venerdì 30 novembre 2007

Selbstentlaternung*

Piccola premessa:
- è tollerabile rimorchiarmi con l'aiuto dei racconti dell'erasmus (e della Sagres), anzi, in certi momenti è pure ben accetto;
- è comprensibile un po' di silenzio, del resto è questione di carattere, molto spesso;
- è meno simpatico comportarsi in modo ambiguo, non facendomi capire le proprie intenzioni;
- è poco elegante mettersi con qualcun altro, lasciando che io lo venga a sapere per vie traverse

ah, sì, dimenticavo:
- è addirittura irritante spuntare di continuo sulla mia strada, dopo tutto ciò, e continuare a rimanere in silenzio: sag doch was!

Ieri c'è stata la "Giornata internazionale dell'Università di Costanza", e ovviamente tutti gli studenti erasmus sono stati coinvolti nell'organizzazione delle attività della mattinata e del primo pomeriggio. Compresi noi italiani, che abbiamo marinato clamorosamente l'incontro organizzativo. Compresi gli spagnoli, che ancor più clamorosamente non si sono proprio fatti vedere all'università almeno fino a mezzodì.
L'Ufficio Erasmus c'ha promesso una settimana fa più o meno tutto il materiale necessario, un tavolo, e un ingresso alla festa erasmus di ieri sera.
Il tutto in cambio di una nostra collaborazione per organizzare la giorata di festeggiamenti per il ventesimo anniversario del programma erasmus, collaborazione per cui ci è richiesta la semplice presenza al nostro bravo banchetto e i nostri preziosi-consigli-di-gente-che-ha-studiato-là per coloro che volessero («Pazzi, pazzi!» dissero di loro) venire in Italia per un paio di semestri.

Problema uno: il materiale quasi non c'è. Le uniche università di cui c'è stato dato qualche opuscolo sono La Sapienza (mi sta bene), l'Università di Padova (e in fondo mi sta anche bene), l'Istituto Italiano di Firenze (passa per il rotto della cuffia), l'Università di Urbino (eh?) e l'Università della Calabria.
L'Università della Calabria?
Non c'è materiale dell'Università di Bologna, niente dalla Ca' Foscari, niente dalle università di Milano, niente da Pavia, niente dall'Aquila.

Problema due: il posto riservato all'Italia è pressoché inesistente.
Arrivo al luogo convenuto per cominciare il mio turno al tavolo con la Fede. Prima vedo lei. Poi vedo il tavolo davanti a lei.
E non c'è la bandiera italiana, ma quella portoghese.

Problema tre: nonostante la mia proverbiale lentezza a giungere alle conclusioni dei ragionamenti, in quel momento ci metto abbastanza poco per realizzare cosa non vada, allargare il campo visivo e vedere quello che per me sarebbe meglio non vedere: il Lampione che, nella sua classica posa alla "sono qui per puro caso e non ho niente a che fare col mondo circostante", staziona dietro al tavolo, che ci toccherà usare assieme.
Cioè, il tavolo è diviso in modo che all'Italia sia riservato un terzo circa della superficie, ma vabbe', vedi problema due.
Due ore di vicinanza pressoché continua.
Due ore di silenzio quasi assoluto, pure piuttosto imbarazzato.
Poi pranzo in mensa -finalmente!- faccio la mia fila (non lo vedo), prendo il mio vassoio (non lo incontro), mi faccio il mio bravo pranzo (non lo incrocio), vado a pagare. È lì. Davanti alla cassa.
Silenzio.
Vado a mangiare, va': non mi va di restare a fare quattro chiacchiere, sinceramente.
Dopo mangiato, vado a salutare le ragazze al banco (non lo incrocio sulle scale), faccio per salutare Kle, allontanandomi, ma vedo che lei fa una faccia un po' strana.
Mi giro, e me lo ritrovo lì: a momenti ci si butta a terra a vicenda, da quanto è vicino (ovviamente di spalle) (ovviamente in silenzio).

Risultato: passo metà del pomeriggio a leggere del Vassallum e a mangiare biscotti speziati. L'altra metà con Kle a bere tè e a parlare della sfiga che ci si accanisce addosso.
La sera le forze per partecipare ad una festa erasmus organizzata -tra gli altri- anche dal Lampione (per la serie: figurati se non lo incrocio lì), sinceramente mi mancano.

*. "Selbstentlaternung" è un'invenzione congiunta: l'italiano "delampionizzarsi" è stato inventato da Mat/Tia, la traduzione tedesca "sich entlaternen" e la sua sostantivizzazione "Selbstentlaternung" sono mie.

martedì 27 novembre 2007

Adria', basta!

Interrompo la normale serie di amenità per lanciare un appello: fermiamo Celentano.

Ma è mai possibile che ogni volta che questo compare in televisione lo trattano come un guru?
In fondo cosa dirà poi di tanto particolare?
Beh, andiamolo a leggere, prendendo il resoconto che si può leggere su Repubblica...

«[...] primo sermone del Molleggiato sui rischi di nucleare, radiazioni e polveri sottili. Casini, Berlusconi, la destra e anche D'Alema che hanno il torto di sostenere "che oggi le centrali nucleari sarebbero più sicure, ma il rischio sono le scorie" [...].»
Beh, innanzitutto grazie per averci avvertito che le polveri sottili sono pericolose: stavo proprio per prendere l'abitudine di andare a fare jogging per le strade di Pechino (erano giorni di maggio... no, scusate, questa è un'altra cosa...)
E poi ancora 'sta storia del nucleare... basta! Non se ne può più! In tutto il resto del mondo occidentale si tengono le centrali nucleari, eppure evidentemente non si sono accorti del rischio delle scorie... «ma il rischio sono le scorie»... grazie, Adria', per fortuna ci sei tu che ci dici queste cose! Chissà dove le metteranno le scorie, i francesi, che non hanno la fortuna di ricevere i tuoi preziosi consigli via RaiUno... sotto i tappeti, forse... o forse in siti costruiti apposta, che potrebbero essere realizzati anche in Italia.
Vabbe', lasciamo perdere.

«"Ultrà, fate la rivoluzione". È la fine, il sermone più consistente. Celentano invoca una "vera rivoluzione", "le votazioni non servono, non cambiano niente se la gente non risorge da dentro".»
Cosa? Pochi giorni fa gli ultras tiravano sassi al commissariato di San Siro di Milano e la caserma di Via Guido Reni a Roma (e lì erano in più di 200)... e Celentano dice «fate la rivoluzione». Mi sembra di sognare.

«Agli "ultra" Celentano affida anche la moralizzazione dei costumi: "Obbligherete i politici a non commettere atti impuri" e Mastella "a una riflessione importante, a dire 'ho sbagliato a togliere l'indagine al magistrato che stava indagando su di me, lo rimetto al suo posto'"».
Interessante. Cosa c'era poi, in scaletta? Era previsto il racconto di una parabola, o si passava direttamente alla moltiplicazione di pani e pesci?

Non se ne può più!
Perché quest'uomo continua a comparire in televisione, a scaricarci dentro quello che gli passa per la testa cominciando dalle banalità, ma solo per poi gradualmente peggiorare?
E soprattutto perché ogni volta che 'sto qua passa da RaiUno, viene subito dato tanto spazio a quello che dice?
Sono costernato.

lunedì 26 novembre 2007

2° Post della domenica (anche se scritto di lunedì)

Mentre soffro per il raffreddore più spaventoso mai da me patito, vi regalo una nuova perla per cominciare bene la giornata, stavolta presa dall'ultimo libro della spassosissima "trilogia in cinque volumi" di Douglas Adams, libro che ho divorato per metà in un paio d'ore durante il viaggio...

- [...] È solo un insieme arbitrario di regole, come gli scacchi, il tennis e quello strano gioco che fate voi inglesi, come si chiama...
- Il cricket? L'autodisprezzo?
- La democrazia parlamentare. Semplicemente, le regole in qualche modo sono finite là.


Ci sono ancora domande sul perché adoro quest'autore?

domenica 25 novembre 2007

Dopo una festa colorata, una festa blu

Mi trovo a scrivere sul treno che mi sta riportando in quel di Costanza. Mi godrei molto di più il piacere di fare il figo col portatile sul treno, se non vedessi decine di computer aperti da altrettanti miei compagni di viaggio. Pazienza.
Se vedo fuori dal finestrino la neve a pochi metri dall'ingresso del San Gottardo, sembra ancora più strano che meno di ventiquattro ore fa facevo irruzione nella festa di laurea di Elisa, a Bologna, cogliendo di sorpresa non poche persone.
La festa è andata benissimo: il posto era davvero bello, una galleria letteralmente a pochi metri dal cancello di casa della neodottoressa... e poi Frankenstein Junior proiettato su uno dei muri... Mancini in sottofondo... diversi invitati che si prendevano/passavano/sottraevano il boa di Elisa, il quale alla fine se li è con ogni probabilità girati tutti... me compreso, devo ammettere...

Piccola caratteristica di questa festa è che, per un qualche strano motivo, diversi convitati si sono organizzati -indipendetemente l'uno dall'altro- per vestirsi, se non proprio tutti di un colore, almeno di tonalità molto prossime tra loro, tra l'azzurro della cravatta di Paolino e il blu acceso del vestito di Elisa, tra la maglia del Decano e la giacca di Dave, tra la gonna della Paola e la giacc... la magl... i pant... ehm... no, ci rinuncio: non è che Alice si veste sempre e solo di blu, ma -più semplicemente- Alice è blu. Punto.
Senza contare poi, per inciso, lo zerbino azzurro all'ingresso (un ca-po-la-vo-ro, credetemi).
Sono gradite teorie che siano idonee a spiegare come mai in tanti abbiano sentito il bisogno di vestirsi più o meno dello stesso colore e, dato che questo è pur sempre il mio blog, più queste spiegazioni suoneranno assurde, meglio sarà.

sabato 24 novembre 2007

Aguri, Fede!

Piccolo post a tema, dedicato a Fede per il suo compleanno.
Grazie per la bellissima festa, e preparati a ricevere gli sconvolgenti video che ho girato...
Proposta: mettiamo tutte le foto che facciamo di noi in erasmus su una pagina quale può essere la mia pagina di FlickR?
Vabbe', ne parleremo... intanto:
Zaurdi auguri a teeeee
Zaurdi auguri a teeeee
Zaurdi auguri a Fede
Zaurdi auguri a teeeee!

domenica 18 novembre 2007

Mi sono completamente bevuto il cervello.

Sì, lo ammetto, mi sono completamente bevuto il cervello.

E se poi penso che mi sono completamente bevuto il cervello per uno che si chiama come il cane della Fabiana mi viene quasi da ridere.
Con tutto il dovuto rispetto per il cane della Fabiana.
Poi penso che ormai l'ho soprannominato Lampione, e mi vien male.

Il fatto è che da come ne parlo in giro e ne scrivo qui, sembro assolutamente rilassato, sereno, tranquillo... Il guaio è quando lo incrocio per strada o in università, il che avviene molto spesso: quel punto tutti i buoni propositi di non considerarlo più di tanto, di lasciarlo perdere, di andare avanti vanno a farsi benedire ed io resto lì, con un'espressione ebete che dovrebbe essere facilmente interpretabile, eppure...

Eppure è assolutamente inerte, non parla, non propone argomenti di conversazione, è espansivo come un pezzo di ferro. O appunto un lampione, per usare un paragone funzionante: è alto, è secco, è biondo, è inerte, è un Lampione, non c'è che dire...

È passato ormai un mese da quando ci siamo conosciuti e siamo ancora in questa situazione.
Per darvi un'idea di come sto combinato, vi trascrivo una chat avuta con Mat/Tia un paio di giorni fa:

me: allora... sto per uscire dall'Uni... sotto la mensa e chittincontro?
mattia: un lampione
me: ma va' :D Io lo saluto [...]...
mattia: mi pare giusto
me: e gli chiedo come va. E lui [...] mi risponde «sono ammalato»... ma c'aveva proprio l'aria di stare uno straccio... e me l'ha detto in un modo... [...] che era spaventosamente mwucci!
mattia: no non si fa.
me: l'ho scritto ad una mia compagna di disavventure... e lei (che è sempre qui per rassicurarmi e mettermi a mio agio) (mi ricorda qualcuno)
mattia: (non vedo chi, eh)
me: mi ha risposto: «ah no eh!!! allora devi stare attentissimo!!!! i tedeschi ammalti sono le cose più dolci del mondo, mannggia a loro!!!» e io «GRAAAAZIE!»
mattia: ghghghghghghghgh
me: (nonché MWUCCI)
mattia: cioè... davvero... tu sei pericoloso per te stesso e per gli altri. Ma soprattutto per te stesso.
me: spiega nel dettaglio...
mattia: cioè un lampione va abbandonato, e questo è indubbio. E invece tu che mi dici? Mwucci? Eh, no, non va bene!
me: eh... però... è stato abbastanza più forte di me... sì, sono pericoloso per me stesso :-( Ma se mi dice che è ammalato, e con quello sguardo lì, COSA posso fare?
mattia: picchiarlo?
me: ma no, pora stella... è pure malato... cioè, non solo è mwwwucci, ma è anche ammalato...
mattia: no, senti: da come me l'hai descritto, se aveva una faccia mwucci, è unicamente per una contrazione casuale dei muscoli facciali. Non credo ci sia altra spiegazione

[...]

me: ok, lo so, sono un caso disperato... e disperante.
mattia: ma infatti guarda, mi rimetterò a lavorare per punirti
me: nooooo
mattia: sisi, così impari
me: non me lo merito... sono vittima delle circostanze... parola di lupetto!
mattia: dai, che carino... pure lupetto
me: no, io lupetto. Lui mwucci, io lupetto.
mattia: gnènte... i calci, veramente

Ma come sto combinato?

giovedì 15 novembre 2007

Mwucci!

Chi mi ha conosciuto e sentito parlare finora, avrà sentito uno strano verso che faccio ogni tanto senza preavviso, che riporto qui anche in versione audio:
«Mwucci!»
(il file è scaricabile, basta cliccare col destro e poi su "salva con nome")

Ma da dove viene? Che cosa vuol dire e soprattutto di che caspita mi faccio per fare certi versi?

Procediamo con ordine.
L'inventrice di questo verso/urlo di battaglia/slogan politico/mantra è Elisa, che ha insegnato al sottoscritto l'arte di pronunciare un mwucci corretto.
Nato come tentativo di comunicazione con Gigio, il gatto/cane di Elisa, mwcci è, secondo un'espressione elaborata da me e dall'Autrice stessa, «Un segnale che serve ad esprimere un senso di indefinita e generalizzata tenerezza nei confronti di qualcuno/qualcosa che sia "morbido e coccoloso"».

Ne consegue che:
1) gli animali pelosi, purché domestici (e coccolosi), sono mwucci: «[...] qualcuno o qualcosa di morbido e di coccoloso [...] cioè qualcosa in cui vuoi affondare il naso» (Elisa);
2) i bambini piccoli sono per definizione mwucci (così, sentendo intorno gente che ripete davanti a loro «mwucci!», si rendono conto di non essere venuti alla luce in un mondo popolato da gente normale);
3) «Le persone che cominciano da un momento all'altro a farti tenerezza sono mwucci.» (Elisa);
4) «Anche un fidanzato, quando diventa intimamente intimo delle tue perversioni più perverse, lo puoi chiamare Mwucci.» (Elisa).

La grafia del verso nato come "Mucci", è stata regolata da Tommaso, coautore con Elisa di Irina e Boris, ma per molto tempo hanno resistito grafie alternative (io lo scrivevo "moochie", per esempio), mentre la pronuncia è stata abbastanza chiara fin da subito, anche se tutt'altro che semplice da imparare, ma alla fine bisogna riconoscere che mwucci ovvia a molteplici mancanze del vocabolario della lingua italiana.

Contro il logorio della vita moderna, Mwucci!

domenica 11 novembre 2007

Post della domenica


(trad.: «E che verso fa l'uomo?» «"Aiuto!" "O mio Dio!" "La mia gamba!"»)

sabato 10 novembre 2007

Cosa è successo quella sera?

Anche l'erasmus si tinge di giallo...

Proviamo a riassumere quanto sappiamo sui fatti successi nella notte del 19 ottobre.

Sergio (erasmus spagnolo) organizzava nel suo appartamento sito in West I una festa, invitando anche noi italiani.
Si recavano pertanto alla festa i sopracitati Beatrice, Antonio, Giulia e Francesca, Beatrice peraltro recando una bottiglia di vino a causa della quale una persona normale toglierebbe il saluto.
Ivi si intrattenevano numerosi studenti anche se mancavano all'appello Clelia e Federica nonché, in un primo momento, Giovanni.
Alle ore 22:15 circa giungeva, accompagnato da tale Bence (altro erasmus ungherese), Giovanni, che salutava le sopracitate Beatrice e Francesca, abbracciandole. A quanto sostengono diversi testimoni oculari, l'atto «aveva tutte le caratteristiche dell'abbandonarsi di un ubriaco in cerca di sostegno, piuttosto che di un abbraccio».
In seguito Giovanni faceva perdere le proprie tracce, insieme con altri.
Colto da malore, alle 23 circa Giovanni chiedeva di essere "messo a dormire", e veniva portato nell'appartamento di Francesca a West II.
Il mattino seguente, Francesca dichiarava quanto poi Beatrice confermava sul suo blog. «Mi sono svegliata alle 8 sabato mattina (puntando pure la sveglia) per correre subito qui con la paura che Giovanni, dopo essersi svegliato, se ne uscisse di casa lasciandomi le chiavi dentro. Non ho fatto colazione, ho preparato la cestina con tutte le cose da mangiare dentro, approfittando del viaggio per trasferire le provviste da Ost a West II, e ho preparato la colazione per Giovanni. Suono (a casa mia, paraltro), mi apre, mi saluta, si piazza seduto sul letto, prendendosi la testa tra le mani e rispondendo a monosillabi o quasi, mi ha rinfacciato di non avergli messo lo zucchero del tè, ha mangiato, continuando a lamentarsi del tè, e ha lasciato casa mia alle 10:15 circa, ringraziando per l'ospitalità.»
Federica, verso le 10:30, leggeva quanto dichiarato da Francesca, confermato e riportato da Beatrice, e a Beatrice stessa chiedeva spiegazioni, per poi confrontarle con la versione dei fatti riportata da Giovanni.

Le versioni, però, divergono sensibilmente.
Secondo Beatrice, Giovanni versava in condizioni pietose, era incapace di deambulare e, pur consapevole del proprio stato, non era evidentemente in grado di tornare a casa. È stato necessario metterlo letteralmente sul letto, togliergli le scarpe e mettere anche una bacinella accanto al letto (perché non si sa mai).
Giovanni invece sostiene di aver dormito nell'appartamento di Francesca a West II per propria libera scelta, di essersi messo a letto da solo, anche se ha ammesso ieri pomeriggio di aver avuto bisogno di assistenza per togliersi le scarpe. Non menziona alcuna bacinella, anche se ricorda bene quanto gli facesse schifo il tè.

Lungi dall'essere risolto, il mistero permane.
Che cosa è successo quella sera? Mistero...

Questo post è stato scritto con l'aiuto e la testimonianza di Francesca e Federica, nonché l'assistenza linguistica di Clelia e l'appoggio di Nico (erasmus qui con noi da marzo 2008).

giovedì 8 novembre 2007

Un muro col duetto intorno

Sì, lo so che sono sparito per una settimana, ma, oltre ai miei genitori, ci si è messa anche la connessione internet dello studentato che di tanto in tanto salta senza preavviso...

Intanto questa è stata una settimana chiarificatrice: stanti le mie (e non solo mie) conoscenze attuali, l'uomo tedesco nella maggior parte dei casi o è lesso o fa il lesso.
Ma niente paura: da questa settimana parte la nuova linea politica dello Zaùrdo, sintetizzabile con lo slogan «Spilungo', svejete!!!». Per un contributo audio su questo nuovo grido di battaglia, quelli di voi che hanno una videoteca abbastanza vasta possono cercare questa battuta nella parodia de "I Promessi Sposi" del '90 fatta dal memorabile Trio: la dice Anna Marchesini-Badessa a Massimo Lopez-Ispettore Clouseau. Esilarante.
Avrei anche il frammento audio da mettere qui sul sito, ma non so... sarebbe praticamente l'unica cosa non mia presente su questa pagina... poi c'è il copyright... mah...

E poi ho fatto una terza prova di canto in università. Se le prime due prove erano andate così così, questa è andata decisamente meglio. Appena arrivato alla solita sala, veramente, l'ho trovata occupata, ma è stato un bene, perché così ho provato l'altra, più luminosa, più larga... ci si canta meglio, anche perché ha le pareti vetrate, così posso calmare le mie ansie, verificando direttamente che non ci sono decine di persone che stazionano disgustate davanti alla porta, ad ascoltarmi di nascosto (lo so, sono abbastanza paranoico).
Ma la cosa più bella è che, mentre io cantavo e provavo le mie solite quattro cosette (devo ricordarmi di chiedere a Michele qualcos'altro da studiare), oltre a suoni scomposti di pianoforte, dall'altra parte del muro ho sentito una voce. La ragazza che mi aveva fregato la saletta cantava. E già solo questo ha migliorato sensibilmente la prova. Forse era quella la cosa di cui avevo bisogno per provare per bene: un po' di compagnia, non ero il solo a cantare... yuhuuu!
Ok, la smetto. Comunque, per la cronaca, ho provato tutto il mio striminzitissimo repertorio (c'è voluto davvero poco) e sono riuscito anche a cantare un paio di volte "Le violette" di Scarlatti! Devo festeggiare... e approfondire la conoscenza della fauna che frequenta quelle salette, perché mi pare d'aver visto elementi interessanti. Anche se ho paura che mi toccherà dire più volte «Spilungo', svejete!».

giovedì 1 novembre 2007

Arrivano i nostri!

Alla fine, dopo tanti tira e molla, i miei genitori sono arrivati.
Il problema è stato già farli arrivare dal confine fin qui, perché mio padre, al volante è sinonimo di garanzia. Garanzia di perdersi, precisamente.
Sono entrati in territorio tedesco alle due e un quarto e sono arrivati da me verso le quattro del pomeriggio. Cosa abbiano fatto per tutto quel tempo e dove siano stati rimane un mistero...
Scaricate le tonnellate di roba che mi hanno portato, sono andato con mia madre e mia sorella al Münster, per sentire il Messia, che in effetti forse non era la scelta più adatta: due ore e mezza abbondanti di musica subito dopo un viaggio di sei ore. Con, tra le altre cose, diversi "da capo" seminati tra le arie. Non dimenticherò mai le facce di mia sorella all'ennesima ripetizione di "He was despised"...
Perciò ora i miei genitori, mia sorella e il mio cane (mwwwcci!) sono a Costanza, motivo per cui mi sa che non aggiornerò il blog fino a domenica.
A presto!