarda quello che veramente è il centro, e ci si accorge che è piuttosto piccolo.
Particolari a Basilea sono anche i musei, come la Fondazione Beyeler, con la sua collezione di opere del XIX e XX Sec. di autori come Monet, van Gogh, Picasso e altri, il tutto in una sede costruita da Renzo Piano, un po' fuori città... oddio, un po', diciamo proprio molto fuori città, circa a mezz'ora di tram dal centro, ma ne vale decisamente la pena. Tra parentesi, dal 27 gennaio al 15 maggio c'è una mostra su Pollock, proprio alla Beyeler.
Un altro museo che merita di essere citato è il Tinguely Museum, dedicato all'artista svizzero Jean Tinguely, noto per le sue statue in movimento: sculture costituite da meccanismi con ruote, cinghie, motori elettrici, lampadine, e che sono proprio state realizzate espressamente per muoversi. Vengono esposte con un interruttore a pedale, che bisogna proprio premere, per mettere in moto e poter così osservare per bene e cercare di capire queste sculture (e dico: cercare). Inutile dire che il Tinguely Museum (nella sede progettata da Mario Botta) (e che, come tutti i lavori di Botta, è riconoscibile a chilometri di distanza) è un posto piuttosto strano, e contemporaneamente uno dei musei più visitati dai bambini, in città (aveste visto come si divertivano a fare muovere tutte le opere, in un tripudio di suoni meccanici).
Mi rendo conto di aver scritto l'ennesimo post-fiume, perciò cercherò di alleggerirlo con una foto che ben disponga alla lettura, e vado a prepararmi alle prove del coro.
Ad ogni modo, ora che ho cominciato a conoscerla un po' meglio, ho intenzione di fare qualche salto a Basilea, di tanto in tanto...